È una scalinata impressionante, costruita in un territorio ostico e impervio, ma che per anni è servita quale accesso ai pascoli e alle superfici dell’alta Valle, a oltre 1100 metri di altitudine. Siamo a Scign, lungo il Sentiero della Valle di Osogna, di cui un segmento è anche inserito nell’inventario delle vie di comunicazione storiche di importanza nazionale della svizzera (IVS, oggetto TI 365.0.2). La via procede poi più pianeggiante verso Merisciöu, ma è prima di Scign che offre i suoi passaggi più spettacolari e pregiati, come il ponte in sasso o l’imponente scalinata, descritti anche nella scheda dell’IVS.
Ma partiamo dall’inizio, dal basso, dato che per raggiungere la meta è necessario partire da Osogna, a circa 276 metri di altitudine, da dove il sentiero sale subito ripido nella montagna, superando rocce e penetrando nella foresta. Già qui s’incontrano a tratti alcuni gradoni e scalinate, che sono però solo un leggero antipasto di quanto si troverà più in su. Dopo un susseguirsi di tornanti, immersi nel bosco e accompagnati dal ronzio del fondovalle, si giunge in località In Pönt, dove il paesaggio s’apre con l’ingresso nella selva castanile, recuperata grazie a un importante intervento di ripristino promosso dal patriziato di Osogna, che è anche il proprietario del bosco che la ospita. La superficie si estende su quattro ettari e mezzo, dove sono stati eseguiti dei tagli di potatura dei castagni (circa un’ottantina), la pulizia del sottobosco e la semina del manto erboso, così come la sistemazione dei sentieri e anche la piantagione di alcuni giovani alberi. Nei pressi della selva di Pönt, a un’altitudine di 752 metri e dove si trova anche un punto informativo con tre pannelli esplicativi, si entra pure nella Riserva forestale della Valle di Osogna, istituita nel 2011 e «una delle più grandi in Svizzera», come leggiamo su uno dei citati cartelloni. La superficie interessata si estende di fatto su 882 ettari e, assieme alla confinante Riserva della Valle di Cresciano, istituita nel 2004 su un’area di 637 ettari, formano una vasta estensione nella quale i proprietari, in questo caso i due Patriziati, s’impegnano a rinunciare a qualsiasi utilizzazione legnosa per un periodo di almeno 50 anni. Un sacrificio che va a favore dell’evoluzione naturale della foresta, promuovendo in particolare la biodiversità e salvaguardando paesaggi naturali di pregio.
Da qui manca ancora poco per avvicinarsi suggestive alle gole del torrente Nala, a cui il sentiero s’avvicina lentamente, anche con alcuni tratti pianeggianti con vista sulle imponenti pareti rocciose che fanno da corollario. Il cammino attraversa il fiume su un primo ponte, il Pònt da Géra, un passaggio originariamente in legno, ma che venne ricostruito in ferro dopo l’alluvione del 1951 e poi di nuovo distrutto nell’ottobre del 2006, sempre dalla forza dirompente delle acque. Nell’anno seguente il collegamento fu ripristinato una seconda volta e permette tuttora di proseguire il cammino sul versante destro della valle, dove l’ascesa diventa vieppiù impervia e affascinante.
La mulattiera che conduce a Scign supera un ulteriore dislivello di oltre 300 metri in meno di due chilometri, grazie a gradoni in pietra sostenuti da muri a secco, i quali s’inerpicano con dei tratti a strapiombo sul fondovalle: «Le scalinate sono formate con pietre, anche di taglio regolare, appoggiate a muri di sostegno alti fino a 4 metri, spesso a picco su profondi burroni», leggiamo nella descrizione dell’IVS.
Si giunge così al Pont da sass, noto anche Pont da Scign o Pont dal Sabion, la cui costruzione è attribuibile a Giovanni Battista Pellanda, a cui in cambio venne concesso in usufrutto una vasta zona di terreno sul vicino monte Colarga. Come riportato dall’atto notarile datato 28 aprile 1636 e ripreso nella scheda dell’IVS, l’accordo fu preso con la vicinanza di Osogna, che s’assicurò così la costruzione di questa passerella e anche della riedificazione della scalinata che conduce al ponte.
Poco prima di Scign (un piccolo gruppo di case sparpagliate lungo il sentiero che prosegue verso il seguito della Valle di Osogna), una grande cappella segna la fine del segmento caratteristico e degli ostici scalini. Gradoni che, come indicato nel bollettino del Fondo Svizzero per il Paesaggio (FSP, 48/2016), il quale ha pure contributo alla realizzazione di questi progetti, sono più di mille. E rientrando si possono di nuovo assaporare in tutta la loro genialità, per una discesa vertiginosa con, in totale, da Scign a Osogna, oltre 1100 metri di dislivello.