Marcel Hirscher, asso austriaco dello sci, torna a vestire i panni del Grande Chef. Si scomoda dalla sua pensione dorata per movimentare la scena sciistica da tre anni ostaggio dello strapotere di Marco Odermatt. Così pare dalle dichiarazioni rilasciate in un recente comunicato stampa. Quello che – cifre alla mano, e in attesa di ulteriori sviluppi della carriera di Odi – è considerato il più forte sciatore di tutti i tempi si starebbe preparando al clamoroso comeback, cinque anni dopo aver fatto la riverenza, con otto sfere di cristallo in bacheca e una miriade di scrigni che rigurgitano metallo prezioso.
Lo farebbe semplicemente per passione. Per poter tornare a percepire le vibrazioni di un’attività agonistica che è stata l’ossigeno di tutta la sua esistenza. Pare che gareggerà sotto le insegne dell’Olanda, paese d’origine di sua madre, per non togliere spazio agli sciatori delle giovani generazioni austriache, nazione notoriamente prolifica nella produzione di campioni. Una scelta che ha il sapore della dichiarazione di guerra nei confronti dell’attuale re del circo bianco: se teme di rubare il palcoscenico ai suoi connazionali, significa che si sente perfettamente in grado di tornare ai vertici.
Sempre stando alle dichiarazioni pubblicate una decina di giorni fa, Marcel Hirscher non punterebbe alla conquista di una nona Coppa del Mondo, ma solo ad alcuni traguardi parziali.
La sua operazione non mi convince appieno. Nel senso che temo che non ce la stia raccontando tutta, nonostante l’ammissione di essere spinto anche dal desiderio di promuovere il suo marchio. In effetti, faccio fatica a immaginare che un atleta della sua caratura torni sui suoi passi senza che dietro ci siano delle allettanti gratificazioni finanziarie. La storia dello sport insegna. Pensiamo in particolare al pugilato, ad alcuni suoi campioni dal passato glorioso che sono tornati sul ring alla soglia dei cinquant’anni, a combattere per vil denaro, mettendo (forse) a rischio la loro pelle, contro pugili più freschi e più reattivi. Oppure al tennis, disciplina logorante sia per il fisico, sia per la mente, ma dai montepremi faraonici, anche nelle sfide di esibizione. Che bello che Roger Federer non sia tornato sui suoi passi! Che dire, ad esempio, di Michael Jordan o Lance Armstrong? Hanno raccontato, ognuno a suo modo, storie controverse, nelle quali, in sottofondo, si percepiva chiaramente il canto delle sirene.
Operazioni legittime, se considerate secondo le logiche di mercato. Chi ha della merce da vendere, lo fa senza remore o reticenze. Personalmente mi auguro però che i media non vi si tuffino a capofitto. L’ho fatto ora, ma mi metto sul chi va là e prometto di fermarmi qui. Credo che le storie di chi torna da lontano vadano raccontate con prudenza e con pudore. Senza superlativi, senza eccessi di stupore o meraviglia, ma soprattutto senza cascare nella tentazione delle lodi iperboliche, a prescindere.
Ad ogni modo, egoisticamente, dico grazie a Marcel Hirscher per la sua pensata. Il mondo degli appassionati di sci, nelle ultime stagioni si stava dividendo in due: da una parte i fan di Marco Odermatt, i quali, godendo come ricci, pallottoliere alla mano, tenevano i conti dei suoi record, confrontandoli con quelli dell’asso austriaco. Dall’altra, tutti gli altri, smaniosi di vedere il campione nidvaldese finire a gambe all’aria, possibilmente senza gravi conseguenze, perché il suo dominio è oramai imbarazzante.
Passaporti alla mano, andando a ravanare anche in Coppa Europa o nelle categorie giovanili, si fa fatica a trovare, in tempi brevi, il nome del suo erede. Quindi, via con l’usato sicuro. Nello Slalom, privo di un suo autentico sovrano, in Gigante e in SuperG, Marcel Hirscher non sarà una semplice comparsa. Ci guadagnerebbe lo spettacolo. Ne beneficerebbe lo sci. Nel tennis abbiamo vissuto un intenso ed emozionante ventennio dominato da tre guru della racchetta. Nel ciclismo, da quattro o cinque anni gira una giovane generazione di mostri. Sappiamo che sovente sarà uno di loro a vincere la corsa, ma ci beiamo del fatto che per lo meno siano quattro o cinque, i fenomeni che si mettono ai fornelli con spezie ed erbe aromatiche. Se il peperoncino di Hirscher produrrà il suo effetto, lo sapremo probabilmente fra sei mesi sul ghiacciaio del Rettenbach di Sölden, alla riapertura della Coppa del Mondo.