La vita altrove, l’ultima raccolta di racconti di Guadalupe Nettel, tradotta in italiano da Federica Niola per la casa editrice La Nuova Frontiera conferma il talento indiscusso della scrittrice messicana che si è aggiudicata coi suoi testi precedenti importanti riconoscimenti letterari e che soprattutto continua a regalare a lettrici e lettori pagine perfette. Nei libri di Nettel si ritrova infatti ciò che a scuola viene insegnato essere il vero senso della letteratura: la capacità che i romanzi e i racconti letterari hanno di raccontare la verità, di prevederla anche, senza fornire giudizi o opinioni, garantendo quindi a chi legge il privilegio di godere di un’opera d’arte, a lungo e comodamente seduti sul proprio divano o in treno. È così anche nel caso di questa raccolta di racconti.
Intanto, Nettel ci parla della pandemia e del lockdown, riportando quindi alla coscienza un evento che la società e i singoli individui hanno inevitabilmente e comprensibilmente la tendenza a rimuovere. Come è stato detto molte volte, in quanto shock sociale su scala globale il Covid non viene facilmente raccontato in film e libri proprio perché domina la tendenza a voler dimenticare quel periodo. Nettel lo fa in modo del tutto imprevisto e come solo le grandi scrittrici sanno fare: descrivendo situazioni intime da una parte e utilizzando quell’evento per interrogarsi, come da sempre fa la letteratura, sulla natura del Male. In Giocare col fuoco la voce narrante è quella di una madre con due figli che decide insieme al marito, appena il governo ne dà la possibilità, di andare a trascorrere un fine settimana in montagna. Il racconto che tocca le stesse vette che ricordiamo nella raccolta Stagioni diverse di Stephen King ha il ritmo del thriller e la capacità di farci riflettere sulle difficoltà dei ragazzini e delle ragazzine in quel periodo, senza mai nominare direttamente il tema del disagio giovanile, diventato ormai un leitmotiv per opinionisti vari.
Anche Il torpore che chiude la raccolta racconta della pandemia, ma in una prospettiva distopica: il virus nominato non è il Covid e il testo è ambientato quindici anni dopo il primo lockdown, quando ormai l’intero mondo vive confinato in casa, interagendo e lavorando solo attraverso la rete. Anche in questo caso, Nettel offre un punto di vista del tutto originale: la protagonista della storia decide che l’ultima possibile forma di dissidenza, in una realtà in cui tutti hanno iniziato a volere solo dormire per sognare la vita vera, è la veglia.
La pandemia ha, come risaputo, aumentato e amplificato, ovunque nel mondo occidentale, il tempo trascorso in famiglia: ci sono state esperienze felici di persone che hanno goduto della possibilità di stare di più insieme in casa con figli e consorti e altre per cui la protratta convivenza forzata è stata un vero e proprio incubo. In diversi racconti contenuti in questa raccolta la famiglia è al centro della scena: in Imprinting una ragazza scopre per caso che suo zio, bandito misteriosamente dalla loro vita, è ricoverato in ospedale senza speranze di guarigione. Alla facilità dei due di ritessere una relazione fatta di complicità e affetto si contrappone una verità che Nettel racconta con maestria: senza nominarla, ma suggerendo alla lettrice e al lettore come, appunto, il Male alberghi laddove è più inatteso.
In La porta rosa al centro della storia c’è una coppia. Il protagonista e voce narrante è un uomo di oltre sessant’anni sposato con una donna a cui lui attribuisce manie di controllo: «già prima di sposarci si era sempre premurata di prendere ogni singola decisione importante che riguardasse la nostra famiglia». Per questo, sentendosi quasi giustificato, decide di varcare la porta rosa che dà il titolo al racconto, convinto che lì lo attenda una prostituta, invece ad aspettarlo c’è una venditrice di caramelle che hanno il potere di far tornare indietro nel tempo. Attraverso questa storia psichedelica Nettel ci racconta come i drammi matrimoniali, le crisi di coppia siano in fondo un’illusione: l’istituzione del matrimonio è più forte ed è immutabile, marito e moglie sono come marionette che si desiderano, litigano, non si sopportano, si biasimano per aver passato tanto tempo insieme e nulla di tutto ciò può davvero mai essere modificato dalla volontà individuale o dai singoli eventi.
Nella raccolta esiste poi un filo conduttore tra tutti i racconti ed è il legame che Nettel tesse con animali, piante, vento: protagonisti a pieno di titolo di questo libro. A rimanere particolarmente impressi sono l’albero di araucaria in Un bosco sotto la terra e gli albatri in Albatri vaganti, specie di uccelli che avevano già raggiunto la fama letteraria grazie alla poesia di Charles Beaudelaire. Con la sua penna e la sua visione Nettel non ci fa rimpiangere il grande poeta francese, del resto: «il mondo è pieno di rarae aves, di bestie rare che non sanno neppure di essere tali» e Guadalupe Nettel è di certo una di loro, un rarissimo e benedetto talento letterario.