Benvenuti in Svizzera, cioè in Svezia

Visit Sweden, l’ufficio di promozione turistico della Svezia, è famoso per l’originalità delle sue campagne. Per esempio nel 2016 pubblicizzò un numero telefonico per informazioni al quale rispondeva uno svedese scelto a caso tra quelli che si erano resi disponibili per l’iniziativa. Era possibile chiamare in qualunque giorno e ora per le più diverse curiosità, dalle polpette alle aurore boreali, dalla vita quotidiana al meteo. Già dal 2012 del resto i cittadini svedesi possono diventare ambasciatori del proprio Paese gestendo per una settimana l’account social (e pazienza se qualche volta ci scappa uno sproposito). Nel 2017 invece l’intero Paese (non una stanza o un appartamento) fu messo in offerta su Airbnb, per celebrare l’antica legge (Allemansrätten) che consente di utilizzare liberamente qualunque spazio che non sia espressamente privato per passeggiare, pedalare, cavalcare, sciare, nuotare e campeggiare.

Ora però gli svedesi se la sono presa con noi. L’ultima campagna – «Benvenuti in Svezia (non Svizzera)» – ironizza su chi, specie oltreoceano, confonde i due Paesi. L’iniziativa non era così urgente o necessaria ma in effetti qualche caso è documentato, anche ad alto livello, forse per via della vaga assonanza dei nomi, o della croce presente in entrambe le bandiere. E così nel 2018 la Borsa di New York espose la bandiera svizzera in occasione della quotazione di Spotify (un’azienda svedese). E durante un’importante riunione della NATO nel 2022 il presidente degli Stati Uniti Joe Biden citò la Svizzera riferendosi alla volontà della Svezia di aderire all’alleanza militare.

Per evitare il ripetersi di questi incresciosi equivoci, nel suo spot promozionale la Svezia propone un accordo formale per delimitare meglio gli ambiti di competenza. Alla Svizzera vanno le banche (banks), alla Svezia bastano le lunghe rive sabbiose (sand banks). Il gioco continua così: il piacere di dimenticarsi del tempo invece degli orologi di lusso; il rilassamento al posto degli acceleratori di particelle; il silenzio delle foreste rinunciando allo Yodel. Infine la Svizzera si tenga pure l’LSD (che in effetti fu sintetizzato per la prima volta a Basilea nel 1938), la Svezia ha già l’aurora boreale come esperienza psichedelica.

Svizzera Turismo non ha risposto alla provocazione: mai fare da cassa di risonanza ai successi altrui! Nel frattempo una ricerca condotta in margine alla campagna promozionale ha rivelato che ogni anno oltre 120mila persone cercano su Google «La Svezia e la Svizzera sono lo stesso Paese?». 85mila sono americani; la superpotenza che domina il mondo così poco lo conosce. Negli Stati Uniti e in Inghilterra una persona su dieci confonde i due Paesi ma comunque metà degli intervistati non va al di là della geografia e non sa distinguere le due culture; un robusto (e imbarazzante) 28 % mette IKEA e ABBA tra gli aspetti prediletti della… Svizzera.

Non sarebbe l’unico caso. Nello show dei Kiss alla Wiener Stadthalle Arena di Vienna è apparso il logo della band «Kiss loves you Vienna» decorato con il blu, le stelle e la Union Jack della bandiera australiana. E per qualche giorno è girata una voce: nell’aeroporto di Salisburgo ci sarebbe uno sportello dedicato a viaggiatori giunti in Austria convinti di essere in Australia. In realtà lo sportello non esiste ma in margine alla smentita si raccolgono centinaia di storie di turisti confusi, specie se le chiamate dei voli sono ravvicinate. Anni fa, all’aeroporto di Nottingham-East Midlands, i passeggeri sono stati invitati a imbarcarsi per Parma, ma hanno risposto in parecchi diretti a Palma (di Maiorca). Le conseguenze possono essere irreparabili se l’errore è avvenuto al momento della prenotazione. In occasione di Euro 2020 un gruppo di tifosi francesi si è ritrovato a Bucarest anziché a Budapest, a ottocento chilometri di distanza, dove giocava la loro squadra. E in alcuni casi dei viaggiatori sono finiti nella Sydney sbagliata (in Nuova Scozia o nel Montana).

Dietro al divertimento e alla leggerezza di questi episodi c’è forse anche qualche questione più seria, ovvero una diffusa ignoranza geografica. Nel tempo dell’informazione sempre disponibile in rete, stiamo trascurando la nostra preparazione di base? Anche la vendita di guide turistiche, cartacee o digitali, è in calo. Poi però non lamentiamoci se ci troviamo nel Paese sbagliato…

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