Doveva essere il party più esclusivo di Mosca, il posto dove farsi fotografare, per apparire sui social e suscitare invidia e ammirazione. Ora però le star russe che il 20 dicembre avevano partecipato al festino «almost naked» (ovvero quasi nudo) nel club Mutabor adottano look completamente diversi: niente trucco e messa in piega, zero gioielli e abiti dimessi, occhi gonfi di lacrime mentre con voce rotta recitano davanti alla telecamera le loro scuse. Ma il pentimento pubblico non basta: fonti vicine al Cremlino dicono che i cantanti e gli attori presenti al festino dovranno tutti espiare la loro colpa con una tournée nella zona della «operazione militare speciale», in altre parole, andare a esibirsi al fronte ucraino. Per star del pop come la cantante Glukoza (abbandonata intanto dal suo producer) e il musicista rap T-Killah si sta già preparando un adeguato look da trincea. La cantante Lolita Miljavskaja e la giornalista Ksenia Sobchak stanno ospitando famiglie con bambini da Belgorod, città russa colpita negli ultimi giorni da contrattacchi delle forze di Kiev. Anche Filipp Kirkorov, il re della canzonetta, ha versato i suoi cospicui onorari per i concerti di Capodanno alle vittime di Belgorod, sperando così di tornare sui cartelloni, e fermare l’inchiesta per i mancati pagamenti dei diritti d’autore aperta nei suoi confronti. Il rapper Vacio invece rischia di andare al fronte non per cantare ma per combattere: dopo essere apparso al party con indosso soltanto un calzino sul pene è stato arrestato, e si è visto arrivare la convocazione al commissariato militare direttamente in carcere.
Ora Vacio dovrà scegliere se andare a combattere o rischiare la condanna per «propaganda dell’ideologia Lgbt», che dal 10 gennaio la Russia equipara a «estremismo», punibile con la reclusione fino a 10 anni. Il musicista ha già dichiarato di «non appoggiare l’ideologia Lgbt» e di aver intrapreso una svolta «verso la vita sana». L’organizzatrice della serata, l’influencer Anastasia Ivleeva, ha registrato un video in lacrime, in cui chiede «alla Russia che sa perdonare, una seconda possibilità». In attesa, la blogger – già scaricata da molti sponsor, indagata per evasione, e querelata da un gruppo di conservatori per «danni morali» valutati in un miliardo di rubli – è scappata a Dubai. Il club Mutabor è stato chiuso per 90 giorni, come punizione per aver versato della birra «avariata» a un cliente anonimo. Il proprietario del locale Mikhail Danilov ha cercato il perdono in sfere ancora più alte, regalando alla Chiesa ortodossa russa una reliquia di san Nicola. Nonostante le assicurazioni che fosse stata «acquistata in Vaticano», i giornalisti di «Radio Liberty» hanno scoperto che il «certificato di autenticità», emesso in latino dalla Diocesi di Novara, è stato firmato da un ex dipendente che non ci lavora più da 9 anni.
Una vicenda che potrebbe venire liquidata come gossip natalizio, con fotografie di star seminude che hanno fatto la gioia dei social. Ma per Mosca lo scandalo del party «almost naked» è stato un terremoto. Non soltanto perché c’erano tutti, davvero tutti, e pare che diversi top manager delle grandi società nazionali avessero fatto poi tutte le pressioni possibili per nascondere la loro presenza (e qualcuno è già andato con camion di aiuti umanitari nei territori occupati dell’Ucraina). Ma soprattutto perché la punizione moralista, con tutta la potenza dello Stato, è stata scagliata contro le star più leali al regime. I cantanti, gli attori e gli scrittori contrari alla guerra sono fuggiti dalla Russia già due anni fa, e ora organizzano concerti per gli esuli russi a Londra, Berlino o Istanbul. Al Mutabor si erano dati appuntamento i volti dell’establishment, le superstar del putinismo, e il fatto che i canali televisivi siano stati costretti all’ultimo momento a tagliare le esibizioni di Kirkorov o di Anna Asti (cantante ucraina naturalizzata russa) dagli spettacoli di Capodanno ha mostrato chiaramente che, schiacciati i nemici, il Cremlino non avrà più pietà nemmeno per gli amici. Secondo le fonti dell’agenzia Bloomberg, infatti, a ordinare la punizione esemplare delle star seminude sarebbe stato Vladimir Putin in persona. A scandalizzare il presidente russo sarebbe stata soprattutto la scena in cui i presenti fingono di leccare il calzino sul pene di Vacio: «La gente in provincia soffre per l’inflazione e manda figli in guerra e questi leccano membri», sarebbe stata la sua reazione. Le star «depravate» sono state dunque trasformate in un comodo parafulmine dello scontento, a due mesi dalle elezioni presidenziali. Il party al Mutabor è il simbolo della «Mosca ladrona»: i pizzi di Kirkorov erano firmati Dolce&Gabbana, il calzino di Vacio era di Balenciaga, e sulla «scollatura posteriore» di Ivleeva ondeggiava uno smeraldo da 60 mila euro. Ma molti commentatori notano anche come lo sdegno social per gli «Almost naked» sia stato in buona parte pilotato dalla propaganda del regime, in una clamorosa rottura del patto che per anni ha garantito la fedeltà dei ricchi e famosi russi. Fino al festino al Mutabor la lealtà politica e ideologica in pubblico dava la licenza per qualunque eccesso in privato. Non è più così: ora lo Stato e il suo capo ritengono di poter controllare e imporre i propri gusti, punendo a proprio piacimento performances che come unico crimine hanno quello di aver mostrato cattivo gusto.