Eugenio Murrali ripercorre i luoghi dell’esistenza della scrittrice francese raccontandola attraverso le voci di chi le è stato accanto
Un libro che è una mappa di straordinarie passioni, una sorta di diagramma sotterraneo, immaginate quello della metropolitana di New York, solo che in questo caso incrocia i nomi delle persone con gli avvenimenti; le parentele e le vicissitudini famigliari con i paesaggi; i viaggi e le influenze degli eventi mondiali con le scelte che tracciarono il destino e accompagnarono la vita di una bambina e poi di una donna diventata una grande scrittrice: Marguerite è stata qui di Eugenio Murrali è la biografia di Marguerite Yourcenar, ma anche il romanzo della sua vita, indagata e ripercorsa nei suoi più segreti frammenti sentimentali. Quanto influisce l’infelicità sul talento di un’artista? Cosa rimase a Marguerite del dolore e del lutto che accompagnarono la sua nascita?
Marguerite è stata qui è un libro insolito, una biografia di Marguerite Yourcenar che divaga, più una indagine sulla memoria, sull’architettura del pensiero umano
Orfana in fasce, molto amata dal padre che però sparisce anche lui troppo presto: «Marguerite aveva la forza tranquilla di chi non rincorre la felicità» e l’autore inizia il racconto della sua vita con questa frase che pare un viatico. Forse è proprio questo atteggiamento ciò che affascina Murrali, che suggella quella sintonia che lo spinge a partire sulle tracce di Marguerite Yourcenar, a prendere aerei, treni, ad attraversare Paesi, il mare e soprattutto il tempo per incontrare chi l’ha cresciuta, chi l’ha conosciuta, chi l’ha amata e chi non l’ha voluto, o potuto fare, forse timoroso della sua intelligenza. È così che Murrali a Bruxelles, in mezzo agli ippocastani fioriti di Avenue Louise, rievoca l’atmosfera di quell’8 giugno 1903, e dei giorni che seguirono in quella palazzina del 193 in cui era nata Marguerite de Crayancourt, attraverso una sinfonia di voci e di pensieri che s’intrecciano e ne ricostruiscono gli eventi: c’è la cuoca Aldegonde, l’ostetrica Azélie, la bambinaia Barbe; mamma Fernande, i sogni della quale si perdono in un ultimo anelito di vita e d’amore per il suo Michel René destinato a restare di nuovo vedovo, stavolta con una figlia; e l’implacabile nonna Noémi, che ormai teme i tragici capricci del destino che sembrano governare la storia della sua famiglia e dei matrimoni del figlio, colpevole ai suoi occhi, di cercare l’amore.
In un crescendo d’incontri e di perdite raccontate dagli stessi testimoni, conosciuti, o anonimi, ritroviamo Marguerite a Parigi, a Roma, a scuola, o in viaggio, prima con papà, poi senza di lui: a Tivoli tra le mura e i giardini di Villa Adriana nel 1924 quando entra a far parte dei suoi pensieri l’imperatore Adriano; quindi in Grecia, in Austria, di nuovo in Francia e poi in America. È il 1931 quando, diventata Marguerite Yourcenar, sorta di anagramma elaborato nelle lunghe conversazioni con papà, inizia a pubblicare La nouvelle Eurydice, Pindaro e poi Alexis. Dalla passione per André, colui che le ha aperto le porte dell’editore Grasset, intellettuale che l’ammira, ma che «non poteva amarla», scaturisce Fuochi splendido libro di poesie «che non deve leggere nessuno». Ad Andreas, il suo amico greco, poeta surrealista, psicanalista e suo compagno di strada per un periodo, dedica le Novelle Orientali pubblicate nel 1938. Mentre l’ombra dell’Imperatore Adriano diventa una presenza che negli anni prende sempre più spazio nei pensieri e nei taccuini di Marguerite, gli amori, i problemi famigliari e finanziari e infine la guerra, le scompigliano la vita e la inducono a partire per New York su invito di Grace Frick, studentessa americana conosciuta a Capri, dove è stata sua compagna di viaggio e complice di tenerezze.
Roma, Parigi, l’Aia, le Mont-Noir, New York e poi Mount Desert Island nel Maine, il viaggio di Eugenio Murrali continua, guidato dalle pagine dei libri e dalla geografia degli affetti di Marguerite Yourcenar. Non è un caso che le voci narranti che a questo punto si alternano siano la sua e quella di Grace Frick, la compagna di quasi tutta la vita di Marguerite, quella che assiste alla nascita del suo libro più importante: Memorie di Adriano (Mémoires d’Hadrien), che consacra il suo talento, le sue opere e sarà determinante per gli onori che le saranno tributati da quel momento in poi, sino alla sua elezione all’Académie Française. Marguerite è stata qui è un libro insolito, una biografia di Marguerite Yourcenar che divaga, più una indagine sulla memoria, sull’architettura del pensiero umano, sulle influenze della storia e gli effetti dell’amore, ma soprattutto è un gioco di specchi dove destino, passioni, ed eventi vengono distillati nei monologhi dei vari personaggi che parlando di Marguerite, raccontano sé stessi. È Jerry, un giornalista, ultimo amore di Marguerite, a ricordare l’ebbrezza della loro relazione esaltante e frenetica come la loro agenda dei viaggi, sinché non s’infrange davanti ad altre passioni e al tradimento. È Murrali a tirare le fila del romanzo che in questo groviglio di voci irretisce il lettore, lo seduce ricordando vagamente la voce limpida dell’Imperatore Adriano, quella malinconia evocata con maestria da Marguerite Yourcenar come il suo desiderio bruciante dell’amore perfetto, ideale, per Antino che attraversa il tempo e la sua mente.