La storia di un eroe del popolo

by Claudia

Graphic novel biografiche - Si intitola Louis Riel il fumetto di Chester Brown dedicato all’omonimo personaggio ottocentesco ribelle e leader della resistenza dei Métis (meticci) canadesi

In barba a quanto la cosiddetta «opinione comune» sembrerebbe suggerire, quella della graphic novel , o «romanzo a fumetti», costituisce una forma di narrazione ben più versatile di quanto il lettore casuale possa immaginare; infatti, benché la maggior parte di noi tenda automaticamente ad associare l’idea di fumetto con i prodotti seriali più o meno commerciali acquistabili in edicola, la gamma dei generi narrativi che questo mezzo è in grado di trasmettere con efficacia al pubblico è ben lungi dall’essere ristretta agli universi fantastici dei supereroi o alle storielle per bambini.

Per questo, nell’ambito delle graphicnovel di argomento biografico è possibile imbattersi in piccoli capolavori perfino quando si sconfina in un campo delicato come quello relativo alle figure del passato oggi considerate alla stregua di veri e propri martiri politici o religiosi. Un esempio magistrale è rappresentato da Louis Riel, leader ottocentesco della resistenza dei Métis (meticci) canadesi, che nel 2003 è stato celebrato in un suggestivo volume realizzato da Chester Brown, oggi universalmente riconosciuto come uno dei più importanti autori viventi del fumetto underground.

Sebbene, infatti, la figura di Riel sia praticamente sconosciuta alle nostre latitudini, il suo è un nome presente in ogni libro di storia canadese, trattandosi di un personaggio ancor oggi controverso, che evoca forti emozioni in chiunque abbia studiato le vicissitudini delle minoranze in Canada e nelle altre ex colonie inglesi. Del resto, è difficile rimanere indifferenti davanti alla parabola di Riel, che la graphic novel segue a partire dai primi atti di ribellione fino all’inevitabile, tragico epilogo di un’epopea destinata a una fine infausta: come leader del popolo Métis canadese, l’audace Riel guidò ben due insurrezioni contro il Governo, la prima delle quali avrebbe addirittura dato vita alla provincia del Manitoba; e sebbene l’appoggio popolare sembrasse favorire la sua causa, la successiva ribellione del 1885, scoppiata al ritorno di Riel da un esilio durato alcuni anni, si sarebbe conclusa con la cattura del leader indipendentista – il quale, accusato di alto tradimento, venne giustiziato poco tempo dopo, entrando così nella leggenda.

Eppure, quella di dedicare una graphic novel a una figura da molti considerata quantomeno ambigua all’epoca della pubblicazione appare come una scelta piuttosto singolare, soprattutto se compiuta da un autore della popolarità di Chester Brown – la cui fascinazione per il personaggio è legata non soltanto alla sua natura di vero e proprio folk hero, ma anche alla supposta schizofrenia che, secondo molti storici, avrebbe tormentato Riel; facendone proprio il tipo di personaggio che si presta perfettamente a una narrazione fumettistica, in tutta la sua vibrante epica a effetto. Di conseguenza, la graphic novel si concentra sull’ultimo periodo della vita del leader, dipingendolo in effetti come un predestinato, il cui martirio assume connotati quasi cristici, favoriti dalla percezione che Riel stesso aveva del proprio ruolo: quello di un profeta inviato da Dio a liberare gli oppressi del Canada.

Tuttavia, più ancora che l’elemento narrativo legato alla trama e al suo dirompente potere evocativo, il maggior punto di forza di questo volume risiede nell’intuizione grafica dell’autore: sapendo di dover narrare una storia drammatica, il cui fulcro sarebbe stato il volontario martirio dell’eroe, Brown ha colto in pieno l’importanza che lo stile di disegno avrebbe rivestito, e deciso quindi di utilizzare uno sguardo simile a quello tradizionalmente impiegato dagli artisti della scuola franco-belga, che da decenni esercita un’influenza capillare sul fumetto mondiale. In contrapposizione all’alto voltaggio emotivo della vicenda, l’elemento grafico poggia sulla cosiddetta «linea chiara» – un tratto estremamente pulito e sintetico, quasi infantile, qui abbinato a un layout della pagina pressoché elementare. Anziché suggerire monotonia, le vignette squadrate, della stessa forma e grandezza, enfatizzano l’importanza del testo in esse contenuto – in questo caso, dei pensieri di Riel, così da far risaltare la forte introspezione che caratterizza l’intero lavoro. Di fatto, scandendo in modo tanto regolare (e apparentemente monotono) la narrazione, l’autore permette al lettore di concentrarsi sul messaggio della storia, evitando che l’aspetto grafico distragga dal vero fulcro dell’azione.

Perché, sebbene sia vero che la forma fumetto è da sempre caratterizzata da un perfetto equilibrio tra parola e immagine, è altrettanto vero che è il tipo di narrazione impiegata – nello specifico, la natura stessa del racconto e il genere narrativo prescelto – a determinare con precisione quanto bilanciati tra loro questi elementi debbano essere; e nel caso di un lavoro come Louis Riel, animato da una trama dalla forte valenza simbolica, una soluzione grafica non ingombrante come quella prescelta dall’autore si rivela l’unica davvero in grado di reggere alla perfezione il senso di ineluttabile tragedia che pervade la vicenda. Non solo: al fine di mantenere alta la tensione narrativa per l’intera durata del racconto, Brown conferisce alle immagini statiche e spesso ripetitive un ritmo lento e cadenzato, quasi musicale – scandito, vignetta dopo vignetta, da dialoghi brevi e allusivi, la cui sintesi quasi telegrafica ricorda la suggestiva incompletezza dei pannelli esplicativi di un film muto dei tempi andati. Ciò si percepisce con particolare forza nei surreali monologhi di Riel, nei quali la scansione dei momenti, quasi solenne nel suo incedere misurato, enfatizza ulteriormente la natura instabile e «aliena» del personaggio.

Così, se Louis Riel presenta, agli occhi più smaliziati, un gusto irrimediabilmente antiquato e quasi démodé nella sua apparente semplicità, allo stesso tempo, in termini di narrazione, costituisce un vero e proprio «centro perfetto»; il che dimostra una volta di più come, nelle mani giuste, il fumetto possa essere un mezzo ottimale per la narrazione di vicende di ampio respiro storico – non solo di natura altamente drammatica, ma anche (e soprattutto) dalle tematiche delicate e controverse. In fondo, il compito più adatto per un’arte che, in termini di pura potenza e suggestione narrativa, nulla ha da invidiare al cinema o alla letteratura.

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