Continuano ad aumentare le persone in arrivo, allettate dal richiamo del mercato del lavoro e dai buoni salari
Nelle ultime elezioni federali – a detta dei commentatori – uno dei motivi che hanno favorito la vittoria dell’UDC è la chiara presa di posizione sul tema dell’immigrazione. Lo slogan «10 milioni bastano» deve aver convinto molti elettori, spostando a destra l’arco politico, verso una politica più restrittiva nei permessi di soggiorno. Anche quest’anno, nei primi sei mesi, l’evoluzione si conferma: si è registrato un aumento di 10’732 persone per un totale di 85’732 immigrati. La maggior parte di loro proviene da Germania, Portogallo, Italia, Francia e Polonia. I motivi di questa immigrazione sono principalmente la forte domanda sul mercato del lavoro e il basso tasso di disoccupazione in Svizzera. Sono questi i fattori principali dell’aumento dell’immigrazione in Svizzera. Aumento confermato anche dai dati annuali del 2022. Infatti nel 2022 il saldo migratorio (arrivi meno partenze) è stato di 81’345 persone, con un aumento di 19’819 persone. Così, mentre l’immigrazione globale è aumentata del 14,8%, l’emigrazione è diminuita dello 0,9%. Di conseguenza, a fine anno, il numero di stranieri a titolo permanente in Svizzera era salito a 2’241’854.
Degli arrivi di questi immigrati il 52,3% era dovuto alla ricerca di un’attività lucrativa non soggetta a contingente (+7,4%). I soggiorni per formazione e perfezionamento avevano raggiunto il 10,4% (+4%). Il rimanente 10% circa era dovuto a vari motivi, quali attività soggetta a contingente, rifugiato, casi di rigore dopo decisioni di asilo e applicazione della regolamentazione secondo il diritto degli stranieri. Il quadro svizzero dell’immigrazione si inserisce in una dinamica che concerne praticamente tutti i Paesi industrializzati. In cifre assolute – come vedremo di seguito – la Svizzera non è il Paese che conta il maggior numero di immigrati. Lo è però se si considera il rapporto con il totale della popolazione residente. La percentuale di persone nate al di fuori dei confini nazionali raggiunge il 31% ed è seconda solo a quella del Lussemburgo (50%), ma ben superiore a quella della Germania (17%) o dell’Austria (21%). Un’analoga considerazione può essere fatta anche per quanto concerne l’aumento.
Lo testimonia anche il recente rapporto dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sulla migrazione che confronta i dati del 2019 con quelli del 2022, tenuto conto che i dati del 2021 sono condizionati dal periodo di pandemia da Covid. Questi dati dicono che, in Svizzera, l’immigrazione netta è aumentata del 18%, ma solo del 3% in Germania e del 10% in Austria. Sempre il rapporto OCSE considera che gran parte della migrazione è dovuta a motivi di lavoro, favorita anche dalla libera circolazione delle persone nell’ambito dell’Ue. Paradossalmente, mentre la migrazione interna allo spazio Ue è costantemente diminuita dal 2016, quella verso la Svizzera è aumentata. Il fenomeno è dovuto alla posizione geografica centrale della Svizzera e all’attrattività del livello salariale. L’accordo di libera circolazione rende praticamente superfluo per le aziende svizzere la ricerca di personale al di fuori dell’Ue.
Quello della migrazione non è solo un fenomeno svizzero o europeo. È infatti in forte aumento a livello mondiale. Nel 2022 6,1 milioni di persone sono emigrate in modo duraturo nei 38 Paesi che fanno parte dell’OCSE. Per la prima volta è stata superata la soglia dei 6 milioni, con un aumento del 26%. E questo nonostante il fatto che gli emigranti dell’Ucraina nei Paesi OCSE, circa 4,7 milioni, non siano stati conteggiati, così come i richiedenti l’asilo nel 2022. Questo perché l’OCSE considera una migrazione duratura soltanto quando il migrante ottiene lo statuto ufficiale di soggiorno e viene quindi considerato un rifugiato a tutti gli effetti. A livello mondiale, nell’ambito dell’OCSE, il numero dei migranti è aumentato di un quarto, salendo a 145 milioni. Rispetto alla popolazione la loro quota è salita al 10,6%. Da un decennio la quota maggiore dei migranti è dovuta al ricongiungimento famigliare, che raggiunge quasi il 40% della migrazione permanente. Segue quella per lavoro da Stati terzi (21%) e quella dovuta alla libera circolazione (21%) nell’Ue e tra Australia e Nuova Zelanda. Quella dovuta a ragioni umanitarie era dell’11%.
Sempre nei Paesi OCSE è salito a oltre 2 milioni il numero dei richiedenti l’asilo. Tra i vari Paesi primeggiano qui gli Usa con oltre 730mila richieste d’asilo. La quota nei membri OCSE sale al 35% del totale ed è dovuta alla massiccia emigrazione da Cuba e dal Venezuela. Segue comunque la Germania, il cui numero di richiedenti l’asilo sale a 220mila, con provenienza soprattutto dalla Siria, dall’Afghanistan e dalla Turchia. Su un milione di abitanti si contano 2’616 asilanti in Germania, 2’192 negli Usa, ma ben 2’647 in Svizzera. Stando agli ultimi rilevamenti, il numero di asilanti è ancora in aumento, perfino del 77%, rispetto allo stesso periodo del 2021. Nell’ambito dei maggiori Paesi, solo l’Italia (81%) ha un tasso d’aumento superiore. La Svizzera è attualmente al 42%, mentre l’Austria segnala una diminuzione rispetto alla crescita eccezionale dell’anno precedente. Da tutte queste cifre possiamo dedurre che la migrazione è un fenomeno mondiale e tenderà ad aumentare. La Svizzera non perderà comunque di attrattività, ma il rapporto (anche solo statistico) con la popolazione residente potrà porre qualche problema.