La minaccia russa agita il Regno Unito ma le nuove generazioni non vogliono combattere
Soffiano venti di guerra nella perfida Albione. Per il momento congetturali, ma non per questo meno spaventosi. Li ha evocati il generale Patrick Sanders, affermando che gli uomini e le donne del Regno Unito devono prepararsi a combattere, nell’ipotesi in cui il Paese venga trascinato in un conflitto. Le dichiarazioni di Sanders, oltre a gelare il sangue nelle vene dei sudditi, hanno acceso un ampio dibattito. Per Sanders i civili devono essere addestrati e muniti del necessario equipaggiamento per fare fronte al nemico. L’esercito britannico, composto al 100% da militari professionisti, non ha i numeri ormai per affrontare da solo un’invasione da parte di un Paese ostile come ad esempio la Russia, percepita come la più pericolosa minaccia. I tagli alla Difesa hanno visto le forze armate di Sua Maestà contrarsi, passando da oltre 100mila soldati nel 2010 ai neanche 76mila di oggi, pertanto occorre affiancare «un esercito di cittadini», ha spiegato il generale agitando lo spettro della leva obbligatoria, che in Gran Bretagna non esiste più dal 1960. Secondo lui, entro tre anni Londra dovrebbe dotarsi di 120mila militari professionisti, inclusi riservisti e personale non più in servizio, pronto ad indossare di nuovo l’uniforme in caso di emergenza. Ma non basta: nell’eventualità di un attacco la popolazione deve essere preparata, come avviene già in altri Paesi europei.
«L’Ucraina dimostra brutalmente che gli eserciti regolari cominciano le guerre, ma gli eserciti di cittadini le vincono», ha puntualizzato il generale, intervenendo ad una conferenza nella capitale britannica sui veicoli corazzati internazionali. «I nostri amici nell’Europa dell’est e del nord – che avvertono la prossimità della minaccia russa in modo più acuto – stanno già agendo con prudenza, gettando le basi di una mobilitazione nazionale». Il riferimento era a Paesi come la Svezia o la Finlandia. Di recente, infatti, il ministro della Difesa svedese Carl Oskar Bohlin aveva esplicitamente parlato del rischio di una guerra, invitando i cittadini a entrare in organizzazioni di difesa nazionale. Nel Paese scandinavo la coscrizione, seppure parziale – poiché non tutti vengono reclutati – rafforza notevolmente l’esercito regolare. In Finlandia, che è entrata nella Nato solo lo scorso anno e condivide con la Russia un confine di circa 1340 chilometri, la leva obbligatoria è più ampia, tanto che l’80% della popolazione maschile presta una qualche forma di servizio militare. Conseguentemente il Paese può contare uno degli eserciti più grandi in Europa poiché, oltre ai 19mila militari in servizio, può anche attingere soldati da un bacino di 238mila riservisti. In Ucraina gli uomini di età compresa fra i 27 ed i 60 anni, anche senza esperienza militare, possono essere forzatamente mobilitati per andare a combattere.
Lo stesso ministro della Difesa britannico, Grant Shapps, di certo non ha contribuito a calmare gli animi, affermando: «Bisogna rendersi conto che stiamo passando da un mondo post-bellico a uno pre-guerra». Tuttavia Shapps ha escluso il ripristino della leva. «Il nostro corpo militare vanta con orgoglio la tradizione di essere una forza volontaria e non ci sono indicazioni di un ritorno alla coscrizione», ha dichiarato, annunciando di investire quest’anno 50 miliardi di sterline nelle forze armate e di voler aumentare la spesa nella Difesa dal 2,1 al 2,5% del Pil. Nel Regno Unito la leva è esistita solo in due periodi: dal 1916 al 1920 e dal 1939 al 1960 e sebbene negli ultimi anni alcuni personaggi celebri ne abbiano auspicato la reintroduzione, come il Principe Harry e l’attore Michael Caine, il Governo britannico è di tutt’altro avviso. Il premier Rishi Sunak, che già naviga in cattive acque e rischia una bruciante sconfitta alle prossime elezioni, ha fatto sapere tramite un portavoce di non condividere i commenti del generale Sanders. «Ipotetici scenari di possibili guerre future di certo non aiutano», ha detto il portavoce di Downing Street, in un momento in cui spaventare l’elettorato è l’ultima cosa di cui Sunak ha bisogno. D’altronde, secondo un sondaggio di YouGov, il 38% dei sudditi britannici sotto i 40 anni di età dichiara che si rifiuterebbe di prestare servizio nelle forze armate se dovesse scoppiare una guerra. La percentuale sale se di sesso femminile: il 43% delle donne britanniche che non ha ancora varcato la soglia degli «-anta», dice no alla leva a fronte del 32% dei connazionali coetanei di sesso maschile.
«I giovani sono divenuti meno socievoli, più inclini a vivere con i loro genitori, meno attivi e orgogliosi del loro Paese», ha spiegato al «Sunday Times» il sondaggista inglese James Johnson, sottolineando che i social media hanno contribuito ad isolare i giovani l’uno dall’altro, allontanandoli inoltre anche dallo Stato. Oltre alla disposizione psicologica, manca anche la forma fisica, visto che il Regno Unito presenta un tasso di obesità fra i più alti in Europa. Anche l’esercito regolare non sembra più attrattivo, visto che al momento riesce a reclutare poco più di un quinto dei militari necessari. Le vecchie generazioni erano state allevate con maggiore senso dello Stato, mentre le nuove sembrano non avere la stessa devozione per la patria. «God Save the King»!