Osservare e vivere la biodiversità

In Svizzera esiste una Rete dei centri natura (RSCN), ossia un’associazione in cui 36 enti si sono uniti per promuovere offerte attraenti in luoghi ricchi di biodiversità, quindi ideali per l’apprendimento. Disseminati in tutte le regioni linguistiche, i centri sono immersi in incantevoli paesaggi e, seppur eterogenei e variati, hanno l’obiettivo comune di sensibilizzare il maggior numero possibile di persone alla natura, proponendo osservazioni dirette o escursioni accompagnate sul territorio.

Di questi centri sei si trovano nella Svizzera italiana; uno è in Bregaglia, la Torre Belvedere a Maloja, mentre gli altri sono in Ticino: il Centro Pro Natura Lucomagno, le Bolle di Magadino, l’Aula sull’acqua di Muzzano, il Centro Natura Vallemaggia e il Parco delle Gole della Breggia. Anche loro si sono aggregati alla rete con l’intento di promuovere la natura e di portare le persone a scoprire luoghi naturali e zone protette. Vengono per esempio organizzate visite guidate con le scolaresche, ma anche con un pubblico adulto, come racconta Andrea Stella, direttore del Parco delle Gole della Breggia con sede a Morbio Inferiore: «Ultimamente stiamo intensificando ulteriormente le proposte di attività rivolte anche agli adulti e quindi organizzate al di fuori degli orari scolastici, per esempio il sabato o la domenica». Momenti che stanno riscontrando un ottimo successo, come dimostrano i numeri relativi alle visite al Percorso del cemento, una tra le molte attività didattiche proposte dal Parco, accanto ai Viaggi nel tempo, al Percorso ecologico o alla Macinatura didattica, solo per citarne alcune: «Nel 2023, solo per il Percorso del cemento, abbiamo organizzato una dozzina di escursioni guidate nei fine settimana, a cui si sono aggiunte le visite di una quarantina di classi, per un totale di circa un migliaio di visitatori», evidenzia Stella.

Il Percorso del cemento s’è d’altronde rivelato affascinante, anche grazie al connubio tra natura ed esperienze inusuali, come possono essere quelle del silenzio e del buio. Il tragitto conduce infatti nelle gallerie di estrazione della roccia calcarea dove, oltre ad apprendere nozioni legate alla geologia, al territorio e all’industria del cemento, si sperimentano delle sensazioni speciali legate all’assenza di luce e di rumori.

Il cemento e la natura, il buio e il silenzio

Anche se all’apparenza natura e cemento sembrano in perfetta contrapposizione, dopo aver mosso i primi passi nel Parco delle Gole della Breggia e ascoltato le indicazioni iniziali delle guide, subito si comprende che il legame è invece molto forte. La ricchezza del territorio, con le sue rocce particolarmente appropriate, attirarono infatti in questo sedime un’industria per la fabbricazione del cemento. Era il 1963, quando Saceba iniziò la sua attività nel comprensorio, assicurandosi la materia prima a chilometro zero. Sono due i tipi principali di roccia che sono stati estratti per quattro decenni dalle pareti accanto al fiume Breggia: la dura Maiolica Lombarda (una roccia calcarea detta anche Biancone) e la più friabile Scaglia, le quali venivano frantumate, tritate, mischiate, cotte ed elaborate, per dar vita al prezioso prodotto finale, il cemento.

Un elaborato molto richiesto che trovò impiego nei cantieri edili del Ticino in un periodo di grande crescita economica. L’attività diminuì gradualmente (sia a seguito di un calo di richiesta, sia per i disagi arrecati alla popolazione) e proseguì fino alla chiusura definitiva nel 2003, quando sul territorio attorno alla fabbrica era nel frattempo già stato istituito il Parco delle Gole della Breggia (nel 1997).

Del cementificio oggi sono rimasti ben visibili un frantoio e l’edificio centrale, dove si trovavano ulteriori macine e il forno. Gli altri stabilimenti sono stati rimossi, lasciando spazio alla natura, ma anche alle vestigia (fondamenta) della masseria che si trovava sul posto prima dell’arrivo dell’industria.

Ma perché conservare le costruzioni dismesse in un ambiente come quello del Parco e del suo fiume Breggia? «Il progetto di riqualifica – riporta il sito del Parco – è stato preferito alla demolizione per poter raccontare la storia per intero e riflettere onestamente sulle impronte che lasciamo dietro di noi, qui o altrove». E per rivivere, riflettere e capire, una visita guidata al Percorso del cemento è l’occasione ideale e offre anche molte emozioni. Infatti, oltre agli edifici rimasti, la proposta didattica porta i visitatori lungo i cunicoli delle cave, da cui l’estrazione iniziò nel 1975 in sostituzione di quella a cielo aperto, invasiva per il territorio e troppo problematica per la popolazione.

La rete di gallerie si estende per cinque chilometri nel cuore della montagna e il percorso permette oggi di ripercorrerne circa 700 metri, accompagnati dalle guide, immersi nell’oscurità e nella calma, solo interrotta dalle spiegazioni fornite. «Il silenzio e il buio – conferma il direttore Andrea Stella – sono infatti due elementi caratteristici di quest’esperienza, che diventa così un’avventura particolare e affascinante per i visitatori». La perlustrazione delle cave, che si sviluppano fin sotto il paese di Castel San Pietro, avviene a una temperatura costante di 13°C, piacevolmente fresca in estate e confortevolmente mite in inverno. Ad illuminare la via (oltre alle torce a disposizione) ci sono solo delle piccole luci rosse, ma in tredici punti sono state allestite delle postazioni scenografiche dove, grazie ad effetti speciali, si risvegliano forti emozioni. Una gita didattica e suggestiva, che passa dal verde del Parco con le sue rocce maestose, alle dismesse strutture del cementificio per poi inoltrarsi nella montagna, dove in passato 450’000 metri cubi di roccia sono stati scavati in soli vent’anni.

Related posts

La voce della politica comunale

​​​​​Guida automatizzata: il futuro è oggi

Dal mattone all’arte, la nuova vita delle Fornaci