Un ambiente che stimola l’autonomia

by Claudia

Anziani ◆ È stato da poco inaugurato il nuovo centro diurno terapeutico di Pro Senectute Ticino e Moesano che accoglie giornalmente 18 persone affette da degrado cognitivo

Un ambiente familiare, facilmente riconoscibile, sicuro. Sono i principi che definiscono l’ambiente protesico, sul quale si basa l’accoglienza nelle strutture riservate alle persone con un degrado cognitivo. Ne è un esempio all’avanguardia il nuovo centro diurno terapeutico luganese di Pro Senectute Ticino e Moesano. Da un paio di mesi utenti e operatori – così come la direzione dell’organizzazione – si sono infatti trasferiti dalla sede di via Vanoni in via Chiosso 17 in zona Resega (Comune di Porza). Il centro diurno terapeutico dispone ora di spazi più ampi, concepiti per far fronte alle problematiche delle persone che lo frequentano e dove possono essere sviluppate attività di stimolazione cognitiva consolidate, affiancate da proposte innovative, per le quali la struttura luganese fungerà da precursore per gli altri quattro centri diurni terapeutici Pro Senectute presenti in Ticino.

Arriviamo al centro di via Chiosso di primo mattino, proprio quando stanno sopraggiungendo gli ospiti della giornata. Accompagnati dai familiari o dal servizio di trasporto dell’ente, entrano con spirito allegro, dimostrando di sentirsi subito a proprio agio. Il centro è diretto da Luca Borgonovo con la supervisione di Marinella Ortelli, direttrice sanitaria. Sono loro a mostrarci le caratteristiche della nuova sede, che beneficia di una superficie interna di 550 metri quadrati ai quali si aggiunge il giardino Alzheimer, dal nome della patologia più conosciuta nell’ambito del degrado cognitivo.

Con il cambiamento di sede entrambi hanno constatato come l’ambiente protesico abbia determinato un miglioramento del comportamento di numerosi utenti. «Grazie alla mirata suddivisone degli spazi, alle aperture interne che favoriscono maggiore visibilità e al percorso suggerito attraverso queste scelte, le persone godono di maggiore autonomia», spiegano i due rappresentanti di Pro Senectute, aggiungendo che «l’autodeterminazione è proprio uno degli obiettivi della presa a carico giornaliera». Così un signore appena arrivato afferma di voler andare a prendere il giornale, mentre una signora si avvia verso la cucina terapeutica per riporre alcune tazze.

Ogni giorno 18 persone trascorrono insieme la giornata, accompagnate da nove operatori e da alcuni volontari. Considerando le rotazioni, il centro accoglie sull’arco della settimana 37 persone, mentre a livello cantonale si contano 65 posti giornalieri e circa 150 iscritti. Per quanto concerne l’équipe, la direttrice sanitaria precisa: «In quattro dei cinque centri è presente anche un apprendista; inoltre a Lugano è stata inserita una persona seguita dal Settore lavoro sociale comunitario. Collaboriamo quindi con gli altri servizi di Pro Senectute, in particolare con le assistenti sociali per quanto riguarda la valutazione dei futuri utenti del centro diurno terapeutico per il quale esiste una lista d’attesa».

Come una grande casa familiare

Un centro che appare ed è vissuto quotidianamente come una grande casa familiare. La cucina terapeutica permette di preparare semplici spuntini con gli utenti, mentre il pasto principale è assicurato dalla cucina professionale. Sono inoltre stati ricavati una lavanderia terapeutica, un angolo con strumenti musicali e un’altra postazione per il cucito. Soggiorno, sala relax e una camera con due letti (per chi necessita un riposo più profondo dopo il pranzo) sono il fulcro della parte legata al vivere quotidiano. L’infermeria con vista aperta sugli spazi comuni, così come l’ufficio e le sale dedicate alle attività riflettono le esigenze della struttura in quanto tale. Struttura che è stata concepita coinvolgendo l’intero team professionale e persino gli utenti. Questi ultimi sono stati interpellati sulla finitura della cucina per la quale ha prevalso l’effetto legno. Un materiale che in generale corrisponde agli arredi del domicilio delle generazioni più avanzate come è il caso di quelle che frequentano attualmente il centro. Nei vari locali sono pertanto stati inseriti anche alcuni mobili in stile rétro. Richiami al passato mirati, ad esempio attraverso le fotografie, sono sfruttati anche quali momenti di distrazione a volte necessari per permettere ai malati di superare stati di ansia o agitazione.

Le attività proposte, oltre al benessere degli utenti, sono volte a stimolare le loro risorse residue per rallentare la perdita delle capacità fisiche e mentali. «Non è vero che queste persone non possono più apprendere», spiegano al riguardo Marinella Ortelli e Luca Borgonovo citando «un progetto pilota transfrontaliero legato all’impiego di un tavolo multimediale. Utilizzarlo regolarmente per più giorni ha permesso ai partecipanti di acquisire la capacità di usufruirne anche in modo autonomo. Questo esempio è particolarmente significativo, perché chiama in causa la tecnologia, ambito con il quale queste generazioni hanno in genere poca dimestichezza».

Tre sono gli spazi appositamente destinati alle attività: la palestra, riconoscibile dall’esterno grazie alla cyclette situata vicino alla porta, una sala per attività manuali con il materiale pure facilmente percepibile e una sala multisensoriale (in fase di allestimento) per l’applicazione del metodo Snoezelen. Un’operatrice appositamente formata sfrutterà fasce luminose e supporti di diversa consistenza per stimolare i cinque sensi. Spiegano i nostri interlocutori: «Questo metodo agisce a livello preventivo, suscitando emozioni positive e un conseguente senso di benessere. Uno stato che permane anche se l’individuo non si ricorda quale azione l’abbia generato».

Un progetto pilota di stimolazione cognitiva

Nella programmazione delle attività sarà inoltre inserita, quale progetto pilota, la CST (Cognitive Stimulation Therapy), ossia la terapia di stimolazione cognitiva, metodo riconosciuto a livello internazionale nell’ambito del trattamento delle malattie di questo tipo. «Si tratta di una terapia che coinvolge un piccolo gruppo di persone con abilità cognitive simili», spiega Luca Borgonovo. «Attraverso stimolazioni strutturate, legate alle attività della vita quotidiana e in sintonia con il vissuto del singolo partecipante, si possono ottenere risultati positivi concernenti il rallentamento della malattia. L’iniziativa è il frutto di un progetto di specializzazione di una nostra collaboratrice». Dopo la sperimentazione nel centro luganese, la terapia potrà essere introdotta, formando in modo adeguato il personale, anche negli altri centri diurni terapeutici di Pro Senecute con sede a Balerna, Bellinzona, Biasca e Muralto. Marinella Ortelli e Luca Borgonovo spiegano come la stimolazione sia in realtà un fattore determinante per molte azioni sull’arco dell’intera giornata. Di fronte all’invito, la prima risposta è quasi sempre negativa, ma poi per emulazione molti gesti ritrovano la naturalezza di un tempo.

Con l’arrivo della primavera sarà inoltre possibile sfruttare a questo scopo pure il giardino, concepito sulla base dei medesimi principi di accessibilità, visibilità e sicurezza. Un pergolato, un percorso con corrimano, panche per la sosta, aiuole con fiori, erbe aromatiche e ortaggi formeranno un contesto dedicato allo svago dove esercitare nel contempo la deambulazione e la manualità.

La collaborazione con i familiari

Un elemento essenziale per permettere agli utenti di continuare a vivere sereni la loro quotidianità è la stretta collaborazione fra professionisti e familiari curanti. Il centro diurno terapeutico da un lato sgrava i secondi dalla fatica e dall’altro trasmette loro nuove competenze legate all’assistenza. Per i responsabili di queste strutture i familiari sono a loro volta una risorsa preziosa, poiché una buona intesa permette di proseguire al domicilio l’attitudine più proficua per tutti. Ad esempio sostituirsi alla persona malata per velocizzare alcune azioni è un comportamento controproducente che crea inquietudine e accelera la perdita della capacità di compiere questa azione. Il centro presta grande attenzione ai bisogni specifici dei familiari, in particolare quello di essere ascoltati. Un progetto è stato avviato, sempre nell’ambito di una formazione avanzata di un’operatrice, per accompagnarli sulla base di una relazione di fiducia che vede professionisti e familiari tendere al medesimo obiettivo: il benessere della persona malata.

Come dimostra il nuovo centro diurno terapeutico di Pro Senectute Ticino e Moesano, la presa a carico delle persone affette da un degrado cognitivo beneficia di continui progressi nelle conoscenze del funzionamento della memoria e di conseguenza nelle sperimentazioni di forme di stimolazione. Questi sviluppi si traducono nell’ambiente di accoglienza dei malati e pure nella vita a casa loro tramite la stretta collaborazione con i familiari curanti, colonna portante della loro permanenza al domicilio. In evidenza, per assicurare questo ambiente sereno dove si continua a valorizzare il vissuto e le capacità del singolo, anche il ruolo delle formazioni specializzate per operatori e operatrici grazie alle quali si possono avviare progetti pilota diversificati.

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