Il termine «mutamento» è la parola chiave per la descrizione o la spiegazione di qualsiasi fenomeno o contesto. Il mutamento perenne di ogni cosa, già delineato oltre 2000 anni fa da Eraclito, è insomma intrinseco alla realtà, sia essa fisica, umana o sociale. Alla sua base risiede il concetto di «differenza» poiché ogni mutamento consiste proprio nella successione, nel tempo, di differenze. Per esempio, la crescita di un albero implica differenze osservabili di vario ordine ma anche i fenomeni meno direttamente osservabili si sviluppano attraverso differenze, magari infinitesimali, il cui accumulo nel tempo porta a risultati che, presto o tardi, si rendono visibili.
L’invecchiamento umano è un buon esempio di tutto questo perché le differenze fisiche del nostro organismo, e dunque il mutamento, per esempio l’aspetto esteriore, non possono essere colte giorno per giorno ma il confronto con l’aspetto di qualche anno prima le rivela chiaramente. Nel mondo fisico, poi, sappiamo che l’universo è nato da variazioni di diversa natura e si trasforma costantemente generando fenomeni a loro volta in continua modificazione assegnando, fra l’altro, all’espressione «stelle fisse» un mero significato romantico. In biologia, infine, il termine «evoluzione» sta esattamente a indicare processi, definiti «mutazioni», che agiscono senza alcuna possibile sosta. La stessa ricerca scientifica può essere concepita come incessabile caccia alle differenze: fra i fatti, i risultati sperimentali, le probabilità.
Le differenze, e gli effetti del loro sviluppo nel tempo, sono dunque parte integrante della natura e la stessa specie umana, più che esservi adattata, ne è intrinsecamente costituita. Il nostro organismo, infatti, è tenuto in vita proprio da variazioni continue che si distribuiscono a vari livelli, dalle pulsazioni cardiache alle oscillazioni elettriche nel cervello, dalla regolazione termica alla rigenerazione della pelle, e così via. L’opportunità di mantenere un buon tasso di variazione viene non a caso raccomandata in riferimento anche all’alimentazione che, se eccessivamente ripetitiva, finirebbe per essere dannosa. È facile cogliere una forte analogia con la più generale biodiversità la quale, in effetti, ha lo stesso valore in riferimento alla «salute» della biosfera terrestre.
Ma le variazioni sono anche al centro dei modelli culturali e delle tensioni psicologiche degli esseri umani. Si consideri un lavoro duramente ripetitivo. Esso, quasi come una tortura della goccia, risulta insopportabile proprio per la mancanza di variazioni sensibili, come se i gesti entrassero in una sorta di risonanza ostile con la dinamica ritmica dell’organismo. Ciò vale per l’arco temporale quotidiano, nel quale siamo sempre alla ricerca di notizie fresche, di un nuovo intrattenimento o delle variazioni borsistiche, ma anche nell’arco annuale la variazione è essenziale. Le ferie non rispondono solo a una esigenza puramente fisica ma anche a una discontinuità psicologica in quanto, soprattutto se si viaggia, il tasso di variazione aumenta positivamente. Un evento, questo, che fornisce al sistema psico-fisico, che il teorico dei sistemi Ludwig von Bertalanffy definirebbe «sistema aperto», la possibilità di ripristinare o arricchire il proprio equilibrio.
La ricerca di variazioni, nell’esistenza quotidiana o nell’arco della vita, è dunque uno dei più rilevanti obiettivi dell’uomo, ma anche per esso si pongono problemi che riguardano l’eccesso o il difetto. L’eccesso di variazioni pone intuitivamente a rischio l’organismo e il suo equilibrio, come quando, guidando un veicolo a velocità troppo elevate, la percezione delle cose non riesce a stare al passo con la rapidità del loro mutamento.
Il difetto di variazioni ha invece due volti. Il primo riguarda l’indisponibilità oggettiva di possibili variazioni a causa di indigenza, di contesti sociali amorfi o comunque privi di stimoli. Il secondo, già richiamato parlando del lavoro ripetitivo, potrebbe essere definito come la sindrome del pensionamento allorché una persona, improvvisamente libera da più o meno gravosi impegni quotidiani, si ritrova libera ma non riesce a individuare obiettivi diversi rispetto alla pura e semplice routine quotidiana. Il risultato di entrambi è la noia, ossia l’antitesi della variazione e dei suoi benefici.