Se la chiocciola può essere un buon investimento

by Claudia

Sui banchi dei parlamentari finiscono anche questioni curiose come quella che riguarda il riconoscimento dell’allevamento delle lumache quale attività agricola. Ma si discute anche di cavalli, muli, bardotti e coleotteri del Giappone

Non è di certo il tipo di lettura che si tiene sul comodino, non si tratta né di prosa né di poesia, bensì di testi che per la maggior parte sono stati scritti in «burocratese stretto», e destinati soprattutto agli addetti ai lavori. Stiamo parlando della lunga lista di atti parlamentari, archivi compresi, a cui si può dare un’occhiata approdando alla pagina online del parlamento svizzero. Un sito – www.parlament.ch – in cui si può anche percorrere il programma delle sessioni che si svolgono quattro volte all’anno a Palazzo federale e che per consuetudine vengono denominate in base alla stagione, al momento è in corso quella chiamata «estiva». A dire il vero i programmi sono due, uno per il Consiglio nazionale e l’altro per il Consiglio degli Stati. Si tratta di un lungo elenco di argomenti, distribuiti giorno per giorno e che di fatto rappresentano una sorta di fotografia del momento politico del Paese. Sui banchi dei parlamentari finiscono tutti i dossier di attualità più scottanti: la sanità, le casse malati, il clima, le finanze federali in rosso o il ruolo della Svizzera nel mondo, tanto per fare alcuni esempi. Temi che potremmo definire di portata epocale. A volte però i nostri rappresentanti devono occuparsi anche di questioni un po’ più marginali, ma anche decisamente curiose.

In questa sessione estiva, in un’ipotetica classifica dell’atto parlamentare più originale, spicca senza ombra di dubbio una mozione presentata dal socialista Bruno Storni. Esperto di trasporti e di energia, il deputato ticinese questa volta si muove in contesti per lui piuttosto inabituali, esortando il Parlamento a «riconoscere l’elicicoltura quale attività agricola». Nel titolo della sua mozione Storni spiega subito di cosa si tratta, di «allevamento di chiocciole». Questa proposta era stata inoltrata alla fine del 2021 e nell’iter parlamentare sta viaggiando a una velocità non proprio da primato, ma non ci si deve meravigliare più di quel tanto, stiamo pur sempre parlando di lumache. Va comunque detto che ci sono atti parlamentari a cui viene imposto un ritmo ancora più lento, pur riferendosi a tematiche più rilevanti. Ponendo l’accento sulle lumache Storni ha comunque toccato un tasto dolente, o meglio ha messo in evidenza una lacuna nella legislazione in materia, visto che le norme in vigore escludono oggi l’allevamento di chiocciole dall’attività agricola. «Eppure l’elicicoltura – aveva fatto notare in aula lo stesso Storni lo scorso settembre, quando la sua mozione era stata discussa una prima volta – è un nuovo ramo di attività agricola che si sta sviluppando nel mondo. Ma non è permesso nella zona agricola in Svizzera, dato che le chiocciole non sono considerate animali da reddito».

Nel suo primo passaggio in Parlamento la proposta del socialista ticinese era stata accolta, anche perché Storni in aula aveva messo l’accento pure sulle possibili ricadute economiche dell’allevamento di lumache. «Il potenziale di questa nuova filiera agricola definita pulita e ecologicamente sostenibile è notevole, come si può constatare in Italia dove in soli cinque anni gli allevamenti sono triplicati, offrendo lavoro a oltre novemila persone, e garantendo un fatturato da 350 milioni di euro all’anno». Il Consiglio federale aveva però chiesto di introdurre una modifica alla mozione di Bruno Storni per evitare di equiparare le lumache a qualsiasi altro animale di allevamento da reddito, mucche o maiali ad esempio. Le chiocciole – ha fatto notare il Governo – dovrebbero essere considerate alla stessa stregua di «altri organismi viventi», come è il caso per i pesci, i crostacei e i molluschi. Il Consiglio degli Stati ha accettato questa modifica ed è per questo che il tema ritorna al Nazionale per capire se anche questa Camera la pensa allo stesso modo sulle lumache. In ogni caso si prospetta un passo avanti in questa tematica – «un progetto molto interessante», come è stato definito in aula – perché attraverso una modifica della legge sulla pianificazione del territorio si potranno realizzare piccole strutture poco invasive in zona agricola, dei recinti, per l’allevamento di chiocciole.

In altri termini anche per le lumache si applicherà il classico compromesso elvetico: non possono essere considerate animali da reddito agricolo ma potranno essere allevate in zona agricola, inserite nella categoria di «altri organismi viventi». Al Nazionale ora il verdetto. In ogni caso la chiocciola ci permette di fare anche una sorta di giro virtuale in Parlamento, tra leggi, procedure e possibili soluzioni per colmare quella che è a tutti gli effetti una lacuna nella nostra legislazione. Dalle lumache passiamo ora a «asini, muli e bardotti», di questi animali ci parla una mozione presentata dalla deputata grigionese Anna Giacometti. E qui bisogna fare un salto a ritroso, visto che questa proposta è stata discussa durante la scorsa sessione primaverile. Il tema è anche in questo caso decisamente originale. La consigliera nazionale del PLR chiedeva di tener maggiormente conto delle «caratteristiche di questi animali».

Il problema sta nel fatto che cavalli e asini appartengono a due famiglie diverse, Equus caballus ed Equus asinus, come ha fatto notare la deputata grigionese. Per questo hanno bisogni diversi per quanto riguarda l’alimentazione, la loro vita sociale e le esigenze di avere un tetto sotto il quale potersi proteggere. In altre parole il cavallo non può essere considerato un «partner sociale per asini, muli e bardotti, e viceversa». Da qui l’esigenza di modificare l’ordinanza sulla protezione degli animali, che ad oggi mette invece sullo stesso piano questi mammiferi. La mozione di Giacometti è stata approvata dal Nazionale, tocca ora gli Stati affrontarla. Nella sessione estiva in corso a Berna si parlerà tra l’altro anche di coleottero del Giappone, di controlli meno burocratici nelle cantine dei viticoltori e della «concia delle sementi con microplastiche». Argomenti che ci fanno capire come sulla scrivania di un parlamentare possa approdare un po’ di tutto, chissà magari anche un’analisi approfondita sulla vita sociale di muli e bardotti.
 

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