Giovani – Un video-podcast creato da ragazzi tra i 16 e i 22 anni in cui si raccontano liberamente su temi legati al disagioe alla sofferenza psichica: è il progetto La salute vien parlando voluto dal Servizio di promozione e valutazione sanitaria del DSS
Metti cinque o sei ragazzi attorno a qualche microfono, dagli un tema, lasciagli tutta la libertà, chiedigli mezz’ora, filma e registra, modalità REC ON e… nasce La salute vien parlando, il primo video-podcast dedicato alla promozione della salute mentale creato per e con i giovani, senza filtri, senza interventi, senza imposizioni dall’alto.
Che cosa si dice? Si raccontano le proprie esperienze, si svelano trucchi segreti, si lanciano appelli verso chi fatica ad ascoltare, si discute, ci si rispetta, si dice cosa veramente è importante per sé stessi. 5 puntate attorno al benessere, lo stress, le relazioni, le emozioni e l’autostima, nelle quali attraverso i loro racconti in stile libero ragazze e ragazzi si presentano, ci raccontano della difficoltà ma anche della meraviglia di essere giovani esseri in un mondo in subbuglio.
L’idea non è campata in aria, si tratta di un progetto volto a favorire la riflessione attorno alla salute mentale e alle risorse che ognuno può attivare per prendersi cura di sé, visto l’impatto che pandemia e incertezza hanno avuto e continuano ad avere sulla popolazione più giovane. Un gruppo di lavoro ha ideato e accompagnato il progetto, composto dall’Ufficio del medico cantonale, l’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani, l’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, il Forum per la promozione della salute nella scuola, il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, il Centro competenze psicologia applicata (SUPSI), la Pro Juventute Svizzera italiana e Consulenza + aiuto 147, con il sostegno di Promozione Salute Svizzera.
«Dopo la pandemia si è osservato tendenzialmente un aumento della sofferenza e del disagio giovanile» – ci racconta Manuela Vanolli, collaboratrice scientifica nel Servizio di promozione e valutazione sanitaria dell’Ufficio del medico cantonale. È lei che presenta il progetto. «Per esempio, in un rapporto presentato dal 147 di Pro Juventute emerge che le consulenze sono aumentate e i temi si sono fatti più importanti e complessi. La pandemia ha aiutato ad aumentare ulteriormente l’attenzione verso la salute mentale e questo ha facilitato la richiesta di aiuto. Quando la tematica è aperta, se ne parla più liberamente. Ma quale sia di preciso l’origine dell’evoluzione non è ancora chiaro».
L’importanza data alla salute mentale negli ultimi anni ha quindi dato i suoi frutti, abbassando forse la soglia per la richiesta di aiuto. Certo, il lavoro da fare è ancora lungo, «lo stigma, i tabù, ci sono ancora. Si aspetta ancora troppo per prendersi cura di sé, sotto questo aspetto». Ecco quindi l’importanza di un progetto di sensibilizzazione come questo. Dal gruppo di lavoro interprofessionale sono nate le riflessioni, ma più di tutto sembrano aver fatto gli incontri preliminari con alcuni ragazzi: «Abbiamo incontrato parallelamente dei gruppi, una sorta di focus group per indagare abitudini, preferenze e interesse verso il tema. Conoscerli e parlare con loro ci ha portato a capire quale fosse il canale migliore per raggiungerne molti: il podcast». Strumento oggi utilizzato volentieri da più fasce d’età, il podcast ha un grande potenziale, che permette di arrivare facilmente alle orecchie di tutti senza bisogno di filtri. «Volevamo anche promuovere una forma di ascolto diretto dei giovani e per questo il podcast non è moderato né interpretato dagli adulti».
La salute vien parlando è poi anche il video delle registrazioni, diffuso attraverso il canale YouTube e in versione audio. Un gruppo composto quindi da soli giovani dai 16 ai 22 anni, mediato da due moderatori più o meno coetanei, Veronica insieme a George o Lorenzo, con una qualche infarinatura in più rispetto al mezzo e qualche suggerimento. I temi vengono proposti dagli adulti ma poi lo sviluppo, il taglio del prodotto, è stata opera dei ragazzi. «All’interno di ogni puntata poi, in aggiunta alle discussioni, c’è un ulteriore stimolo: per esempio delle interviste o dei sondaggi realizzati dalla redazione di Spam della RSI».
Ma chi partecipa al podcast, chi ascoltiamo, e perché è stato scelto come «portavoce» del coro? «C’è sicuramente un’autoselezione naturale, conoscendo la tematica, non tutti ne vogliono parlare. Non abbiamo fatto provini – spiega Manuela Vanolli –, abbiamo dato a chiunque l’occasione di proporsi. Per la puntata pilota abbiamo smosso le nostre reti e diffuso in maniera più controllata la ricerca. La maggior parte dei partecipanti è poi rimasta anche per le altre puntate, perché hanno apprezzato il potersi esprimere liberamente, l’essere valorizzati nel dare la propria opinione, diffusa dal Cantone».
Un prodotto per i giovani fatto interamente da loro può andare forse incontro a qualche difficoltà tecnica, narrativa, di contenuto, rispetto al prodotto finale. Per Vanolli però è stato giusto così: «Non volevamo trasmettere aspetti teorici rispetto alla salute mentale, non abbiamo tematizzato disagi, non sarebbe stato questo il modo corretto e non era lo scopo. L’obiettivo era proprio quello di dare la parola ai ragazzi e fare sì che li si ascoltasse. Poter parlare di strategie e risorse personali. Alla fine hanno condiviso riflessioni ed esperienze senza rappresentare nessuno tranne sé stessi. Hanno avuto il coraggio di condividere i propri pensieri, e questa spontaneità mi ha colpita molto. Avevano la serenità di potersi esprimere senza paura del giudizio esterno. Il mio auspicio è che questo possa incoraggiare altri ragazzi ad aprirsi, per prendersi cura di sé».
Un prodotto disponibile su Spotify e YouTube, condiviso attraverso vari canali social dai ragazzi, e pubblicizzato anche da un poster colorato a opera di una giovane illustratrice, Elisa, che ha raccontato le discussioni durante le registrazioni attraverso i suoi disegni. L’informazione è stata diffusa anche in scuole e enti a contatto con i giovani. E per ora circola molto bene, stando agli ascolti.
Voci interessanti da ascoltare anche per il pubblico adulto: «Questi giovani hanno una consapevolezza notevole, a mio avviso più di quanta ne avesse la nostra generazione alla loro età. Val la pena ascoltare quello che hanno da dire, io stessa ne sono rimasta colpita». Cinque episodi, un audio, un video, e ora? «Ora con il gruppo valuteremo e discuteremo come sviluppare ulteriormente il progetto. Sicuramente c’è la volontà di fare qualcosa per e con i giovani anche in futuro. Personalmente sono molto felice di averli incontrati».