Medicina - Un sano stile di vita aiuta a limitare i fattori di rischio e favorisce la cura di questa complessa patologia
Secondo i dati dell’Associazione svizzera per il diabete, in tutto il mondo i pazienti che soffrono di questa patologia sono più di 425 milioni. In Svizzera, si stima che i diabetici siano circa 500mila, 40mila dei quali interessati dal diabete di tipo 1, una patologia completamente diversa dal diabete di tipo 2, o mellito, di cui parleremo insieme al dottor Gianluigi Marini, specialista in medicina interna generale a Sorengo, che ci spiega anzitutto quali siano i principali aspetti legati all’insorgenza della malattia: «Fra i fattori di rischio troviamo l’obesità, per contrastare la quale si può e si deve assumere un comportamento adeguato e di prevenzione: vita e alimentazione sane, insieme al movimento. Poi, vi sono fattori di famigliarità sui quali non è possibile agire direttamente se non con una sorveglianza del paziente: a partire dai 50 anni bisogna tenere controllati glicemia e urina». Anche chi deve fare uso di cortisonici per curare altre patologie aumenta il rischio di ammalarsi di diabete: «Ma in questo caso, è già seguito dal reumatologo o dall’internista che monitorizzano il suo stato di salute». Infine, abbiamo la sindrome di Cushing: «Un tumore delle ghiandole surrenali che produce cortisolo e può provocare il diabete. Anche in questi casi, la persona è seguita attentamente dall’endocrinologo».
Prima di entrare nel merito della malattia, lo specialista puntualizza la sostanziale differenza fra complicazioni e comorbidità che accompagnano la persona che soffre di diabete di tipo 2: «Le complicazioni del diabete mellito sono problematiche patologiche inerenti alla patologia stessa. Vale a dire: sono strettamente legate alla sua natura. Per contro, quando parliamo di comorbidità in senso stretto intendiamo la presenza simultanea di due o più condizioni mediche o disturbi dell’individuo, siano essi malattie fisiche o mentali.
Per quanto attiene al monitoraggio e alla cura di quelle che sono state definite complicazioni dovute al diabete mellito, il dottor Marini specifica il loro comun denominatore di origine vascolare: «Le complicazioni inerenti puramente il diabete sono conseguenza di danni macro vascolari e sofferenza di grandi vasi (arteriosclerosi), come pure sofferenza dei piccoli vasi (secondo la regione colpita: retinopatia, nefropatia, neuropatia)».
Egli sottolinea che le complicazioni possono essere presenti al momento della diagnosi del diabete mellito, e aumentare con la sua evoluzione: «È possibile ritardarne l’insorgenza o rallentarne l’evoluzione trattando l’iperglicemia, la dislipidemia, l’ipertensione, ed esistono farmaci specifici che potrebbero rallentare l’evoluzione della nefropatia. Mentre terapie moderne con l’uso del laser e iniezioni intraoculari migliorano la retinopatia e la visione, nell’ambito della prevenzione il buon controllo delle glicemie e dell’ipertensione riduce il rischio di problemi oculari». Sta di fatto che la sorveglianza attenta del diabetico ha generato un calo mondiale dell’insorgenza di infarto, ictus e amputazioni degli arti inferiori.
Per tutte queste ragioni e per la complessità della presa a carico: «Il paziente deve recarsi dal medico dalle due alle quattro volte all’anno per controllare lo stato di nutrizione, il livello di attività fisica, la gestione stessa del diabete, il bilancio cardiovascolare, con particolare attenzione allo sviluppo di complicanze classiche». Quindi, a ogni visita, il medico avrà scrupolo di prestare attenzione ai seguenti fattori: «Misurazione della pressione arteriosa, esame dei piedi (ndr: vedi piede diabetico nel numero 47 di «Azione», del 20 novembre 2023), esame del diario glicemico del paziente, misurazione dell’emoglobina glicata che dà una stima dell’esposizione media del sangue alla glicemia nell’arco degli ultimi due o tre mesi». E ancora: «Controllo del profilo di lipidi, colesterolo e trigliceridi, esami metabolici generali, esame delle urine per valutare la presenza di proteine, tutto questo almeno due volte all’anno, secondo la gravità del caso».
Tra complicanze e malattie concomitanti, il diabete si conferma una patologia che esige una presa a carico sanitaria interdisciplinare, concomitante alla responsabile autodeterminazione del paziente lungo tutto il suo percorso di cura: «Un paziente che va seguito anche psicologicamente, in quanto proprio l’attenzione e i controlli, come la glicemia, che egli stesso è chiamato a monitorare, possono talvolta indurlo a percepire una certa frustrazione dovuta alla grande medicalizzazione».
Nel quadro della prevenzione delle complicazioni, gioca un grande ruolo lo screening per la cardiopatia vascolare che comprende angina, infarto e insufficienza cardiaca: «Anche su questo punto, la banca UpToDate è chiara guida per il curante nel consigliare l’esame cardiovascolare e il controllo della pressione arteriosa, senza dimenticare la raccolta dei sintomi cardiaci o respiratori, l’anamnesi del fumo, il controllo della gestione del peso, l’attività fisica, il profilo dei lipidi e un approfondimento cardiologico con prove da sforzo ed ecografia, secondo il bilancio di rischio nella misura degli eventuali sintomi presenti. Anche la funzionalità sessuale è un elemento importante, segnale dell’eventuale problematica della micro circolazione delle arteriole».
Oltre alle complicazioni micro vascolari e neuropatiche, e delle coincidenti ipertensione, obesità, dislipidemia, cardiopatia aterosclerotica, vi sono comorbidità «in senso proprio», presenti alla diagnosi o che si sviluppano nel decorso del diabete mellito: «Parliamo ad esempio di sordità, apnee del sonno, fegato grasso (con rischio di evoluzione in cirrosi o tumore epatico), anemia (anche correlata a deficit di vitamina B12), parodontite (piorrea) che è una patologia degenerativa delle gengive da curare, pena la perdita dei denti, malnutrizione e via dicendo».
I disturbi cognitivi possono anch’essi essere stranamente correlati al diabete mellito: «Fino ad arrivare alla demenza». Ansia e depressione, distress diabetico («stress e frustrazione») completano il quadro con «un senso di oppressione dovuto, per l’appunto, alle responsabilità del paziente di attenzione alla malattia e autocura». Marini conclude con un altro elenco di complicazioni che possono accompagnare questa complessa malattia, anche se non si è ancora ben compreso il motivo: «Possono coesistere anche i disturbi alimentari come anoressia e bulimia, possono sopraggiungere fratture a causa dell’osteoporosi più incipiente, mentre alcuni studi segnalano un aumento del rischio per tumore epatico, pancreatico, e a utero, colon, retto, mammella e vescica». Va sottolineato che questo rischio è piuttosto legato all’obesità. «Il diabetico di tipo 2 ha un aumento del rischio di mortalità per cancro. Pare però che migliorando il profilo glicemico e quello dell’emoglobina glicata, questo diminuisca».
Riassumendo, tanti sono i fattori di rischio che si possono contenere con una buona igiene di vita: «Attività fisica, alimentazione sana e peso corporeo nella norma, niente fumo: sono tutti elementi che possiamo influenzare per evitare di dover poi curare, un giorno, il diabete mellito e le sue complicazioni».