Un cuore che ha bisogno di movimento

by Claudia

L’attività fisica regolare diminuisce il rischio di sviluppare fibrillazione atriale e ictus

Fare attività fisica diminuisce il rischio di sviluppare fibrillazione atriale e ictus. Lo afferma uno studio su oltre 15mila persone, presentato al recente Congresso europeo di cardiologia – Esc di Amsterdam1. La fibrillazione atriale (FA) è il più comune disturbo del ritmo cardiaco (o aritmia) in cui la contrazione delle cellule atriali del cuore (i miociti) non avviene in sincronia ma in modo indipendente, determinando un battito molto rapido e disorganizzato. Si stima che un europeo su tre svilupperà questa condizione nella propria vita con un rischio di ictus cinque volte maggiore rispetto ai loro coetanei.

La cavità superiore del cuore (atrio) pompa meno sangue del necessario nella cavità inferiore (ventricolo) quindi parte del sangue ristagna nell’atrio creando una condizione assimilabile alla stasi venosa periferica. È quindi possibile che si formi un coagulo, il quale si può frammentare o staccare e, attraverso la circolazione, arrivare fino al cervello determinando una parziale o completa occlusione di un’arteria cerebrale. La conseguenza è una variabile riduzione dell’apporto di ossigeno al cervello che si concretizza nell’ictus o il TIA (Transient Ischemic Attack, se si risolve clinicamente entro 24 ore). Nel nostro Paese risulta essere l’aritmia più frequente e ne sono colpite circa 100mila persone. La prevalenza nel mondo è di circa l’1-1,5% nella popolazione generale. Si stima che in Europa siano 4.5 milioni i soggetti affetti da FA e nel mondo si superino i 40 milioni2.

La prevalenza aumenta con l’età, con una incidenza che raggiunge il 9-10% nella popolazione sopra i 75-80 anni ed è maggiore negli uomini rispetto alle donne. Lo studio, presentato ad Amsterdam, ha coinvolto 15’450 individui senza fibrillazione atriale, che sono stati sottoposti a un test su tapis roulant tra il 2003 e il 2012. L’età media era di 55 anni e il 59% era di sesso maschile. La forma fisica è stata valutata utilizzando il protocollo Bruce, in cui ai partecipanti veniva chiesto di camminare più velocemente e con una pendenza maggiore in fasi successive di 3 minuti. Inoltre è stata calcolata in base al tasso di dispendio energetico raggiunto dai partecipanti, espresso in equivalenti metabolici (MET)3. I partecipanti sono stati seguiti per fibrillazione atriale di nuova insorgenza, ictus, infarto miocardico e morte. I ricercatori hanno analizzato le associazioni tra forma fisica e fibrillazione atriale, ictus ed eventi avversi cardiovascolari maggiori (ictus, infarto miocardico e morte), dopo aver aggiustato i cosiddetti «fattori confondenti» come l’età, il sesso o il colesterolo.

La scoperta chiara è stata che una maggiore forma fisica è associata a una minore probabilità di sviluppare fibrillazione atriale. Ciò significa che rimanere attivi e mantenere un buon livello di fitness può potenzialmente ridurre il rischio di questa patologia cardiaca. Infatti è stato rilevato un rischio inferiore dell’8% di fibrillazione atriale, del 12% di ictus e 14% di eventi avversi cardiovascolari maggiori. I partecipanti sono stati divisi in tre livelli di forma fisica in base ai MET raggiunti durante il test sul tapis roulant: basso (meno di 8,57 MET), medio (da 8,57 a 10,72) e alto (più di 10,72).

La probabilità di rimanere liberi dalla fibrillazione atriale per un periodo di 5 anni è impressionante: 97,1% per il gruppo a bassa forma fisica; 98,4% per il gruppo a media forma fisica e 98,4% per quello ad alta forma fisica. Che si tratti di correre, andare in palestra, ballare o persino fare le scale invece di prendere l’ascensore: ogni piccolo gesto è importante per muoversi e prevenire un disturbo cardiaco estremamente variabile. La fibrillazione atriale, infatti, è in molti casi asintomatica (dal 10% al 40%) tanto che la prima manifestazione può essere una complicanza embolica (come l’ictus) o l’esacerbazione di una patologia cardiaca sottostante come l’insufficienza cardiaca. I sintomi più frequenti includono palpitazioni, affaticamento o stanchezza, vertigini, svenimenti, affanno, dolore al petto. Una pulsazione irregolare deve comunque far sospettare e richiede un approfondimento diagnostico attraverso esami specifici. Per questo l’elettrocardiogramma (ECG), esame che registra il ritmo e l’attività elettrica del cuore, permette la verifica sicura di un episodio della malattia. Dal momento che risulta difficile riuscire a cogliere l’episodio di fibrillazione atriale, il medico può richiedere al paziente di indossare un piccolo apparecchio ECG portatile (Holter) durante il normale svolgimento delle attività quotidiane. Questo strumento tiene traccia del battito continuativamente per 24 ore.

È dimostrato come il rischio d’insorgenza aumenti con l’età e raddoppi ogni 10 anni. Altri fattori di rischio sono i difetti congeniti del cuore, le cardiomiopatie, i difetti del setto atriale, le patologie valvolari, l’ipertensione, la coronaropatia, l’insufficienza cardiaca (scompenso), l’obesità, il diabete, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), i disturbi della tiroide, l’abuso di alcol e la storia familiare di fibrillazione atriale. L’evento più grave è la morte, con un rischio raddoppiato rispetto alla popolazione senza fibrillazione atriale. La malattia aumenta anche il rischio di insufficienza cardiaca e disfunzione ventricolare sinistra. Comporta d’altra parte una più frequente ospedalizzazione e una limitazione della qualità della vita e del benessere globale a causa sia dei sintomi che degli effetti delle terapie.

Negli ultimi 20 anni si è registrato un aumento importante delle ospedalizzazioni per vari motivi: l’aumento dell’età media della popolazione; la sempre maggiore diffusione delle patologie cardiovascolari croniche e un diverso approccio alla diagnosi. La patologia risulta quindi un problema di sanità molto importante anche dal punto di vista economico. Per questo è importante ricordare che il corpo è stato progettato per muoversi e i benefici vanno ben oltre il semplice aspetto esteriore. La forma fisica svolge un ruolo fondamentale nel proteggere il cuore e nel mantenerlo in perfetta forma.

Note

1. The abstract Exercise performance and the risk of incident atrial fibrillation presentato nel corso del Congresso.

2. Hindricks G, Potpara T, Nikolaos Dagres N, et al. 2020 ESC Guidelines for the diagnosis and management of atrial fibrillation developed in collaboration with the European Association of Cardio-Thoracic Surgery (EACTS). Eur Heart J. 2021; 42:373–498.

3.  Un equivalente metabolico (MET) è il tasso di dispendio energetico, o consumo di ossigeno, mentre si è seduti tranquillamente (1 kcal/kg/ora o 3,5 ml/kg/min). Le attività leggere (stare in piedi, camminare lentamente) utilizzano meno di tre MET, le attività di intensità moderata (camminata veloce) utilizzano da tre a sei MET e le attività ad intensità vigorosa (jogging, giocare a calcio) utilizzano più di sei MET.

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