Banalizziamo consapevolmente, per arrivare subito al punto di quello che vogliamo dire alle nostre figlie adolescenti: «Ecco quando non devi metterti con un ragazzo oppure, se proprio non te ne accorgi prima, quando devi lasciarlo». A Il caffè delle mamme aiutarle a stare alla larga da un certo tipo di maschio, a riconoscere i segnali di pericolo (le cosiddette red flag, per dirla con un termine diffuso tra gli Gen Z), a non infilarsi in determinate relazioni, e semmai poi a capire che è necessario darsela a gambe levate, è diventato un tarlo. Può sembrare paradossale, lo ammettiamo: dopo le battaglie per il diritto di voto, la rivendicazione dell’«utero è mio e lo gestisco io», la lotta per la parità sul lavoro che pure troppo spesso ci ha portato a emulare il modello maschile in orari di ufficio e aggressività ma a restare sottopagate, la declinazione del femminismo della Generazione Z come battaglia contro qualsiasi tipo di discriminazione, oggi l’esigenza che da mamme sentiamo impellente è ancora una volta – quasi l’orologio della storia non fosse mai andato avanti – proteggere le nostre figlie dagli abusi maschili.
Una violenza che alla 22enne Giulia Cecchettin, studentessa di ingegneria biomedica dell’Università di Padova prossima alla laurea, è addirittura costata la vita. Uccisa dall’ex fidanzato, coetaneo e compagno di studi, Filippo Turetta. Non è la sola, e nemmeno l’ultima. Ne Il caffè delle mamme di dicembre abbiamo ragionato su come crescere, da genitori, maschi emotivamente consapevoli, educandoli innanzitutto al rispetto, contro quella che la 24enne Elena Cecchettin, sorella di Giulia, definisce «la cultura dello stupro, che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling».
Adesso vogliamo rivolgerci alle nostre figlie: non per tenerle lontane dai maschi, ma per aiutarle a riconoscere i maschi sbagliati, quelli ancora figli del patriarcato. Per farlo chiediamo consiglio a Paola Di Nicola Travaglini, 57 anni e una vita in magistratura, già consulente giuridica della Commissione italiana sul femminicidio del Senato, consigliera della Corte di Cassazione, relatrice in conferenze e lezioni universitarie sulla violenza contro le donne in Italia e nel mondo (Argentina, Messico, Brasile, Lussemburgo, Francia, ecc.): quali sono i fattori di rischio delle relazioni tra adolescenti?
Eccone 10, da non sottovalutare mai:
1. Atteggiamenti discriminatori: sono quelli in cui una ragazza viene considerata inferiore in quanto femmina e possono nascondersi anche in battute diffuse a cui spesso non viene data nessuna importanza del tipo «donne al volante, pericolo costante»;
2. Atteggiamenti denigratori: sono quelli che umiliano una donna in quanto tale e anche l’uso delle parolacce può essere indicativo. È diverso, per esempio, sentirsi dire «sei una stronza!» dal «sei una puttana!»;
3. Limitazione della libertà: qualsiasi essa sia, dal tagliarsi i capelli a mettersi il rossetto rosso, fino ad andare in discoteca con le amiche, ogni azione maschile che la limita va considerata una red flag;
4. Controllo che procede di pari passo con la gelosia: lui che spia il telefonino, chiama le amiche per sapere dove sei o cosa fai, coinvolge i familiari quando c’è un litigio, vuole controllare le fotografie o i profili social, fa interrogatori di terzo grado sui tuoi comportamenti, impone degli orari da rispettare;
5. Imposizione delle app di geolocalizzazione: sono un altro modo per tenere sotto controllo, e vanno assolutamente evitate. Mai pensare di placare l’ansia da controllo scendendo a patti, perché il bisogno di sorvegliare comportamenti e spostamenti va sempre in escalation;
6. Isolamento sociale: la richiesta costante di tempo e attenzioni che spinge ad abbandonare qualsiasi altra passione (musica, sport, attività di volontariato, ecc.) e amicizia per lui;
7. Instillazione del senso di paura: anche solo sentirsi costrette a dire una bugia per paura di una reazione del proprio ragazzo è il segnale di una relazione non paritaria e che va a ledere la propria libertà per timore delle conseguenze;
8. Minacce: non bisogna nemmeno arrivare alla sberla, basta un piatto rotto o il cellulare sbattuto a terra per capire che c’è violenza;
9. Rapporti sessuali imposti: qualsiasi ricatto del tipo «se mi ami lo fai», a maggior ragione nella sfera sessuale, deve fare scattare un allarme. Mai sentirsi forzate nell’intimità, anche se si tratta di mandare foto di nudo;
10. Preannuncio di autolesionismo: chi vuole farsi del male davvero non lo dice, il dirlo è solo un ricatto da cui fuggire immediatamente.
L’obiettivo de Il caffè delle mamme è che i genitori facciano da tramite per sensibilizzare le figlie su questi 10 segnali di allarme suggeriti da Paola Di Nicola sulla base della sua pluriennale esperienza da magistrata: «Purtroppo sono comportamenti più diffusi di quello che noi possiamo pensare e denotano volontà di prevaricazione, manipolazione, subordinazione e obbedienza – ribadisce la giudice –. E di mezzo non c’è nessun maschio innamorato, fragile, o geloso ma drammaticamente uno che ha bisogno di dimostrare la propria virilità o mascolinità». Non ci sono «raptus», né «relazione tossiche»: qui l’amore non c’entra nulla e noi dobbiamo aiutare le nostre figlie a capirlo.