Itinerario geostorico / Dopo gli anni di fuoco alimentati dall’Isis, una missione archeologica iracheno-italiana è intervenuta per esplorare e proteggere la leggendaria capitale dell’Assiria
Si possono visitare siti archeologici e luoghi storici in molti modi: viaggiando sul posto o virtualmente, come sempre più spesso viene proposto quale comoda alternativa; con la visita di una esposizione a tema, con la lettura di qualche testo, vedendo un documentario televisivo o ascoltando un racconto radiofonico. L’ideale sarebbe poter combinare le singole modalità, preparandosi per tempo al viaggio, vivendo l’esperienza diretta poi e, infine, approfondendo aspetti che ci hanno particolarmente colpito di quel luogo. Purtroppo e per ragioni varie, non sempre ciò è possibile.
È il caso dell’Iraq, paese sconvolto da anni di guerre, ancora difficile da visitare per ragioni di sicurezza: le nostre autorità sconsigliano (ma non proibiscono) il viaggio in questo Paese, che ha molte buone ragioni per attirare il viaggiatore interessato all’archeologia e alla storia; uno dei crogiuoli della civiltà fin dal IV millennio a.C.
Si può comunque cercare di conoscere qualcosa di più dei suoi tratti culturali, di ieri e di oggi, esplorando testi sulla Mesopotamia, cioè la terra tra i due fiumi, il Tigri e l’Eufrate, la Mezzaluna fertile, e approfondire la conoscenza di Sumeri, Assiri e Babilonesi, la scrittura cuneiforme, la città di Ur, Hammurabi con il suo antichissimo codice civile, Nabucodonosor, la nascita dell’agricoltura, dell’allevamento e delle città: sono termini presenti in tutti i testi scolastici che trattano le vicende umane della regione.
Recuperate evidenze sul terreno di quartieri, palazzi e porte monumentali, oltre a una serie importantedi sigilli e cretule neoassire
La riflessione attorno a questo argomento (difficoltà di visitare un paese e desiderio di conoscenza della sua cultura) nesce in occasione di una recente mostra che si è tenuta a Bologna nella sede dei Musei civici, curata da Nicolò Marchetti, docente di Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente antico all’Università di Bologna, intitolata Gli Assiri all’ombra delle due torri. Una mostra originale con i reperti scavati dalla missione iracheno-italiana diretta dallo stesso Marchetti a nord del paese, in zona curda, non lontano dai confini con Turchia, Siria e Iran, presenti in una ricostruzione in 3D che ha evitato problemi di trasporto dei delicati oggetti e che ha permesso una visione più dettagliata degli stessi. Grazie ai pannelli esplicativi che li accompagnavano, si è potuto avere un quadro dell’attività svolta negli ultimi anni dagli archeologi iracheni e italiani a Ninive, presso la moderna Mosul.
Nella regione indagata vi sono tracce evidenti sul terreno, ma molto si trova al di sotto del piano di calpestio e deve essere scavato con pazienza. I risultati non mancano, e sono frutto di una missione nata dopo la liberazione della regione (avvenuta nel giugno 2017) dall’occupazione dell’Isis che durava da tre anni. Tale Missione archeologica iracheno-italiana ha dato un contributo all’esplorazione e alla protezione del settore orientale corrispondente all’antica Ninive, leggendaria capitale dell’Assiria ormai gravemente minacciata dall’espansione urbana, tanto che oggi oltre un terzo del sito può dirsi pressoché perduto per quel che concerne l’esplorazione archeologica.
Tra il 2019 e il 2022 sono state condotte quattro campagne di scavo congiunte tra Università di Bologna e Iraqi State Board of Antiquities and Heritage, con il sostegno dei rispettivi Ministeri della cultura e degli esteri nonché della Fondazione Volkswagen. Ciò risponde al desiderio di rinascita di un paese anche dal punto di vista culturale, senza dimenticare l’impatto del turismo.
Oltre al recupero di evidenze sul terreno di quartieri, palazzi e porte monumentali, è venuta alla luce una serie importante di sigilli con figure simboliche e cretule neoassire (pezzi di argilla cotti con impressi segni di sigilli) nonché testi cuneiformi dallo scavo nel mega-sito di Ninive, esteso su 750 ettari e con 12 chilometri di mura. La volontà è quella di esplorare aspetti della vita quotidiana durante il VII secolo a.C. Tre sigilli appartengono addirittura al II millennio e, tra questi, uno presenta due alberi stilizzati mentre un altro mostra due figure stanti ai lati di un albero sacro; il terzo rappresenta la raffigurazione di un cane e un capride inginocchiato nonché simboli astrali quali una stella a sette punte e la costellazione delle Pleiadi. Anche le cretule hanno dato esiti interessanti: recano impronte di sigilli con figure umane di oranti, cani, capre e perfino uno struzzo, oltre a mostri come una sfinge alata.
Nella città bassa di Ninive sono stati scoperti oggetti in bronzo, per esempio un amuleto con la testa di Pazuzu, il demone del vento portatore di malattie, forse in funzione apotropaica per respingere spiriti maligni, esorcistica (come raccontato in chiave moderna nel film del 1971 L’esorcista, tanto per attualizzare l’argomento) o come spirito domestico. La sua iconografia è ibrida – metà animale e metà umana – costituita da una testa squadrata con corna di capra, occhi sporgenti e mascella con zanne affilate, mentre il corpo presenta caratteristiche umanoidi con ali, zampe da rapace e coda di scorpione. Durante la campagna di scavo del 2022 nel Palazzo Nord di Assurbanipal sono stati trovati anche frammenti di rilievi palatini sempre datati metà del VII sec. a.C.
Un lavoro immane, come si può facilmente capire, portato avanti tra mille difficoltà di ordine pratico, ma con la volontà da parte dei due attori principali, iracheni e italiani, di difendere il sito dall’urbanizzazione incalzante e dai furti archeologici, affinché sia poi messo a disposizione del pubblico locale e internazionale. In questo senso è stata inaugurata alla fine del 2023 la prima sezione di un Parco archeologico, nato dopo aver liberato la zona dai detriti lasciati dalle distruzioni compiute dall’Isis, restaurato i monumenti più significativi e proceduto a nuovi scavi che arricchiranno il museo locale, così che le testimonianze del passato non vadano altrove, ma aiutino la città a risorgere nel presente.
In occasione della citata mostra bolognese va anche segnalato un gesto altamente simbolico: è stato reso al governo iracheno, nella persona del suo Presidente, un prezioso oggetto sequestrato poco tempo fa in Italia dal Nucleo Carabinieri per la Tutela culturale: un mattone cotto del re assiro Salmanassar III (858-824 a.C.) con un’iscrizione cuneiforme che ne rivela la sicura provenienza dalla ziggurat (tempio-torre a gradoni) dell’antica Kalkhu, la moderna Nimrud, prima capitale dell’impero neoassiro, anch’essa distrutta in parte dallo Stato islamico nel 2016. Qualche altro esemplare simile si trova in musei importanti a riprova della vitalità del mercato clandestino di reperti archeologici e di chi lo ha favorito non tanto per ragioni ideologiche, quanto per procurarsi i fondi necessari al proseguimento della guerra.
Attualmente, come detto, non è facile, anche se non impossibile, visitare in prima persona questo antico paese; si può comunque preparare il viaggio fin da ora, raccogliendo una buona documentazione per creare un itinerario iracheno, angolo di mondo ricco di testimonianze storiche importanti. In un secondo tempo organizzando, tramite agenzie specializzate, un piccolo gruppo accompagnato da una guida; in genere si tratta di archeologi professionisti come oramai da tempo avviene nei paesi del Vicino e Medio Oriente; il Professor Marchetti, che frequenta da anni l’Iraq, afferma che questo è fattibile fin da adesso.