Buon Natale a quelli che…

Tanti cari auguri a quelli che festeggiano il Natale come si deve….

A quelli che sono nati il 25 dicembre e che non hanno mai ricevuto un regalo di compleanno.

A quelli che «noi portiamo gli antipasti» e poi arrivano con un bel panettone.

A quelli che, sedendosi a tavola per la cena di Natale posano di fianco alle posate l’iPhone dicendo: «Non si sa mai».

A quelli che spiegano la presenza del cellulare sul tavolo: «Mio figlio è andato per la prima volta in vacanza da solo, così posso controllare cosa combina». «Quanti anni ha il tuo ragazzo?» «Trentadue».

A quelli che, ricevuta in dono una pianta in vaso, subito la riciclano regalandola a loro volta, dimenticandosi di togliere il bigliettino del precedente donatore.

A quelli che, tenendo saldamente in mano il bicchiere di moscato offerto dal padrone di casa affermano: «Dite quello che volete ma lo champagne è sempre lo champagne».

A quelli che fotografano con il cellulare tutti i piatti man mano che arrivano in tavola e sentono il bisogno di spiegarti: «Mando le foto a zia Aurelia che è a casa con l’influenza, così si sente meno sola».

A quelli che, quando mostri loro un tuo nuovo acquisto, prima si informano su quanto costa poi ti rivelano che loro l’hanno pagato la metà.

A quelli che, per tutta la durata del pranzo, ti illustrano le meraviglie dell’Intelligenza Artificiale e, volendo controbattere le affermazioni di un altro commensale, non si ricordano più come si fa a calcolare a mente una percentuale.

A quelli che «un bel libro è il regalo più bello», che «vuoi mettere il fruscio della carta mentre sfogli le pagine», che «vuoi mettere il profumo dell’inchiostro» e sono vent’anni che non leggono un libro.

A quelli che si ricordano che devono fare gli auguri a un amico. Lo chiamano e, tra l’altro, lo informano: «Qui seduto vicino a me c’è Bruno che ti saluta». Conclusa la telefona mi riferisce: «Ercole ti fa gli auguri». Oso chiedere: «Chi è Ercole?». Sdegno, scandalo: «Come, non ti ricordi? Per un trimestre siete stati compagni di scuola, alle medie nel 1948!».

A quelli che «basta con le grandi mangiate, avevano senso quando il resto dell’anno si tirava la cinghia» e poi si lamentano se dopo venti antipasti si passa già al primo.

A quelli che non si accontentano di far sapere a tutti che sono allergici al prezzemolo ma devono raccontare nei dettagli di quella loro amica che, per aver annusato una foglia di prezzemolo è finita in rianimazione.

A quelli che, andati in pensione sei mesi fa, hanno trovato finalmente il tempo per scrivere la loro autobiografia, ottocento pagine corpo 12, e ti fanno dono di una copia con dedica: «Fra una settimana ti telefono, così mi dici cosa ne pensi». «Complimenti, hai trovato un editore». «No, tutti quelli interpellati erano disposti a prenderla in considerazione se fosse stata al massimo di 120 pagine. Invece Amazon me l’ha stampata a pagamento senza togliere una virgola».

A quelli che la vigilia vengono da te a cena attirati dalla fama degli agnolotti che tu prepari con la ricetta della tua bisnonna lavorando per tre giorni. Replicano la portata per due volte prima di emettere la sentenza, inappellabile: «Per essere buoni sono buoni, niente da dire. (pausa) Però, lasciatelo dire, i veri agnolotti alla piemontese sono un’altra cosa».

A quelli che, dopo aver chiesto dov’è il bagno, per andarci accendono il navigatore.

A quelli che, poiché la loro squadra del cuore è in fondo alla classifica, vogliono convincerti che il mondo del pallone è marcio fino al midollo.

A quelli che «l’allarme per i cambiamenti climatici è tutta una scusa per venderti i pannelli solari e che le alluvioni ci sono sempre state».

A quelli che, senza che tu gliel’abbia chiesto, ci tengono a informarti, per mettere subito le cose in chiaro: «Io alla sera del 31 dicembre vado sempre a dormire alle dieci».

A quelli che sanno stare fermi, in silenzio, senza fare assolutamente niente. E non se ne vergognano.

A quelli che sanno stare in ascolto.

A quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare fino in fondo a questa litania sconclusionata.

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