«Spesso i nostri figli maschi fanno fatica a gestire i loro stati emotivi, approcciano la sessualità con i codici della pornografia, per un senso di appartenenza al maschile trattano e banalizzano la relazione con l’altro sesso con commenti volgari». Lo dice Alberto Pellai e lo fa come padre di 4 figli di cui 2 maschi e come psicoterapeuta dell’Età evolutiva. Sono parole che a Il caffè delle mamme fanno riflettere sull’importanza di un’educazione emotiva al maschile, per promuovere competenza sentimentale, affettiva e sessuale nei nostri figli che sono gli uomini di domani. Per farlo allora anche stavolta, come già fatto in passato, invitiamo i papà: «Il cambiamento nella vita dei nostri figli maschi può avvenire a partire da noi», è la convinzione di Pellai che ci piace sottoscrivere per favorire un dialogo padre-figlio.
Nel suo libro Ragazzo mio – Lettera agli uomini veri di domani (ed. DeAgostini, 2023) Pellai si rivolge ai preadolescenti e agli adolescenti con le parole che lui avrebbe voluto sentirsi dire da ragazzo dal proprio padre e che oggi ritiene importante condividere con i figli: «Perché di molte cose, a chi nasce maschio, si dice poco o niente. Su molti temi fondamentali della vita, noi uomini, quando siamo ragazzi, proviamo a fare tutto da soli. Di emozioni, affetti, sessualità nessuno ci dice nulla». Tra le life skill che i ragazzi devono inserire nel loro processo di crescita, l’obiettivo è insegnargli a vivere senza paura dell’amore, esplorare la sessualità senza cadere in alcune trappole ancora troppo diffuse. E infine, fornirgli la competenza più importante di tutte: il rispetto. Il risultato finale per noi genitori è una sorta di vademecum utile per crescere maschi emotivamente più consapevoli. È un dialogo al maschile da cui possiamo però imparare anche noi madri.
Partiamo qui a Il caffè delle mamme con un’operazione-verità: quali sono gli argomenti tipici di una conversazione al maschile fin da piccoli? Pellai centra in pieno la risposta: i videogiochi, il calcio, poi il sesso. Vediamo cosa c’è dietro. Ai maschi fin da bambini vengono proposte storie di supereroi che compiono imprese straordinarie, salvano il mondo, combattono con armi di ogni tipo e misura. L’ambito del tifo sportivo poi è proprio uno di quelli dove la violenza reale e virtuale spesso raggiunge l’apice e una delle esperienze più divertenti e formative degli esseri umani – lo sport – si trasforma in occasione di umiliazione, prepotenza e aggressività senza senso. Basta peraltro vedere, ci diciamo al Caffè, cosa succede ai bordi dei campi da calcio dove giocano i nostri figli. Infine il sesso: è il termine più utilizzato, difficilmente nei discorsi al maschile si parla d’amore.
Cosa imparano, dunque, i nostri bambini? «Tutto ciò che viene proposto nel tempo libero ha a che fare con i temi del combattimento e della guerra, dello sport e dell’azione, mentre nulla, e ribadisco nulla, ha al centro i grandi temi della vita – sottolinea Pellai –. Eppure sarà molto più probabile avere a che fare, prima o poi, con una storia d’amore, piuttosto che con un missile lanciarazzi o con un raggio laser». Succede poi che in casa si guardi a volte un film sentimentale e, mentre qualcuno piange, spesso i maschi alzino gli occhi al cielo come a dire: ma che roba è? I maschi stanno lì, rigidi, impalati, consapevoli – e forse anche fieri – del fatto che loro nella vita non si lasciano nemmeno sfiorare da tutto ciò che è emozionale. Del resto, le storie che parlano di vicende sentimentali, dell’amore, delle fatiche e delle gioie di costruire un percorso di intimità con un’altra persona sembrano andare bene solo per le ragazze. «Non ti metterai mica a piangere come una femminuccia?», è la frase con cui ancora oggi molti papà si rivolgono ai propri figli. E quando arrivano gli ormoni a mille, il modello di sessualità che i giovanissimi hanno, più spesso di quel che pensiamo, è dettato dalla pornografia (chi è interessato può leggere Il caffè delle mamme del 28 agosto 2021). Spiega Pellai: «Uno dei problemi che la pornografia porta nella vita dei giovanissimi è mostrare una sessualità che esiste spesso solo nei video. Uno dei problemi più grandi della pornografia facilmente accessibile da smartphone e tablet è che spesso comprende violenze fisiche e psicologiche rivolte al genere femminile. Sullo schermo vengono rappresentate interazioni connotate, in percentuale enormemente superiore rispetto a quello che avviene nella vita reale, da atti violenti, di dominazione, di sottomissione, mentre le donne sono spesso solo corpi sempre disponibili e pronti a tutto».
Insomma, i sentimenti sono considerati una cosa da femmine, il vero uomo è forte, a volte duro, senza cedimenti, non lascia trasparire mai alcuna emozione, ma affronta la vita sempre di petto, e l’argomento del sesso tutt’al più viene affrontato nei suoi aspetti pratici – ovvero come si fa, come ci si protegge dal rischio di malattie a trasmissione sessuale e gravidanze indesiderate, come si ottiene il massimo del piacere –, difficilmente negli aspetti più emozionali e relazionali.
In questo contesto arriva il messaggio, potente, di Pellai che si appella ai giovanissimi e ai loro padri (ma non solo) per ribaltare un falso mito: quel che conta non è crescere veri uomini, ma uomini veri. «È questo e solo questo il messaggio che dobbiamo rivoluzionare. “Sii un vero uomo”: queste quattro parole per milioni di uomini al mondo sono state la causa della peggiore infelicità cui potessero essere esposti. Perché sentirsi dire quella frase li ha obbligati a fingere di essere come i cowboy: sprezzanti del pericolo, sempre pronti a estrarre la pistola dal cinturone e fare fuoco, senza nemmeno un secondo di ripensamento. Invece, ogni uomo è innanzitutto una persona, e come tutte le persone prova gioie, paure, dubbi». Eccolo, il modello diverso di cui i padri devono farsi portavoce: «Vorrei parlarti di un modello diverso, quello dell’“uomo vero” – osserva Pellai –, un uomo che sa provare emozioni e soprattutto sa mostrarle, un uomo che non ha timore di vivere e rivelare tutti i lati di sé, anche quelli comunemente considerati “deboli”». Basta maschere per nascondere le lacrime, basta definire sdolcinata la parola amore e parlare del fare sesso come di qualcosa che conferisce potere e virilità: nella realtà è molto meglio fare l’amore. Il messaggio finale di Pellai, per Il Caffè delle mamme, se diventasse realtà sarebbe davvero capace di rivoluzionare il mondo: «Uomini adulti e veri si diventa costruendo la propria identità e progetto di vita sul termine rispetto». Papà che ne pensate? Impariamo a crescere maschi emotivamente maturi!