Secondo i nuovi dati della Foederatio Medicorum Helveticorum (FMH), sull’arco di cinque anni (2017 – 2022) i costi sanitari pro capite dei pazienti tra i 15 e i 35 anni sono aumentati di oltre il 10 per cento. Questo, chiosa sempre l’associazione di categoria, «ha fatto segnare la crescita della spesa sanitaria più consistente a confronto di tutte le altre fasce d’età».
Dal canto suo, il membro del comitato centrale FMH, Urs Stoffel, ha comunicato di essere persuaso del fatto che questo «trend» si sia rafforzato con la pandemia, «quando si è parlato molto delle possibili conseguenze negative del vaccino o di Long Covid». Il dito è pure puntato sulle responsabilità dei social media: «Si vuole essere sempre più in forma come la folta schiera di influencer che continua a dare consigli su come migliorare la propria condizione fisica tramite programmi di fitness, per non parlare delle raccomandazioni su diete e uso di integratori per il proprio benessere». Una situazione dalla quale Stoffel mette in guardia «per il rischio di un impatto quasi ossessivo su tanti giovani che si preoccupano per la propria salute».
Sempre secondo Stoffel, pure le malattie psichiche, al netto del contesto pandemico, «sono decisamente aumentate, non solo fra gli adolescenti, ma anche tra i giovani adulti». Pur riconoscendo che l’invecchiamento della popolazione mette a dura prova i costi sanitari, Stoffel ha aggiunto ai microfoni della RSI di ritenere molto insicuri i giovani pazienti, motivo per il quale, a suo avviso, essi si rivolgono al medico sempre più spesso «non perché malati, ma per avere conferma di essere in buona salute».
Ne abbiamo parlato con la psicoterapeuta Valeria Lazzarini che, per prima cosa, invita alla prudenza interpretativa dei dati ed evidenzia che «l’analisi di questo tema deve essere contestualizzata e non può essere valida indistintamente per tutta l’ampia forchetta dell’età indicata: l’adolescente di 15-16 anni poco ha da spartire con il giovane adulto e i suoi segnali di disagio vanno codificati in modo diverso da quelli del trentenne».
La specialista vira a una lettura più positiva, con una premessa: «Le persone, i giovani, potrebbero recarsi maggiormente dal medico per un’accresciuta consapevolezza rispetto alla propria salute, coscienti dell’importanza della sensibilizzazione e della prevenzione, così come dell’intervento precoce». Maggiori consapevolezza e informazione (pensiamo ai programmi di screening, alla sensibilizzazione sul Papilloma virus e all’invito ai giovani maschi di curarsi della propria salute sessuale così come già le ragazze sono abituate a fare) convergono verso quella che, in una sola parola, è la prevenzione: «Curare la propria salute prima ancora di doversi fare carico della malattia».
In effetti, se consideriamo attentamente le conseguenze, talvolta infauste, delle nuove tendenze, di alcuni stili di vita e dei comportamenti a rischio soprattutto nei giovani, si possono comprendere la necessità e i relativi benefici «della promozione dei nuovi modelli di vita, sensibilizzazione, informazione e prevenzione, nella prospettiva del futuro della persona che preserva meglio e più a lungo la propria salute». In quest’ottica, Lazzarini cita i social come un utile aiuto cui i giovani, oggi, sanno fare capo: «Ad esempio, attraverso la loro pagina Instagram sempre più medici informano su contraccezione adeguata, alimentazione sana, e via dicendo». Non andrebbero quindi demonizzate queste vie comunicative tanto care alle nuove generazioni che le usano per orientarsi verso quella consapevolezza di cura della salute di cui parla la psicoterapeuta.
Da qui, l’espressione «cura della salute» per abbracciare l’insieme di prevenzione, diagnosi e terapia, processi di riabilitazione ed etica professionale di una presa a carico integrata, interdisciplinare e individuale del paziente: «Percorso votato al migliore equilibrio e benessere fisico, psichico, sociale e mentale della persona». Considerando il nostro periodo storico-sociale, tutto ciò assume una grande valenza: «Oggi tutti noi abbiamo uno stile di vita piuttosto stressante e concitato, quindi non sempre ci alimentiamo adeguatamente, dormiamo male e mettiamo in atto comportamenti scorretti sul piano della nostra salute fisica. I giovani, ad esempio, potrebbero fare maggiormente capo al medico per risolvere problemi legati a sovrappeso e obesità, allo scarso movimento, per fare un paio di esempi, in un’ottica di intervento precoce promosso da una maggiore sensibilizzazione di scuola, media, canali social e via dicendo».
Per quanto attiene all’ambito della salute psicologica, la questione diventa «complessa»: «I giovani necessitano di una rassicurazione che, però, affonda radici profonde nella loro vita psichica ed emozionale e nel profondo radicamento di ciò che l’individuo è. Senza mai dimenticare l’opportuna distinzione fra giovane e giovane adulto». La nostra interlocutrice parla di «lettura multifattoriale» nella quale non c’è un’unica variabile responsabile a cui imputare l’aumento della richiesta medica: «Corpo e mente sono profondamente interconnessi e, laddove c’è un disagio mentale (non riconducibile solo a malattia psichica), emozionale o insicurezza, tutto ciò si va ad esprimere nel corpo. Tendenza che non si può attribuire solo al Covid, anche se ha reso fragili le famiglie (e di conseguenza, l’adolescente in formazione), in quanto la pandemia ha solo fatto emergere quanto era già soggiacente».
Il disagio emozionale si esprime dunque col corpo e ha a che fare con una profonda insicurezza che dipende, a sua volta, dalle fasi più precoci della vita: «Si esprimono col corpo quei disturbi di disagio psichico-emozionale che non trovano altro modo per rivelarsi, e non si trova riscontro in una diagnosi organica». L’ambiente è in parte responsabile del condizionamento: «Allora, è molto importante il ruolo del medico accanto al paziente (in questo caso un adolescente) e alla famiglia sempre più fragile, vessata, oppressa e spesso bisognosa di quell’aiuto fondamentale, che solo il medico può dare a supporto della realizzazione di quell’ideale mosaico educativo indispensabile per i giovani che si apprestano a vivere una delle fasi più delicate e problematiche della loro vita, come il passaggio dall’età infantile a quella adulta».
In questa lettura dei dati FMH, i giovani che si recano dal medico più spesso di un tempo ne tracciano un significato positivo che converge nel successo della sensibilizzazione e della conservazione della propria salute. In una sola parola: prevenzione, a fronte della quale (curare la salute prima ancora di affrontare spesso complesse spese sanitarie per curare le malattie) ci si può chiedere se i costi della sanità, in lungimiranza, saranno davvero maggiori. Secondo la psicoterapeuta: «Ben vengano le raccomandazioni regolarmente proposte dal medico all’individuo e alla società, per la prevenzione delle malattie e la relativa promozione della salute». Queste si devono ispirare sempre al bene ontologico della persona e comportare quei valori etici che consentono la convivenza sociale e il progresso della nostra società.