Con il vuoto sotto i piedi

by Claudia

Adrenalina - La slackline è uno sport prettamente di equilibrio, nato negli anni Ottanta in California. Ce ne parla Luca Zanetti

Equilibrio è la parola chiave. Ma non è la sola. Ci vuole anche tanta forza di carattere, oltre che una buona dose di pelo sullo stomaco. E molto altro ancora. Soprattutto quando tra te e il baratro che si apre sotto i tuoi piedi altro non c’è che un’esile lamina, una «fettuccina» – come la chiamano nel gergo tecnico – larga solo una manciata di centimetri, dai 2,5 ai 5. Ma per i cultori della «slackline», ovvero per gli slackliner, è questa la vera essenza di uno sport da brivido, dove l’adrenalina scorre a fiotti nelle vene, dal primo all’ultimo passo lungo la «corda» sospesa nel vuoto.

Ma in che cosa consiste di preciso questo sport? Quali sono le sue caratteristiche e le sue origini? E, soprattutto, cosa provano questi funamboli – in senso lato, visto che da funambolismo nella sua accezione più stretta la slackline si differenzia per tutta una serie di dettagli – mentre si trovano a… camminare nel vuoto? Ce lo racconta Luca Zanetti.

«La slackline è uno sport prettamente di equilibrio, molto specifico» premette il nostro interlocutore. «I primi a cimentarsi con i suoi rudimenti, negli anni Ottanta, furono alcuni alpinisti della California che, cercando un modo per perfezionare il loro equilibrio, avevano pensato bene di esercitarsi camminando su una corda tesa a mezz’altezza. La cosa ha ben presto preso piede, e non solo tra gli scalatori “puri”. Tant’è che io non ho mai praticato l’arrampicata… Col passare del tempo, ovviamente anche la tecnologia ha conosciuto un’evoluzione: oggi per questo sport si possono impiegare “fettuccine” diverse per forma, come pure per materiale che le compongono. Anche dal profilo della sicurezza le cose sono decisamente cambiate, in positivo, dagli albori».

Non tutti i luoghi sono adatti per tracciare una linea: «Una volta individuati il punto di partenza e il punto d’arrivo, si posano gli ancoraggi: è un lavoro che deve essere fatto con la massima cura, osservando scrupolosamente tutte le prescrizioni al fine di garantire la massima sicurezza a chi poi camminerà su quella esile lamina. Trattandosi di istallazioni aeree, spesso su suolo pubblico, è poi necessario richiedere le relative autorizzazioni alle autorità competenti. Per le linee in quota, ad esempio, prima della posa di una linea – che può restare lì anche per alcune settimane in certi casi – occorre prendere contatto con l’Ufficio federale dell’aviazione civile».

Come si diceva, non solo dall’alpinismo si arriva alla slackline: «Ho cominciato a praticare questa disciplina cinque anni fa. Un po’ per caso: avevo visto un documentario su questo sport alla televisione, e ne ero rimasto affascinato; poco dopo mi ero imbattuto in un evento di slackline in Emilia Romagna… e a quel punto è scoccata la scintilla! In più, proprio in quel periodo, alla mia compagna come terapia di recupero dopo un intervento al ginocchio era stata consigliata proprio questa attività. Così sulla “corda”, ci sono salito anch’io per non ridiscenderne praticamente più: mi si è aperto un mondo. Ad affascinarmi, in particolare, era la semplicità di questo sport: ridotto all’osso bastava salire su una corda tesa tra due punti per provare un’emozione senza eguali. Che siano due metri o che siano sessanta quelli che si aprono sotto i tuoi piedi, c’è sempre un po’ di paura. Ma devi controllarla: devi saper trovare dentro di te quella forza per andare avanti, un passo dopo l’altro, senza farti cedere le gambe. Devi imparare a gestire le emozioni: è un processo molto lungo, interiore, che si affronta con tanta pratica. Ho cominciato come autodidatta, in giardino, provando su altezze ridotte. Anche perché il mio gruppo di riferimento di slackliner aveva base oltre San Gottardo (in tal senso la Svizzera è tra i pionieri di questo sport in chiave moderna). Tre anni fa è poi nata un’associazione tutta ticinese, la Tislacco, con cui organizziamo uscite di gruppo e presentiamo la nostra attività a vari eventi. Attualmente l’associazione conta una quarantina di soci, di cui una buona dozzina pratica quest’attività regolarmente, con sedute di allenamento al Centro sportivo di Tenero».

Come per ogni sport è necessaria una preparazione specifica prima di cimentarsi con la camminata nel vuoto: «Ci sono dei fondamenti di tecnica da cui non puoi prescindere. È infatti necessario non solo imparare a camminare in maniera retta, ma anche a star seduti correttamente sulla “fettuccia” come pure a uscire da quella posizione per rizzarsi in piedi. Poi, quando si sale in quota, è indispensabile avere dimestichezza con le tecniche di recupero, dato che per ovvie ragioni di sicurezza siamo imbragati». E poi si comincia a parlare di quote: «Beh, passo dopo passo ho acquisito una certa esperienza, per cui mi è già capitato di camminare sospeso nel vuoto ad altezze che si aggiravano sui 200 metri. Quando sei lassù hai la sensazione di controllare tutto, anche se in realtà non controlli niente. Sei come in una bolla, da cui esci solo una volta che torni a terra: è in quel momento che ti assalgono tutte le emozioni, ed è una sensazione indescrivibile, fantastica».

Vien da sé considerarlo uno sport pericoloso: «Se praticato rispettando tutte le norme e con il corretto abbigliamento, non lo è affatto. Quando si è a una certa altezza, ad esempio, si ha sempre una doppia-tripla sicurezza. Sembrerà un paradosso, ma personalmente lo ritengo molto più sicuro dell’arrampicata, in cui sono molti (e troppi) gli aspetti che non dipendono direttamente da te».

Per Zanetti è di certo uno sport da consigliare: «Sì, decisamente. Tanto per l’aspetto mentale quanto per quello fisico. La slackline ti dà l’opportunità di allenare equilibrio e postura, oltre a mettere alla prova le capacità neuronali esercitando il senso dell’equilibrio. Il bello di questo sport è che lo puoi praticare tutto l’anno. Vivendo in Leventina, spesso in inverno andavo e vado a sciare. Ma ultimamente la neve scarseggia; tuttavia, grazie alla slackline, ho trovato un’ottima alternativa per vivere più serenamente questi periodi avari di coltre bianca».

Per chi vuole conoscere più da vicino questo sport, Tislacco, ogni martedì (fino a marzo) alla Palestra Regazzi del Centro sportivo di Tenero (19-22) propone una serata di allenamento.

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