La giustizia che guarda al futuro

Al termine di un processo penale la sofferenza della vittima o dei suoi familiari difficilmente risulta superata o perlomeno elaborata. Nell’aula penale si dibattono infatti reati di tale gravità da generare conseguenze molto pesanti per chi li ha subiti in maniera diretta o indiretta, come dimostrano regolarmente anche le cronache regionali. Il compito della giustizia penale ordinaria è quello di comminare una pena al colpevole, ma come permettere alle vittime di comprendere in modo adeguato al proprio sentire quanto è successo? Pure dal punto di vista dell’autore del reato possono inoltre esserci vissuti ed eventi irrisolti.

La giustizia riparativa, concetto attuale da diversi anni ma non ancora presente nel diritto penale svizzero, si concentra proprio sul rapporto tra autore e vittima, proponendo uno spazio di ascolto e incontro su base volontaria per accogliere i bisogni delle persone coinvolte. Sul significato di questa nozione, sulla sua applicazione nei Paesi europei e su quanto viene promosso nel Canton Ticino abbiamo interpellato Annamaria Astrologo, professoressa titolare all’Istituto di diritto dell’Università della Svizzera italiana (IDUSI), presente nel board del Forum Svizzero sulla Giustizia riparativa (Swiss RJ Forum) e coordinatrice del Gruppo regionale Ticino della medesima associazione.

Per la studiosa di diritto penale è innanzitutto doveroso chiarire un principio, ossia che «la giustizia riparativa affianca la giustizia penale tradizionale e non la sostituisce». Quest’ultima rimane «l’imprescindibile punto di riferimento per l’ordine sociale in quanto punisce chi lo trasgredisce e permette di applicare le relative misure di contenimento. Oggi si è però consapevoli che la giustizia ordinaria non è esente da criticità, come appunto la debita considerazione dei bisogni più autentici delle parti coinvolte». Oltre ad autore e vittima, possono essere prese in considerazione la cerchia familiare, la comunità di riferimento fino a inglobare l’intera società. Elaborare i sentimenti negativi legati alle conseguenze di un reato subito, rispettivamente acquisire un senso di responsabilità da parte dell’autore del crimine, permette infatti ai diretti interessati una migliore evoluzione personale con ricadute positive sul loro inserimento o futuro reinserimento nella società.

«Le domande che si pongono le vittime possono apparire banali, ma per loro sono centrali al fine di riuscire a superare il dolore e la rabbia che le tormentano». Così spiega Annamaria Astrologo il genere di problemi con i quali si confrontano le vittime di un reato, offrendo qualche esempio relativo ai casi di violenza sessuale. Gli interrogativi più frequenti infatti sono: «Perché è successo proprio a me?», «Come avrei potuto evitarlo?», «Cosa ho sbagliato?». Prosegue l’esperta: «Da parte sua l’autore sovente non è totalmente consapevole della sofferenza che ha provocato e di conseguenza non si assume la responsabilità di quanto commesso, mantenendo un elevato rischio di recidiva. La giustizia riparativa risulta poi di particolare utilità quando autore e vittima sono uniti da una relazione (come quella familiare) che non può essere annullata malgrado quanto avvenuto».

«La giustizia riparativa – prosegue la nostra interlocutrice – è caratterizzata da una modalità di approccio che mette al centro la relazione con l’altro, inserendosi in una più ampia visione di cultura riparatrice applicabile ai conflitti in generale. Conflitti che si possono manifestare negli ambiti più diversi, dal rapporto di coppia alla famiglia, dall’ambiente scolastico a quello professionale». Sul piano penale l’obiettivo non è per forza la riconciliazione, quanto piuttosto la possibilità di un confronto costruttivo che permetta di soddisfare i bisogni delle parti. La giustizia riparativa è basata sul consenso volontario ed è mediata da un professionista; nei Paesi che l’hanno formalmente adottata può essere richiesta da ambo le parti durante il procedimento penale oppure in fase di esecuzione della pena.

Già precisato che nel nostro Paese l’ordinamento penale non contempla la giustizia riparativa, se non limitatamente ad alcuni casi del diritto penale minorile, nel resto dell’Europa la sua diffusione negli ultimi anni si è intensificata. Questo grazie anche alla dichiarazione dei ministri della giustizia del Consiglio d’Europa al termine della conferenza sul tema svoltasi a Venezia nel 2021. In Italia la giustizia riparativa è stata regolata l’anno successivo con un decreto legislativo. In Belgio invece esiste già dal 2005 una normativa nazionale inclusiva che prevede il diritto di sollecitare un simile servizio per qualsiasi tipo di reato. La norma è stata elaborata con il contributo dello specialista Antonio Buonatesta, che l’anno scorso ha tenuto un corso intensivo all’USI sui concetti di giustizia riparativa e mediazione penale.

Quindi anche in Svizzera, perlomeno a livello accademico, il tema viene approfondito. A che punto siamo a livello politico? Risponde la professoressa Astrologo: «La possibilità di inserire questo strumento nel Codice di procedura penale è al vaglio del Consiglio federale. Le autorità si stanno quindi muovendo, ma in generale gli attori istituzionali dimostrano poca sensibilità sul tema. C’è purtroppo la tendenza a pensare che la giustizia riparativa possa togliere spazio a quella penale, mentre in realtà la arricchisce a beneficio di tutta la società. Un secondo freno è costituito dalla concezione che a livello penale l’atto criminale è ormai giunto al suo culmine, per cui il conflitto non può più essere gestito come avviene invece in altri settori in cui si promuove la mediazione».

Un ulteriore aspetto delicato riguarda la necessità di evitare che la giustizia riparativa provochi nella vittima nuovi turbamenti ovverosia una vittimizzazione secondaria. «La giustizia riparativa è uno strumento difficile da gestire – spiega al proposito l’intervistata – per cui sono indispensabili competenze adeguate e interdisciplinari. Ciò significa poter offrire ai mediatori una formazione specifica che permetta loro di preparare e accompagnare le parti nel percorso che hanno deciso di intraprendere incluso un eventuale confronto diretto che non è comunque mai immediato e nemmeno obbligatorio».

Tale formazione nella Svizzera italiana al momento non esiste. La priorità del Gruppo regionale Ticino di Swiss RJ Forum è proprio quella di promuoverla a livello postuniversitario. Annamaria Astrologo: «Swiss RJ Forum lavora su molteplici fronti, dalla sensibilizzazione a progetti pilota promossi ad esempio in strutture carcerarie della Svizzera tedesca». Il Gruppo regionale Ticino si sta concentrando sulla possibilità di creare una formazione italofona che deve avere carattere interdisciplinare. Attivo da diversi anni e composto da una trentina di membri con varie competenze, il Gruppo si riunisce a cadenza mensile e ha sede nell’Istituto di diritto dell’Università della Svizzera italiana.

L’ateneo ticinese ha infatti ospitato in più occasioni corsi e riflessioni sul tema della giustizia riparativa e dei concetti sui quali si fonda come l’ascolto, al centro di una giornata di studio lo scorso mese di novembre. La violenza che non guardiamo è invece il titolo di un altro convegno, svoltosi l’anno precedente e sempre organizzato dall’Istituto di diritto unitamente all’Istituto di argomentazione, linguistica e semiotica (IALS). La professoressa Astrologo lavora infatti a stretto contatto con la collega Sara Greco, vicedirettrice dello IALS.

Le due professoresse animano da tre anni anche il corso di formazione continua «Narrare, dialogare, (ri)costruire» per persone (detenute o ex detenute) seguite dall’Ufficio dell’assistenza riabilitativa. Organizzata in tre giornate intensive, fra teoria e laboratori pratici, la formazione offre un grande insegnamento anche alle formatrici, come testimonia Annamaria Astrologo. «Si tratta in effetti di un’esperienza didattica intensa caratterizzata dal confronto con il particolare vissuto di queste persone che esprimono un forte carico di emozioni». Per la professoressa dell’USI tutte queste iniziative dimostrano come l’istituzione sia impegnata in progetti scientifici legati alla società e al territorio, fungendo da punto di riferimento e coordinamento per i temi emergenti.

La giustizia riparativa è uno di questi. Si occupa di sentimenti profondi legati alla fragilità delle persone alle quali è indispensabile garantire cura e professionalità . Da un atto criminale discendono effetti a cascata che coinvolgono più individui, effetti che esulano in parte da quanto viene affrontato nel contesto di un procedimento penale. Le due forme di giustizia volgono in pratica lo sguardo in direzioni opposte, la giustizia ordinaria al passato, la giustizia riparativa al futuro per aiutare a superare paure e dolori.

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