In forma con Karkadè e Mate

by Claudia

Fitoterapia - Dal continente africano al Sudamericagiungono a noi erbe e fiori ricostituenti ed energizzanti

Chi ha visitato l’Argentina, o il Cile, o l’Egitto e il Sudamerica in generale ha sicuramente constatato la diffusione di queste due magiche erbe, che ti rimettono in forma come niente: il Karkadè e il Mate.

Il rimedio di Karkadè, o Fiore dell’Ibisco, si ottiene essiccando i suoi petali. Essi hanno un meraviglioso rosso rubino intenso. Questo fiore appartiene alla famiglia delle Malvacee, che comprende altre ben note e comuni piante ornamentali di bellissimo aspetto non troppo diverse da questo fiore. Il suo nome scientifico è Hibiscus Sabdariffa ed è la specie più antica della famiglia. Si presenta come un arbusto perenne che cresce nei climi caldi delle regioni tropicali di Africa, Caraibi, Ceylon e India. Si dice che chi attraversa il deserto lo mastichi per sopportare il sole. Con il nome, Karkadè è arrivato in Italia nel periodo fascista, importato dalla colonia italiana dell’Eritrea, dove è appunto chiamato in questo modo, quale variante di «karkadeb», parola appartenente a un dialetto dell’Etiopia. Per aiutarvi a visualizzarlo, è il fiore rosso che le donne hawaiane si mettono fra i capelli.

L’infuso di questo fiore offre una bevanda molto diffusa soprattutto nei Paesi caldi, perché è rinfrescante e dissetante sia calda sia fredda; questa bevanda si prepara mettendo un cucchiaio raso di fiori nell’acqua bollente per 10 minuti (sono consigliate tre tazze al giorno per almeno un mese). Il suo tipico aroma acidulo e un poco aspro è dovuto all’acido citrico e tartarico di cui è ricco.

Come detto, i suoi notevoli principi attivi sono tutti raccolti nei petali, che contengono flavonoidi (i quali proteggono i vegetali dai raggi ultravioletti e contrastano i processi degenerativi e infiammatori). Le proprietà dell’infuso di Ibisco, detto Karkadè, sono importanti per il sistema cardiocircolatorio. Più precisamente, la bevanda è molto indicata per chi soffre di ipertensione e vuole prevenirla; per chi desidera tenere a debita distanza il rischio di ictus; per chi vive nel grande caldo e ha bisogno di sostenere cuore e vasi sanguigni; ma non solo: queste sue proprietà hanno effetti benefici anche come disinfiammanti delle vie urinarie, e sono un valido aiuto per combattere la cellulite. Infine, si assume pure contro mal di gola, tosse e raffreddore.

Chiariamo come ogni volta che qui forniamo solo notizie generali informative da verificare, e che non si vuole certo dare alcun consiglio; come sempre, raccomandiamo caldamente di non improvvisarvi esperti di erbe: mai, senza consigliarvi prima con il vostro medico.

Secondo uno studio cinese, l’estratto di Ibisco migliorerebbe il contenuto di collagene cutaneo e ne stimolerebbe la produzione, cosa che dopo i cinquant’anni favorisce la tonicità della pelle e l’assenza di rughe, riducendo la sintesi di melanina e la formazione di macchie; se è contenuto nelle creme questo fiore astringente contrasta i danni dei radicali liberi a livello epidermico e giova alla pelle impura. Il Karkadè è del tutto privo di caffeina ma preso di sera potrebbe essere leggermente eccitante.

Al contrario, l’erba eccitante per eccellenza – che proviene dal Sud America dove ha origine, ed è nota in tutto il mondo – è certamente Ilex Paraguariensis. Da questa erba si ricava la bevanda più nota in Argentina, ovvero il Mate. Sono almeno altri 15 i nomi con i quali viene chiamata questa erba: come Yerba Mate, Paraguan-Tea, Tè dei Gesuiti, Caà Gua Zù eccetera.

È una specie sempreverde, appartenente alla famiglia delle Agrifoliacee, che comprende piante delle aree molto calde, (anche se fra loro si trova l’invernale e natalizio Agrifoglio dalle tanto care bacche rosse). Questa erba cresce spontanea solo nel Nord Argentina, a Sud del Brasile, in Paraguay e Uruguay.

Il rimedio erboristico millenario ottenuto da quest’erba è oggetto di leggende. Non è sempre e solo semplice bevanda, infatti: a volte può diventare elemento principale di un rituale sacro, qualcosa che può creare condivisione e amicizia.

L’abitudine di bere del Mate più volte al giorno, in Argentina, è diffusa in tutte le classi sociali, quasi un rito quotidiano. La sua preparazione richiede un preciso procedimento. Per preservare la qualità del prodotto, il colore e il caratteristico sapore, le verdi foglie della pianta devono essere essiccate al calore del sole non oltre 24 ore dopo la loro raccolta. Il tutto viene poi triturato e per nove mesi dovrà essere immagazzinato prima di essere consumato.

Il Mate fu portato in Occidente dai colonizzatori spagnoli del Continente sudamericano. Gli indios guarana della foresta lo consumavano da millenni. Pare che i gesuiti che accompagnavano i colonizzatori lo ritenessero agli inizi «la bibita del Demonio», tanto che nel 1610, stando almeno a quanto troviamo in rete (e quindi non si sa fino a che punto verificabile), presentarono il caso al Tribunale della Santa Inquisizione.

Non vi sono state sino a ora approfondite dimostrazioni scientifiche, ma il Mate stimola sicuramente il sistema nervoso centrale e il metabolismo perché contiene sostanze eccitanti come la caffeina; per cui è considerato utile per aumentare la concentrazione mentale, la forza e la resistenza fisica; avrebbe anche potere dimagrante quale conseguenza di un ridotto senso della fame (facilitando la sazietà aiuta a evitare la ritenzione idrica). Studi americani avrebbero dimostrato la potenzialità di questa pianta sotto questo aspetto.

Il Mate contiene 24 vitamine, i maggiori minerali, dal calcio al rame, 15 aminoacidi e molti composti antiossidanti. Come il Karkadè contiene anche flavonoidi antiossidanti e composti polifenolici, e avrebbe quindi un grande valore nutrizionale. A causa delle sue qualità eccitanti si consiglia grande prudenza e il parere del proprio medico: l’abuso potrebbe produrre effetti collaterali come nervosismo e insonnia, come sempre si mette in guardia dal «Fai da te».

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