Lucy Fleming, Ella e le luci della notte, Emme Edizioni (Da 4 anni)
Un racconto gentile e delicato per illuminare le lunghi notti d’inverno, ma anche tutte le notti dell’anno, e soprattutto le notti dell’anima, quando dentro di noi cala qualche ombra, di ansia, tristezza o paura. La luce che Ella raccoglie di notte – «la luce sfavillante delle stelle, quella tremolante dei lampioni, e anche quella argentata dei ciottoli del fiume che riflettevano i raggi lunari» – per donarla «a chi si era perso nell’oscurità» è metafora del prendersi cura amorevolmente dell’altro. Ai bambini, che certo ne faranno prima di tutto una lettura letterale, com’è giusto che sia, questo significato profondo arriverà di certo, grazie alla dolcezza del tratto di Lucy Fleming, illustratrice britannica qui al suo esordio anche come autrice. Ella ha antenne di piuma e soffici ali da falena, vive nel tronco di una quercia, sembrerebbe una fata, ma ciò non viene detto, ed è questo il bello. Ella entra in scena direttamente, presentata come «una minuscola bambina». È il magico, che irrompe imperturbabile nella prospettiva infantile di guardare il mondo. Una minuscola bambina, con antenne di piuma e ali di falena, che vive in una minuscola tana, può essere una «normalità», una meravigliosa normalità. Però le ali da falena di Ella sono talmente sottili e delicate da non sopportare la luce del sole, che lei non ha mai visto, anche se desidererebbe tanto vederla, all’alba. Ella vola di notte, raccoglie la luce e la dona ai dispersi, agli ultimi, ai sofferenti: «Non aver paura della notte scura. Ti lascio la mia luce che brilla e ti conduce». C’è sempre qualcuno che ha bisogno di luce. A Ella si legheranno in particolare una volpe e una civetta, che prenderanno a cuore il suo desiderio di vedere il sole e riusciranno a esaudirlo. Un albo da leggere insieme, tenendosi vicini, avendo cura di tenere acceso il nostro piccolo lume interiore. Il libro è dedicato: «A tutte quelle persone che rendono il mondo un posto più luminoso».
Christine Schneider – Illustrazioni di Hervé Pinel, Una giornata al museo, Il Castoro (Da 5 anni)
Tra i vari albi che presentano l’arte ai bambini scegliamo questo, perché non forza le opere d’arte facendone scaturire arbitrariamente dei racconti, e non è neanche d’altra parte solo didattico-didascalico, ma ha una sua dimensione immaginifica e può fungere davvero da primo incoraggiamento a guardare i quadri, ad apprezzare una visita al museo, a lasciarsi andare al piacere dell’opera d’arte. Un albo illustrato che parla di estetica ai bambini, con rispetto, umorismo, leggerezza, serietà, dal punto di vista loro. Il fulcro della storia è GranGrosGri (Grande Grosso Grigio), un elefante amico «immaginario» (ma quanto reale!) della bimba protagonista, Iris. Piove, Iris si annoia e GranGrosGri le propone di andare a «divertirsi» al museo. Già qui, sul concetto di divertirsi, emerge un tema interessante. Divertirsi non è scivolare sul parquet lucidato, come di primo acchito vorrebbe fare la bambina, ma divertirsi è guardare i quadri. L’esperienza estetica come divertimento, questo insegna l’elefante a Iris, diventandone il vero mentore ma senza paternalismi né pesantezze. Guardare le opere d’arte è qualcosa di bello, di divertente.
Non qualcosa che si deve fare per imparare. In questo museo, chiaramente ispirato al Louvre e tuttavia immaginario, i due ammirano capolavori come il Paesaggio invernale di Bruegel Il Vecchio, La zattera della Medusa di Géricault, La Gioconda di Leonardo, L’urlo di Munch, L’autunno di Arcimboldo, Iris di Van Gogh e molti altri, dei quali nelle ultime pagine troviamo l’elenco, completo di dati storici essenziali. Tra l’altro ogni quadro è riprodotto in modo eccellente da Hervé Pinel, marito dell’autrice, con cui realizza da anni libri per bambini. Per ogni quadro ci sono nel corso della narrazione dei suggerimenti tecnici, storici, espressivi, rigorosi ma non calati dall’alto, anzi esposti con empatia nel dialogo tra l’elefante e la bambina, alla quale è lasciata la libertà di vivere pienamente e con gioia la sua fruizione artistica. Nel finale si torna alla realtà. Iris forse ha sognato tutto, domani sarà la nonna a portarla al museo, ma quell’onirico elefante campeggia sullo sfondo a ricordarci quanto l’arte vada apprezzata giocosamente, con immediatezza, aprendo occhi e cuore al mistero. Un libro che aprirà occhi e cuore dei bambini alla bellezza dell’arte.