Feuilleton ◆ Charles Lewinsky, tra i maggiori scrittori svizzeri contemporanei, ci racconta un Goethe inedito e un Natale a Parigi
«Mattina di Natale presto.È ancora notte, caro Kerstner,mi sono alzato per scriveredi nuovo nella luce del mattino,che mi riporta alla mente piacevoli ricordi dei tempi passati;mi sono fatto preparare il caffèper onorare il giorno di festa e voglio scriverti fino all’alba.Il campanaro ha già suonatola sua canzone, ho aperto la porta. Lode a te, Gesù Cristo.Amo molto questo periodo dell’anno, le canzoni che si cantano e il freddo che è sopraggiunto,mi rende profondamente felice».
È l’inizio della lettera che Goethe scrive al suo amico Kerstner da Francoforte il 25 dicembre del 1772. La lettera integrale dal titolo Questo periodo dell’anno mi sta particolarmente a cuore (Ich hab diese Zeit des Jahres gar lieb) che qui ho liberamente tradotto è contenuta in Auch Dichter schreiben Weihnachtsbriefe, (Anche i poeti scrivono lettere di Natale, Ars Sacra, Monaco, 1967).
A proposito di Goethe e delle tradizioni natalizie in Germania, lo scrittore conosceva e amava alcune usanze come l’albero di Natale già nei suoi anni a Strasburgo o forse ancor prima quando studiava a Lipsia. Ne abbiamo traccia ne I dolori del giovane Werther (1774) dove una scena descrive atmosfere e sapori della domenica prima di Natale e ci dice di regali che faranno felici i bambini, di un albero di Natale con le candeline di cera, opere di zucchero e mele candite.
Non è un caso che abbiamo aperto con Goethe. Lo scrittore è al centro di Rauch und Schall (Fumo e suono, Diogenes) il nuovo romanzo di Charles Lewinsky che mette in evidenza lati inediti, privati, persino deludenti dell’autore del Faust (opera alla quale allude Lewinsky nel suo titolo che ricordano le parole di Faust:«Per questo io non ho nome alcuno. Sentimento è tutto! La parola è soltanto suono e fumo»).
Per darvi un’idea, ecco la frase che apre il romanzo: «Goethe hatte Hämorroiden» (Goethe aveva le emorroidi). Su questo torneremo tra poco con Charles Lewinsky che abbiamo avuto il piacere di intervistare, intanto c’è un secondo suo volume uscito quest’anno sempre per Diogenes di cui vogliamo parlare perché è in tema natalizio e perché è attraversato dallo stesso humor e dalla stessa ironia qui appena accennata: Der Teufel in der Weihnachtsnacht (Il diavolo nella notte di Natale).
Classe 1946, nato e cresciuto a Zurigo in una famiglia ebrea, scrittore polivalente che con agilità passa da testi letterari di elevato spessore a testi di intrattenimento per la tv o drammi radiofonici, Charles Lewinsky è tra i maggiori scrittori del panorama letterario svizzero. In italiano sono usciti per Einaudi La fortuna dei Meijer (2007) e Un regalo del Führer (2014), nello stesso anno Abendstern Edizioni ha pubblicato Un normalissimo ebreo mentre nel 2021 per la SEM è uscito L’inventore di storie (SEM, 2021).
Iniziamo dalla Notte di Natale e dal papa che dopo una lauta cena va a coricarsi e riceve la visita del diavolo che gli si siede accanto sulla sponda del letto. Come le è venuto in mente un simile racconto?
In verità si tratta di una storia scritta molti anni fa – nel 1997 – su richiesta dell’editore Haffmans che aveva l’abitudine per Natale di chiedere ai propri autori una storia. Diogenes voleva ripubblicarla e per l’occasione mi ha chiesto di abbinarvi una seconda storia.
Che diavolo abbiamo qui?
Molto elegante e spiritoso, furbo a dire il vero. Nelle saghe solitamente viene dipinto come il grande seduttore che quando appare si porta al seguito l’odore di zolfo e dispensa minacce. Ma per sedurre ci vogliono astuzia e abilità a mentire.
Questo mi fa pensare alla citazione tratta dal Faust nell’esergo de Il Maestro e Margherita di Bulgakov: «Sono parte di quella forza che eternamente vuole il Male e eternamente opera per il Bene». C’è una relazione?
No. È un caso.
Però il diavolo sembra voler aiutare il papa a rinnovare la Chiesa, mettere a posto le sue finanze e riportarla in auge. Di idee ne ha diverse e per mostrargliele – in quella famosa notte di Natale – lo porta a Parigi a bordo della sua Ferrari rosso fiammante. Perché Parigi?
Ma per il musical sul gobbo di Notre Dame! Lo spettacolo viene messo in scena nel suo luogo originale e poi non c’è evento come il musical per vedere la forza del marketing.
In effetti anche la gobba del campanaro Quasimodo è in vendita…
In queste occasioni si possono acquistare gadget di tutti i tipi, perché non una gobba?
Nella realtà non ci ha ancora pensato nessuno…
Ogni tanto bisogna esagerare un po’. (ride)
Questo le piace, non è vero?
Sì, mi diverte. Spesso però scrivo anche cose molte serie e così, per alternare, talvolta lascio libero sfogo alla mia fantasia.
In Rauch und Schall ci racconta di Goethe e di come dal rientro del suo viaggio in Svizzera ha il blocco dello scrittore. In suo soccorso arriva Christian August Vulpius che per un’occasione speciale gli scrive una poesia che poi porterà la firma di Goethe. Vulpius però è uno scrittore mediocre, nel romanzo viene definito un «asino». Goethe, invece, un «cavallo di razza araba». Tra i due si dibatte se ha più senso scrivere testi letterari o testi di intrattenimento…
Intanto per me è stato affascinante accostare tra loro due figure cosi diverse. Goethe disprezzava profondamente Vulpius, non lo riteneva degno perché non aveva elevate ambizioni letterarie. La storia del blocco dello scrittore è solamente un pretesto per animare un discorso tipicamente germanofono sulla letteratura di serie A e sulla letteratura di serie B orientata all’intrattenimento. Una discussione oggi molto attuale. Da scrittore mi diletto in entrambe – ho scritto testi di intrattenimento per la tv e libri molto seri. E a molte persone questo non piace.
Il racconto di Natale e quello su Goethe hanno qualcosa in comune?
Mi piace scandagliare i lati umani di quelle grandi figure che solitamente vengono trattate con grande riverenza e soggezione. Cosi il papa veste un bel pigiama e Goethe soffre di emorroidi.
A proposito, questo è provato o è una sua invenzione?
Di sicuro aveva i foruncoli sulla schiena, questo lo dicono le fonti. per il resto le persone abbienti ai tempi di Goethe avevano intense diete a base di carne e saltellavano seduti a destra e sinistra durante i loro lunghi viaggi in carrozza. Se non le avevano loro…
A proposito della poesia che Vulpius scrive per Goethe, qui si è concesso una piccola licenza e si è molto divertito …
Goethe firma il componimento perché altrimenti non saprebbe cosa fare, ma lo critica duramente. E in effetti è una pessima poesia che nella realtà – diversamente dal romanzo – è stata scritta da Goethe. E tale rimane, per dire che anche i più grandi possono avere delle cadute di stile.
Lei però mostra un’audacia nel mettere «letteralmente» a nudo Goethe che non ricordo abbia dei precedenti in letteratura…
Soprattutto in ambito germanofono abbiamo sempre elevato Goethe su un piedistallo inarrivabile per tutti gli altri. Io mi sono sempre divertito a scoprire e raccontare il lato umano di figure come la sua. Goethe era una persona sgradevole, non particolarmente amorevole. Ma ciò non toglie nulla alla grandezza delle sue opere.
Mi viene in mente un Goethe anziano e goffo che corteggia la giovanissima Ulrike von Levetzow nel romanzo di Martin Walser Un uomo che ama…
Qui c’è ancora molta soggezione nei confronti del personaggio. Nessuno lo ha mai scritto, ma l’interesse di Goethe per le giovani donne era certamente sospetto…Ciò però non toglie che ha scritto le più belle poesie d’amore della letteratura tedesca.
Qual è l’opera di Goethe che preferisce?
Il Faust, in particolar modo l’Urfaust. Questa sì, è grande letteratura.
Torniamo al racconto di Natale, alla seconda parte, quella nuova in cui Dio scende sulla terra per capire se c’è ancora speranza per l’umanità. Lei cosa ne pensa, ci salveremo?
Alla lunga no. Se pensiamo che gran parte delle specie animali si sono estinte… Perché non dovrebbe valere anche per noi? C’è una barzelletta che in questi casi mi piace raccontare: «Ci sono due pianeti e uno dice all’altro: “Come va?” “Male, sono appena stato dal dottore, mi ha diagnosticato l’Homo Sapiens”. “Non preoccuparti, passa”».
E se ora le dicessi di sceglieretre parole per descrivere il nostro tempo?
Prendendola larga mi viene in mente un detto che in Cina suona come il peggior augurio: «Che tu possa vivere in tempi interessanti». I tempi interessanti sono i più difficili e dunque alla sua domanda rispondo: A interessante; B per fortuna interessante; C purtroppo interessante. Ammetto che le persone della mia generazione – penso in particolare a quelle nate in Svizzera nel dopoguerra – sono molto viziate perché cresciute con l’idea che ogni cosa tende a migliorare. Per decenni abbiamo avuto la fortuna di vivere in una condizione eccezionale che ora volge al termine. Sono tornate le guerre, i politici virano sempre più a destra…Ma non è sorprendente, la storia è ciclica.
A lei piace il mese di dicembre, il periodo che precede il Natale?
Da ebreo, il Natale non ha per me una valenza religiosa. Ma il mese di dicembre mi piace molto perché è costellato di compleanni di persone a me care che hanno piacere a essere festeggiate.