In questi ultimi mesi le ferrovie sono state nel mirino delle critiche. Per i ritardi che talvolta fanno perdere le coincidenze, per qualche panne tecnica al materiale rotabile, per un malaugurato incidente o per i disagi dei cantieri. È bene tornare anche a parlare dei risultati ottenuti. Lo ha fatto il Dipartimento del territorio, che ha pubblicato l’esito dei rilievi svolti con le imprese di trasporto. Essi documentano l’evoluzione dei viaggiatori trasportati in Ticino a partire dal 2019, l’anno che ha preceduto il diffondersi della pandemia e l’apertura della galleria di base del Ceneri. C’era da temere che, dopo anni di impegno e sforzi promettenti, la tappa fondamentale del rilancio dei trasporti pubblici non decollasse nonostante i tempi di percorrenza dimezzati tra Sopra- e Sottoceneri, il servizio rinnovato sulla linea panoramica del San Gottardo fino a Locarno, le maggiori frequenze, l’ammodernamento di diverse stazioni. Il potenziamento, modulato in funzione dei diversi contesti regionali, ha toccato pure gran parte dei servizi su gomma dell’intero Cantone. Ovunque si è cercato di organizzare una vera e propria catena di trasporto.
I valori d’utenza ora resi noti per il 2022 spazzano via ogni dubbio. Quelli registrati nel 2019 sono stati infatti quasi ovunque superati. La crescita degli utenti ferroviari (che fanno capo ai servizi TILO, alla lunga percorrenza FFS e alla linea panoramica SOB, società che gestisce il servizio per conto delle FFS) è stata infatti del 29%. I passeggeri segnano forti incrementi nelle stazioni di Bellinzona, Lugano, Lugano-Paradiso, Mendrisio, Chiasso, Locarno, Tenero; A Castione-Arbedo e a Sant’Antonino addirittura raddoppiano. Si registrano solo poche eccezioni, come a Giubiasco, dove i Locarnesi che si recano nel Sottoceneri e viceversa non devono più cambiare treno, e a Lamone-Cadempino, rimasta emarginata dalla nuova linea di base. Non hanno per contro ancora recuperato interamente la ferrovia Lugano-Ponte Tresa e la Centovallina.
Complessivamente, l’incremento dei viaggiatori sui servizi bus ha superato i valori del 2019 già nel 2021. A fine 2022 esso si è ancora consolidato e ha raggiunto il 9%; con punte molto elevate nel Locarnese (+19%) e nel Luganese (+10%). Solo nel Bellinzonese e nel Mendrisiotto si è invece ancora leggermente al di sotto dei livelli prepandemici (-3% in entrambe le regioni). Il numero di passeggeri a tutte le fermate segna una progressione.
Da alcune informazioni ancora provvisorie, che il documento pubblicato non poteva ancora considerare, risulterebbe un’ulteriore robusta crescita anche nei primi nove mesi del 2023. Se la tendenza fosse confermata a fine anno, il lancio dei nuovi servizi avrebbe raggiunto un traguardo di assoluto rilievo. Non certamente conclusivo, poiché il potenziale per un trasporto pubblico veramente capace e attrattivo è ancora tanto.
Il successo può tuttavia anche capovolgersi. Alcuni campanelli di allarme sono già suonati. Il servizio nella valle del Vedeggio è ancora insoddisfacente, nelle ore di punta certi treni sono troppo affollati (non è forse giunto il momento di pensare ai treni a due piani?) e i ritardi sono ancora eccessivi. I percorsi di diverse linee bus appaiono tortuosi e ancora sprovvisti dell’indispensabile precedenza rispetto al traffico automobilistico. I programmi di agglomerato ora in via di allestimento in tutto il Cantone offrono l’opportunità di migliorare. Nuovi utenti si conquistano se la rapidità e l’affidabilità del servizio compiono un ulteriore progresso.
Inoltre il telelavoro ha preso piede e richiede proposte tariffali innovative per chi è utente regolare ma non quotidiano. Qui è chiamata in causa la Comunità tariffale Arcobaleno.
Insomma, vi è da augurarsi che la fiducia conquistata sul campo dai nuovi servizi sia garanzia di continuità nel sostegno finanziario degli enti pubblici e sia sprone per le imprese a fare ancora meglio nei prossimi anni.