Putin, il teppista che si annoiava

by Claudia

Lo scrittore russo Viktor Erofeev: con la guerra lo zar vuole punire il tradimento di Kiev che si è voltata verso ovest

Una domanda sta ossessionando, da ormai due anni, il mondo: perché Vladimir Putin (nella foto) ha scatenato una guerra selvaggia contro l’Ucraina? Ed è questa la prima questione che, in un bar di Berlino, abbiamo posto allo scrittore russo Viktor Erofeev. Che nella capitale tedesca si è rifugiato da quando è scoppiata la guerra, e dove ha pubblicato – per le edizioni Matthes & Seitz – il suo ultimo romanzo, dedicato alla personalità del «sultano del Cremlino», come lo chiama lui. «Putin ha scatenato la guerra perché si annoiava», ci risponde il 76enne, «è sempre stato un uomo di guerra, sin dalla sua adolescenza passata come un piccolo criminale nei sobborghi di Leningrado».

E dopo una pausa di riflessione Erofeev – autore di best seller come Il buon Stalin, ispirato alla figura di suo padre, ex interprete dal francese di Stalin nonché ambasciatore sovietico a Parigi – aggiunge: «Per questo il mio ultimo romanzo s’intitola Der Große Gopnik. In russo Gopnik è il teppista, pieno di sé e di voglia di vendetta. Tutta la vita di Putin è all’insegna di una parola d’ordine: “Alla fine vincerò io!”. Prima della guerra tutti in Russia si inchinavano ai suoi piedi, lì tutti sono suoi schiavi, per questo il nostro Gopnik si annoiava». Putin – sottolinea Erofeev – ha scatenato una guerra (che cerca di giustificare con un’immensa propaganda) senza alcuna ideologia, né strategia. Se provi a chiedere il perché di questa tragedia, lui e i suoi portavoce s’inventano sempre qualcosa di nuovo. «Quel che è sicuro è solo che il sultano del Cremlino vive in un mondo arcaico seguendo valori primitivi». Per Putin, in effetti, la rivolta di Maidan per l’indipendenza è stata un profondo «tradimento» dell’Ucraina, una presa di posizione di Kiev per i valori democratici dell’Occidente. «Da bravo Gopnik russo – commenta il nostro interlocutore – Putin diffida di un’Europa piena di idee e tecnologie. Per questo, quando gli ucraini hanno reclamato l’indipendenza, lui ha avvertito quanto la loro “deriva occidentale” sia pericolosa, perché mostra tutta la debolezza della Russia. Dal suo punto di vista l’Ucraina è una moglie infedele che prima si è rivolta all’Europa e poi si è trovata un amante americano. Ed ora vuole punirla del tradimento obbligandola con le bombe a ridiventare sua».

Le sparate della propaganda, le raffiche di fake news con cui il Cremlino sta combattendo la sua guerra digitale, cercano solo di travestire il rude risentimento dello zar del Cremlino, la sua reale debolezza e il suo vuoto ideologico. «La prima ondata di fake news raccontava che l’Ucraina è russa da sempre», ricorda Erofeev. «Poi Mosca ha trasformato la guerra in una crociata religiosa. Noi russi siamo i buoni, voi ucraini e occidentali i cattivi. Noi russi siamo i santi, voi i nazisti del 21. secolo; anzi siete, Israele compreso, i figli di Satana sulla Terra». Dopo due anni di bombardamenti però la cosiddetta “operazione speciale” contro l’Ucraina è costata la vita ad oltre 370 mila soldati russi. Eppure a Mosca e dintorni molta gente continua a seguire il suo Gopnik. Su cosa si basa il consenso di Putin? «Lui non conta certo i caduti, a lui interessa solo la vittoria delle sue armate. Da questo punto di vista Putin è totalmente disumano. Attenzione però, ho scritto il mio romanzo perché la storia di Putin e della dittatura russa ci riguardano da vicino, ognuno di noi infatti porta dentro di sé un piccolo Gopnik». È un’idea (molto triste) della natura umana e dell’uomo forte a cui si rivolgono disperati i suoi fedeli, che troviamo già nelle pagine de I fratelli Karamazov, in quella «Leggenda del Santo Inquisitore» in cui Dostoevskij definisce gli uomini dei «ribelli spaventati».

«Sì, il mio è un romanzo sull’imperfezione umana», dice Erofeev. «E l’idea maniacale di Putin è che, punendo la traditrice ucraina, la Russia ritorni più potente e perfetta. La nostra imperfezione invece sta nel fatto che, con tutte le tecnologie digitali, ci conosciamo meno che nell’antica Grecia. Non viviamo solo un’epoca di guerre, dittature e Covid, ma afflitti da un’epidemia di stupidità. E la dittatura di Putin che altro è se non il trionfo della stupidità e della radicale imperfezione umana?». Anche l’idea che lo scrittore si è fatto della storia russa è molto indicativa dei suoi giudizi su Putin e sulla guerra. «In Russia, argomenta, non abbiamo avuto una vera storia. Ma una giostra che gira come al luna park, solo con attori diversi. Più che storia quella russa è una favola crudele, dopo lo zarismo e Stalin, ecco che sul carosello ci sale Putin, ma la giostra russa è ferma allo stesso punto». Non è un caso d’altronde se da anni Putin sta facendo di tutto per riprendere il culto di Stalin. Come si vede dal fatto che di recente ha vietato anche l’Associazione Memorial, che studia tutti i crimini della storia sovietica e in particolare dei Gulag.

Viktor Erofeev ne sa qualcosa del fascino che sino ad oggi molti russi avvertono per l’era sovietica, e per i sultani di turno al Cremlino. Non per niente nei suoi romanzi parla della società sovietica come di «totalitarismo magico». «Mi è venuto in mente di ribattezzare il nostro totalitarismo come “magico” quando scrivevo Il buon Stalin. Da bambino percepivo questa sorta di “magia” nel mio ambiente a Mosca. Sono cresciuto fra persone che credevano nel sistema sovietico, nel comunismo come di una cosa magica. Putin sta continuando il mito di Stalin, ma lui non è un credente né credibile. Non può certo spacciare il suo imperialismo come una “magia”, ma solo sentirsi costretto a conquistarlo con le bombe». È questa la netta differenza tra il sistema sovietico che fu, l’Occidente e la Russia attuale in mano a un atroce Gopnik. «Putin non ha alcuna idea del futuro», conclude Erofeev. «L’Occidente sarà oggi molto debole, ma chi ci vive ha un futuro personale. Nella Russia di Putin invece alla gente manca ogni orizzonte del futuro».

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