Quando si parla di ipnosi, i pregiudizi e gli allarmismi che rimandano a certe pseudoscienze non riconosciute dalla medicina, si sprecano. Ma in verità, l’ipnosi medica non è nulla di tutto questo, anche se, alla sua origine, vanta una lontana parentela con i riti sciamanici. «Dobbiamo innanzitutto ricordare che storicamente l’essere umano trovò conforto e guarigione in sé stesso, con l’aiuto dello sciamano che divenne sempre più una figura in grado di permettere a ciascuno di attingere alle proprie risorse per far fronte ai problemi di salute. Poi, col passare del tempo e la nostra evoluzione, la figura sciamanica ha lasciato il posto dapprima ai guaritori, e in seguito ai medici».
Così la dottoressa Julia Schürch (specializzata in ipnosi medica che pratica da 25 anni, e specialista in medicina interna generale e medicina d’urgenza alla Clinica Sant’Anna di Sorengo) introduce un tema, quello dell’ipnosi medica, ancora piuttosto sconosciuto sebbene sempre più utilizzato in campo sanitario: «I progressi della medicina hanno consentito di migliorare la presa a carico della maggior parte delle patologie che ci affliggono, ma dall’altro lato abbiamo perso la consapevolezza di essere in grado di attingere pure alle nostre risorse per migliorare il nostro benessere».
Secondo la specialista, in quest’ottica, l’ipnosi medica è solo una riscoperta di una nostra intrinseca consapevolezza ed è dunque un fenomeno molto meno misterioso di quanto ancora taluni sospettosi pensano: «A dire il vero, è un’esperienza naturale e normale con cui tutti ci confrontiamo quotidianamente, la cui pratica non ha quindi nulla di strano o di inquietante».
Non dimentichiamo che la nostra mente dispone di enormi risorse a cui attingere, insieme a un grande potere che spesso ignoriamo o sottovalutiamo. Inoltre, il nostro cervello può entrare in uno stato fisiologico (trance ipnotica) che ogni 90 minuti gli permette di entrare in autoipnosi, spiega la dottoressa con l’aiuto di alcuni esempi concreti: «A tutti è successo di guidare l’auto su un percorso noto pensando ad altro, salvo poi rendersi conto che si è arrivati comunque a destinazione in sicurezza: il corpo fa qualcosa mentre la mente pensa a qualcos’altro, ma il risultato è quello che ci siamo prefissati, cioè arrivare a destinazione guidando l’automobile».
Altri esempi per comprendere che si tratta di una normale esperienza di un fenomeno naturale sono: «Quando leggiamo un libro appassionante, o quando guardiamo un film che ci intriga, quando ascoltiamo una musica che ci coinvolge, o quando sogniamo a occhi aperti: ognuna di queste volte, siamo concentrati, rapiti, assorti, incantati da qualcosa che attira la nostra attenzione a tal punto da ignorare tutto ciò che ci succede attorno; perdiamo la concezione del tempo e siamo, di fatto, in trance».
Sgomberato il campo da false credenze, miti e ipnosi «da palcoscenico» (che utilizza per lo più soggetti compiacenti a scopo di spettacolo), resta l’ipnosi medica: uno strumento certamente non teatrale, e molto rispettoso dell’individuo con lo scopo di essergli d’aiuto e sostegno nell’attingere consapevolmente alle sue risorse: «La trance è uno stato psico-fisiologico che, attraverso diverse tecniche ipnotiche, coinvolge corpo e psiche a differenti stadi: da quando si è molto rilassati (si potrebbero abbassare pressione e frequenza cardiaca, e diminuire i dolori fisici), a una trance più profonda in cui la persona potrebbe vivere una distorsione del tempo (con l’impressione che sia passato molto più o meno veloce rispetto alla realtà); a volte si sente il corpo diversamente (braccia e gambe molto pesanti o molto leggere, ad esempio), talvolta si può avere un’amnesia e non ricordare cosa si è pensato nel periodo di ipnosi, così come ci si può pure percepire in un tempo passato».
Sottolineando che «non si tratta di una terapia alternativa a quelle mediche», Schürch afferma che semmai vi si inserisce in modo armonioso; l’ipnosi coadiuva le terapie tradizionali necessarie in quasi la totalità dei campi: «Dal trattamento del dolore cronico, ai disturbi del sonno, ai trattamenti dentistici, alle malattie dermatologiche, infiammatorie, ai problemi del tratto gastrointestinale, fino nell’affrontare il travaglio e il parto e le patologie legate all’ansia: queste sono solo alcune delle applicazioni dell’ipnosi medica».
Come arrivare a una trance ipnotica medica è presto detto: «A dipendenza della situazione, dettata da un’urgenza (forti dolori) o programmabile (ad esempio un esame RMI, un’intervento dal dentista o altro), si applicano metodi diversi il cui comun denominatore da tenere in considerazione è che sia praticata da medici formati. A questo proposito, la Società svizzera di ipnosi medica (Smsh) è riconosciuta dall’FMH per la formazione dei medici interessati, così come pure degli infermieri. Una presa a carico del paziente attraverso un modello unicista olistico bio-psico-sociale, oltretutto rimborsata dall’assicurazione di base perché scientificamente provata».
Le neuroscienze, infatti, hanno dimostrato l’efficacia di questa tecnica a scopo medico: «Gli esami di RMI hanno dimostrato che le parti del cervello attivate in ipnosi sono le stesse che si attivano nella vita reale». Dunque, per il nostro cervello non c’è distinzione fra realtà e ipnosi: «Il cervello considera l’esperienza ipnotica come reale e su questa riceve un’esperienza positiva, cosciente di essere stato in grado di far fronte e controllare una situazione, con la consapevolezza di poterlo fare nuovamente». Per questo, la nostra interlocutrice spiega che le tecniche di ipnosi hanno pure il pregio di essere acquisite dalla persona stessa che, in seguito, potrà applicarle da sé all’occorrenza: «Da un lato non dimentichiamo che ogni medico formato in ipnosi avrà il compito di applicarla nell’ambito della sua specialità medica; inoltre, il paziente potrà acquisire le nozioni che gli permettano di avere una certa autonomia negli esercizi da ripetere a casa ogni qualvolta lo vorrà».
A questo proposito, la dottoressa Schürch sottolinea un aspetto molto interessante: «Più si applica l’ipnosi e meglio funziona: esercitarsi a casa allena l’uso delle risorse personali che si scoprono durante le sedute di consultazione con l’accompagnamento medico».