In stazione – «Libera la musica che è in te» è l’invito delle FFS che mettono un pianoforte a disposizione di chiunque lo voglia suonare; lo strumento ha fatto tappa anche a Bellinzona e a Lugano
Se scendi dal treno o se raggiungi a piedi l’ingresso della stazione, dopo pochi passi puoi incontrare una musica che non può lasciarti indifferente, capace com’è di cancellare lo sferragliare dei convogli, attenuare la corsa frenetica dei viaggiatori: sono lievi note di pianoforte, talvolta accordi di un giro facilmente riconoscibile, altre volte i suoni di una melodia mai udita prima che ora si levano al di sopra di ogni cosa, conquistando spazi, alleggerendo e riconciliando mondi.
«Libera la musica che è in te. Accomodati al pianoforte e tieni un concerto per tutti» – è la scritta e insieme l’invito, bianco su rosso, che appare sul cartellone dell’evento Piano on tour promosso dalle FFS davanti al maestoso strumento ancorato in pianta stabile nella hall della stazione di Lugano. Oggetto conosciuto in luogo insolito. E sono molti i passeggeri che a turno raccolgono la proposta di cimentarsi in uno show per gli astanti, per un pubblico occasionale: lavoratori stanchi che rincasano o ripartono per vicine mete, turisti con negli occhi città invisibili, o ancora semplici passanti o figure stanziali.
«Io sono un improvvisatore. Quella che ho appena intonato è la Sonata Patetica di Beethoven. Potrei suonarla all’infinito» – racconta con entusiasmo, le mani ancora affondate nei tasti, Loris Jorio, 22 anni, studente di ingegneria elettronica alla Supsi, basco in testa e maglietta a maniche corte a dispetto del freddo, il cappotto appoggiato alla rinfusa sopra lo strumento come se si trovasse nel salotto di casa. «Questa iniziativa delle FFS è davvero interessante. Ascoltare come le persone si buttano con coraggio e riescono a tirare fuori composizioni in uno spazio pubblico, davanti a tutti, è ammirevole». E tu sei fra questi. «Sì, sono “inciampato” nel pianoforte della stazione il mese scorso quando era installato a Bellinzona, e quando l’hanno tolto da lì l’ho ritrovato qui a Lugano». Qual è il tuo percorso musicale? «Ho frequentato la scuola del Conservatorio e poi ho continuato a studiare per conto mio. E pensare che, proprio di recente, grazie al pianoforte in stazione, mentre suonavo si è avvicinato il chitarrista di una band rock-grange-punk che mi ha invitato a far parte del suo gruppo e ho subito accettato. La formazione, siamo in quattro, si chiama Panico puro. Ora siamo alla ricerca di un cantante… Io sono pazzo per Beethoven, d’altra parte la classica è sempre il fondamento di tutta la musica e occorre integrarla agli altri generi».
Ma adesso a cimentarsi sugli 88 tasti è un altro giovane. Anche in questo caso l’impronta del brano che propone è in stile squisitamente classico. Sono accordi di lunga durata, distesi, che rapidamente si diffondono fino a catturare gli sguardi delle persone in attesa sul vicino binario, come in un fermo-immagine. Poi il musicista di un’ora, di una sera, allontana le mani dalla tastiera, si guarda attorno e così le ultime note rimangono sospese. Avremmo voluto almeno chiedergli il nome del brano, ma la fretta per il suo prossimo viaggio è tale che la domanda rimane senza risposta: «Ho il treno, mi spiace, vado in Italia».
Poco dopo è il turno di una coppia che ci racconta di essere originaria del Kuwait e di essere diretta a Milano, dove risiede. Al pianoforte si accomoda la donna. Esibisce solo qualche accordo, quanto basta per abbozzare un tema e per un video con il telefonino che appoggia acceso sullo strumento. Dice di suonare solo per divertimento. «Just for fun, just for fun» – sorride e poi si allontana riavvicinandosi alle valigie e al marito.
«Io ho imparato a suonare proprio su questo piano della stazione» – ci confida invece Nirojan Sandirasekaram, srilankese tamil, 34 anni, aiuto cucina a Giubiasco e domicilio a Pregassona. «Suono a orecchio, ma dal momento che amo il canto questo mi aiuta a trovare delle melodie. È bello che ci sia la possibilità di dare sfogo alla creatività qui alla stazione, liberamente. Ho registrato anche il video proposto dal sito delle FFS e stasera lo posterò. È già il quarto giorno che mi fermo qui, sto una quindicina di minuti e poi riparto».
Istante di sospensione, come nei concerti veri. E così il maestoso strumento rimane improvvisamente sguarnito ma non inanimato: si avvicinano due ragazzini, l’uno convince l’altro a sedersi e poi d’un tratto, come per magia, trascina l’amico nel fantasioso mondo delle auto, e, indicando i tre pedali del pianoforte scherza e lo implora: «Ecco schiaccia, a sinistra hai la frizione, al centro il freno e a destra c’è il gas». Poi i due, baldanzosi, scoppiano in una fragorosa risata e corrono via.
Ma come è sorta l’idea di installare pianoforti alle stazioni dei treni, lasciandoli a completa disposizione dei viaggiatori? Lo abbiamo chiesto a Patrick Walser, portavoce e responsabile della comunicazione Regione Sud delle FFS. «L’iniziativa nasce direttamente dalle ferrovie federali svizzere e coincide con la volontà di rendere le nostre stazioni luoghi di sosta, d’incontro, di scambio e di vita e non unicamente luoghi di transito. In quest’ottica l’azienda, da alcuni anni a questa parte, organizza anche concerti ed esposizioni nelle proprie stazioni principali. L’evento che promuoviamo è stato battezzato Piano on tour e nasce nel 2016. Fino al 2020 il pianoforte ha girato le stazioni svizzere, con ottimi riscontri da parte della clientela, così come un certo interesse mediatico. Il pianoforte, solitamente, si ferma per alcune settimane in una stazione prima di proseguire il proprio itinerario tra l’elenco delle diverse città. Non si tratta però di un unico pianoforte per tutta la Svizzera: sono ben cinque, complessivamente, gli strumenti in viaggio». Come viene giudicato l’evento dai passeggeri? «Con gioia. Il riscontro da parte del pubblico è molto positivo», assicura il nostro interlocutore, che offre il dato sull’ampiezza dell’iniziativa a livello nazionale: «Sono in totale quindici le stazioni che ospitano il pianoforte». Un’idea che, levando lo sguardo oltre i nostri confini, si svolge anche nelle grandi città e capitali europee con analogo successo. Ma la ribalta dei pianisti nelle località svizzere non si esaurisce con l’esibizione di un momento. Ognuno può infatti anche scegliere di condividere la propria performance postando il video con l’hashtag #pianoforteffs su Facebook e su Instagram, cosicché le diverse esibizioni ritrovano nuova energia e visibilità anche sui social. E allora la musica continua, coinvolgendo e conquistando progressivamente altre platee.
Tornando nelle hall delle stazioni, con la rinascita della vita culturale, dopo due lunghi anni di stop forzato dovuti alla pandemia, anche i luoghi per antonomasia di arrivi e partenze sono progressivamente tornati a vivere. E Piano on tour è ancora una volta decollato (nel mese di dicembre i pianoforti saranno alle stazioni di Lucerna, Berna e Ginevra) contribuendo a restituire slancio alle attività artistiche e culturali.