L’Ucraina e la determinazione britannica

by Claudia

Il presidente americano, Joe Biden, ha firmato la legge con cui sono stati stanziati gli aiuti all’Ucraina: 60 miliardi di dollari in sostegno militare. La prima richiesta di Biden era più alta – 68 miliardi – e soprattutto era molto tempo fa, ottobre 2023. Ci sono voluti molti mesi affinché il Partito repubblicano, che ha la maggioranza al Congresso dove gli aiuti si sono arenati, si convincesse non tanto a votare la legge ma a discuterla. Il sollievo è stato grande ma questo tempo ha avuto un costo enorme per l’Ucraina, in termini di morti tra civili e soldati, di territori perduti e di morale. È cambiato tanto in Ucraina da quando Vladimir Putin ha iniziato l’invasione su larga scala, il 24 febbraio 2022, ma la risorsa cruciale degli ucraini è proprio il loro morale, la determinazione a non sottomettersi al regime russo. L’attendismo dell’America – accompagnato da quello europeo, ben più radicato – ha avuto un impatto enorme su Kiev, perché il presidente russo ha approfittato dei ritardi: i dittatori, quando sentono l’odore del sangue, ne vogliono di più. Questi mesi sono stati tragici per l’Ucraina. La situazione al fronte è diventata insostenibile; le perdite tra i soldati hanno costretto il Governo ad adottare una nuova legge per la coscrizione che è drammatica già di suo e lo è di più se si pensa che fin dal primo giorno gli ucraini hanno detto: abbiamo bisogno delle vostre armi; gli uomini e le donne per la difesa li mettiamo noi. Ecco, ne hanno dovuti sacrificare molti di più, perché abbiamo smesso di mandare le armi.

In questi mesi di stallo c’è stata una grande offensiva diplomatica da parte del Regno Unito nei confronti dell’America, in particolare dell’America più riluttante, cioè quella conservatrice. Il Regno Unito è dal punto di vista del sostegno all’Ucraina un Paese quasi unico: i due partiti principali, i Tory al Governo e il Labour all’opposizione, quest’anno si sfideranno alle elezioni che, secondo i sondaggi, riporteranno dopo 14 anni la sinistra al potere. È quindi un periodo di grande trasformazione e di grandi attese, ma sull’Ucraina c’è un sostegno compatto, anzi sembra quasi che il premier conservatore Rishi Sunak e il leader laburista Keir Starmer facciano a gara a chi sarà più deciso nell’aiutare Kiev. Le fratture che si vedono nell’Ue e negli Usa lì non ci sono, non nei partiti principali perlomeno. Fin da prima dell’invasione su larga scala di Putin, il Regno Unito, che allora era guidato dall’ex premier Boris Johnson, aveva iniziato a mandare armi all’Ucraina. In questi anni il ruolo diplomatico che Londra si è ritagliato nei confronti dell’alleato indispensabile, cioè gli Stati Uniti, è stato quello di aiutare a superare i tabù che il fronte occidentale si era autoimposto. È accaduto con l’invio dei carri armati, nell’inverno del 2023, quando il Regno Unito è riuscito a spezzare la cautela di Washington a inviare gli Abrams, ed è poi accaduto di nuovo quando, su iniziativa britannica, si è creata la «Coalizione degli F16», nell’estate dello scorso anno.

Da dicembre, quando il fronte repubblicano al Congresso americano ha cominciato la marcia indietro non discutendo mai in aula gli aiuti militari all’Ucraina, il ministro degli Esteri britannico, l’ex premier David Cameron, ha organizzato la sua prima visita a Washington per cercare di convincere il partito gemello d’America a non interrompere il flusso di armi a Kiev. Non andò bene, Cameron fu redarguito dai trumpiani che gli dissero di non aver bisogno delle sue lezioncine liberali e democratiche. Cameron è tornato all’inizio della primavera, andando anche a Mar-a-Lago da Donald Trump in persona, per ribadire la necessità di uscire dal suo conclamato isolazionismo. Anche questa visita non ha avuto l’effetto sperato. A convincere lo speaker del Congresso, il trumpiano Mike Johnson, sono state in gran parte le informazioni di intelligence che l’Amministrazione Biden ha iniziato a propinargli con costanza. Erano inappellabili: senza gli aiuti americani gli ucraini venivano decimati dalla brutalità russa. Comunque l’affinità tra la destra britannica e la sinistra americana su questo fronte è molto più forte ed evidente di quella esistente tra le destre anglo-americane. Ma il fatto che il Regno Unito sia così compatto politicamente nella volontà di aiutare le democrazie contro l’aggressione dei regimi autoritari continua a essere indispensabile per spingere il fronte occidentale a non perdersi nelle sue divisioni interne.