Recensione ◆ Come funziona L'invasione, il podcast di Luca Misculin e Riccardo Ginevra su «il Post»
Tra i prodotti del tipo che si potrebbe definire narrativo-morbido, nei toni della voce di chi racconta e nella musica c’è L’invasione. Da dove veniamo noi e le lingue che parliamo, un podcast de «il Post» (nell’immagine la locandina). Cinque puntate diffuse tutte insieme alla maniera delle serie tv nel formato monografico alla fine dello scorso anno. La narrazione è di Luca Misculin, giornalista, e Riccardo Ginevra, che insegna Linguistica all’Università Cattolica di Milano.
«Metà della popolazione mondiale, circa 3 miliardi di persone, parla una lingua che discende da un’unica lingua originaria. Questa lingua arrivò in Europa cinquemila anni fa e diede origine a molte lingue che parliamo oggi: l’italiano, l’inglese, il francese, lo spagnolo, ma anche l’islandese, il lituano, il russo, e molte altre ancora». Aggiungiamoci pure anche l’indi, il persiano e il tocario, la lingua anticamente parlata nella regione di insediamento degli Uiguri, nella propaggine orientale della serie.
In questo podcast si parla dell’ampio gruppo di lingue chiamate indoeuropee e soprattutto dell’ipotesi di origine da una lingua che le ha generate tutte, il protoindoeuropeo, oggetto immaginifico della linguistica da un paio di secoli a questa parte. L’idea che tanto seduce è quella che sia esistita una lingua generatrice, una lingua che si è tentati di supporre vicina alla lingua perfetta e primigenia, non lontana forse dalla lingua del Paradiso. Avviandosi per questa strada, gli spunti e gli scarti tematici non si contano e sono uno più affascinante dell’altro. Dove stavano originariamente le popolazioni che l’hanno portata in giro, come sono arrivate, dove sono arrivate, che altro hanno trasferito, come erano i suoni di quel loro codice, si può cercare di parlarlo un po’ con i mezzi di cui disponiamo a millenni di distanza dal loro tempo.
La ricerca avanza per acquisizioni in parte casuali: dai ritrovamenti di anfore strane nelle tombe, ai raffronti con flussi linguistici particolari, alla moderna genetica condotta sui cadaveri di quegli stessi scavi. In una puntata, gli autori ci dicono che una persona su sei vissute in Svezia a un certo punto della storia presentava un trauma alla parte sinistra del cranio, segno di probabili mazzate che si distribuivano a quei tempi.
Le scienze moderne funzionano così: prima si fanno ipotesi e speculazioni con gli indizi che si hanno, e poi improvvisamente salta fuori un elemento, una scienza che prima nemmeno esisteva e le ipotesi ricevono solidità da dati precisi e inconfutabili.
Linguistica, paleontologia, archeologia, e infine genetica ci permettono di ipotizzare l’arrivo del cavallo e delle potenzialità che ne derivano, la ruota, le armi; quale tra quelle popolazioni migranti era una pacifica comunità di coltivatori e raccoglitori e quale invece amava razziare donne giovani e animali da allevamento; chi finisce per imporsi e chi soccombe, con la lingua dell’impero a marcare il potere perso o acquisito.
La ricerca nel campo è malferma: basta il rinvenimento di una necropoli a mettere in crisi certezze decennali, per cui prima si pensa che una cultura sia giunta dalle steppe euroasiatiche e poi, no, sono saliti dall’Anatolia. Per le aree geografiche non si bada troppo per il sottile, in un dominio che parte dal Portogallo e lambisce l’estremo oriente.
Che tutto questo sia ideale materia da podcast è certamente fuori di dubbio. La lingua e i suoi rapporti con le società e le loro vicende permettono agli autori di parlare di storia del potere e del modo di affermarlo, con profondità e ampio respiro geografico, e addirittura di pratiche di sussistenza delle popolazioni, di rapporti sociali, di diffusione antica del patriarcato.
È dunque benvenuto l’ampio materiale di approfondimento fornito per esempio sulla pagina Spotify di questo prodotto: testi e rinvii, dove il lettore-ascoltatore ha occasione di andare a leggere, ascoltare, navigare.
La via laterale, lo scarto felice verso questa abbondanza è attitudine diffusa nel mondo del podcast, ormai una sorta di cittadino a pieno titolo del moderno mondo multimediale. Su tutto, musica epica e rumore di armi che si incrociano.