Ripercorriamo le vite di Sophia Loren e Brigitte Bardot, icone del cinema, che a settembre compiono 90 anni.
Che settembre, quello del 1934. Separate da otto giorni nascono due bimbe vocate a incidere per decenni su cinema, costume, comune senso del pudore. Il 20 tocca a Sophia Loren, il 28 a Brigitte Bardot. Sophia nasce a Roma da un’insegnante di piano, Romilda Villani, che nel ’32 aveva vinto il concorso quale sosia di Greta Garbo, ma non si era potuta trasferire a Hollywood per l’opposizione della famiglia, e da un padre, Riccardo Scicolone, figlio di un marchese siciliano, però di scarsi mezzi finanziari e soprattutto restio alle nozze con la mamma delle sue figlie, nel ’38 si è aggiunta Maria.
Così le tre donne sono costrette a tornare a Pozzuoli dalla famiglia dei nonni materni, senza però sfuggire a un’esistenza grama. Brigitte nasce nella Parigi altolocata, figlia dell’industriale Louis e della ventiduenne Anne Marie Mucel, appassionata di danza e moda, entrambi di casa nel mondo culturale e artistico della capitale francese. In famiglia i problemi cominciano subito: le preferenze della mamma vanno alla sorella minore, Brigitte ne soffre e cerca consolazione nella danza classica, cui segue l’iscrizione al Conservatorio.
La Loren a 15 anni vince un concorso di bellezza: con i soldi del premio ritorna a Roma assieme a sorella e madre, determinatissima a cercare attraverso la figlia una rivincita alle proprie delusioni. La iscrive a una serie di concorsi: nel ’50 Sophia entra fra le finaliste di miss Italia, si aggiudica la fascia di Miss Eleganza. Rappresenta il passepartout per una serie di comparsate cinematografiche, dove il suo fisico prorompente non passa inosservato. Nel ’51 l’appuntamento che cambia il destino: con il produttore Carlo Ponti, che ha ventidue anni più di lei. Sophia firma un contratto di sette anni e soprattutto ottiene parti rilevanti in parecchi film di cassetta, dove adotta diversi pseudonimi. Il cognome Scicolone non lo vuole usare e in ogni caso non funziona, soprattutto all’estero. Allora lo cambia in Loren, ispirato dall’attrice svedese Marta Toren. Nel ’54 è la protagonista di Peccato che sia una canaglia. Sarebbe una pellicola come tante altre, invece le fa incontrare Marcello Mastroianni, il partner storico di quarant’anni di successi, e Vittorio De Sica, il regista delle sue interpretazioni più ammirate.
Grazie alle conoscenze della madre, la Bardot appare spesso sulla copertina di «Elle» prestigiosa rivista modaiola. Viene così notata dal regista Allegret. Malgrado l’opposizione dei genitori, riesce ad avere un colloquio con la ragazza, al quale partecipa il suo giovane assistente Roger Vadim. Tra lui e Brigitte sboccia una passione tempestosa, assai chiacchierata financo nella permissiva Parigi, vista la minor età di Brigitte, che infatti promette a mamma e papà di sposarsi solo al compimento dei diciotto anni. Intanto gira una serie di film di modeste pretese, da Manina senza veli a Piace a troppi, che però la trasformano in una star internazionale. A esser colpiti sono giornali e televisioni statunitensi. L’accostano a Marilyn Monroe, così diventa anch’essa un’icona della sessualità femminile. La Bardot non si tira indietro: le sue fotografie maliziose su un divano o sulla sabbia del lido di Venezia al pari delle apparizioni in bikini o addirittura a tette in fuori ne fanno un oggetto del desiderio interplanetario. La consacrazione finale arriva da Andy Warhol, che la inserisce tra i soggetti dei suoi dipinti.
Per la Loren la consacrazione giunge dalla copertina di «Life»: anticipa lo sbarco a Hollywood. Kramer, Cukor, Hathaway, Reed, Lumet sono solo alcuni dei registi di grido, che la dirigono in produzioni milionarie con partner di assoluto livello e un paio non rimangono insensibili al suo fascino: Frank Sinatra e Gary Grant la chiedono in moglie. Lei invece torna da Ponti: l’attende la prova più impegnativa in uno dei rari ruoli drammatici, per il quale dovrà anche invecchiarsi e imbruttirsi, Cesira, la mamma della sventurata Rosetta in La ciociara. Le vale la Palma d’oro a Cannes, l’Oscar a Los Angeles, il David di Donatello a Roma, la definitiva statura di diva internazionale.
A causa del suo personaggio pruriginoso, il cinema americano respinge la Bardot. Lei se ne fa una ragione e si converte alla musica e alle canzoni, che l’hanno sempre intrigata più dei film. Due film di Clouzot (Vita privata) e di Malle (La verità ) s’intersecano con la sua esistenza, ne estraggono professionalmente il meglio. Ma per lei sono anni difficili tra relazioni tormentate, tentativi di suicidio, il nudo su «Playboy» italiano, la collaborazione con Gainsbourg in Je t’aime…moi non plus. Le proteste del fidanzato dell’epoca la spingono a bloccare l’uscita del disco, che poi Gainsbourg trascinerà a un incontenibile successo mondiale con la voce della Birkin.
La Loren inanella con Mastroianni e De Sica film indimenticabili come Ieri, oggi, domani e Matrimonio all’italiana, tratto dalla famosissima Filumena Marturano di Eduardo De Filippo: trent’anni dopo in Pret a porter Altman le chiederà di rifare la scena del famoso spogliarello con cui in Ieri, oggi, domani inebetiva Mastroianni. E ancora al fianco di Mastroianni, ma con la regia di Scola, la sua interpretazione più toccante nell’amore disperato di Una giornata particolare. Tutte prove che conducono al secondo Oscar, quello alla carriera tributatole nel ’91. Eppure, l’Italia con Sophia si dimostra matrigna: dalle accuse di bigamia per il matrimonio all’estero con Ponti, che era sposato e ancora non esisteva il divorzio, ai tredici giorni di galera per un’accusa di evasione fiscale, dalla quale sarà completamente prosciolta. Forse così si spiegano l’acquisizione della cittadinanza francese e la residenza a Ginevra in compagnia della sua splendida collezione d’arte: Matisse, Cezanne, Picasso, Braque, Dalì, Canaletto, Renoir, De Chirico, Balla, Magritte, Bacon, Kokoschka.
A quarant’anni la Bardot annuncia un ritiro in realtà già maturato da tempo. Da quel giorno si dedica all’appassionata difesa degli animali e delle idee di destra, che l’hanno portata a sostenere prima De Gaulle e ai giorni nostri la Le Pen.