Tassare le maggiori sostanze private del mondo

by Claudia

Al G-20 si parlerà di introdurre una tassa del 2%, ma un gruppo di economisti francesi propone soluzioni fiscali molto di più radicali. In Svizzera solo i cantoni tassano, ma con livelli bassi

Più o meno in parallelo con la crescita dei debiti pubblici di molti Paesi, sorgono qua e là proposte di aumentare le entrate dei vari Stati dell’area democratica. E questo non solo a causa dei deficit provocati dal periodo di pandemia, cui si sono aggiunti quelli per l’armamento, ma piuttosto per un principio di ridistribuzione delle ricchezze. Da qui la ricerca di soluzioni fiscali che soddisfino entrambi gli scopi. Da qualche mese si parla, quindi, di imposte sulla sostanza, che vanno ovviamente a carico dei più benestanti.

Dopo l’introduzione dell’imposta minima del 15%, questa volta però sugli utili dei grandi gruppi attivi sul piano internazionale, ecco affacciarsi una proposta avanzata dal gruppo di economisti francesi, di cui fa parte anche Thomas Piketty e già all’ordine del giorno di una prossima riunione dei ministri delle finanze del G-20, il gruppo che riunisce le maggiori economie mondiali.

Si tratterebbe di introdurre una tassa del 2% a carico delle maggiori sostanze private nel mondo. L’aliquota prevista è ancora molto lontana dalle proposte del gruppo di economisti francesi, per il quale sarebbero opportuni tassi d’imposta sui redditi tra il 60 e l’80%, cui si aggiungerebbero imposte sulla sostanza tra il 6 e l’8%.

Il rapporto presentato da questi economisti per il 2022, basato sui dati del 2021, stima che nel mondo vi siano 2750 miliardari che posseggono globalmente 13’000 miliardi di dollari. Un’imposta sulla sostanza produrrebbe, quindi, 260 miliardi di dollari ogni anno, che corrisponderebbero a circa lo 0,3% del PIL mondiale.

In Svizzera si tratterebbe di circa 2 miliardi di franchi all’anno. Attualmente la Confederazione non percepisce un’imposta sulla sostanza. Lo fanno, però i cantoni che, nel 2021, hanno incassato quasi 9 miliardi di franchi globalmente. Tuttavia, sul piano teorico, un’imposta sulla sostanza incontra sempre qualche difficoltà. Essa contraddice, infatti, il principio secondo cui un’imposta non dovrebbe mai colpire la fonte del reddito che poi viene tassato. Per questo la Confederazione non la applica e anche i cantoni applicano tariffe molto modeste, tra lo 0,2 e l’1%.

Infatti, si tratta di un’imposta che punisce il risparmio e gli investimenti, viene applicata anche in caso di perdite e può ostacolare la crescita delle imprese. Molti Paesi l’hanno abolita perché poco redditizia, mentre altri la giustificano quale complemento al principio di tassare in base alla forza economica del contribuente, oppure quale moderatore delle disuguaglianze. Inoltre, supplirebbe in parte al limite massimo delle aliquote sul reddito e potrebbe essere un parziale sostituto a un’imposta sui guadagni in capitale, che alcuni Paesi non applicano. Comunque solo tre dei 38 paesi dell’OCSE praticano ancora la tassazione delle sostanze: la Svizzera, la Spagna e la Norvegia.

Anche in Svizzera, però, non mancano i tentativi di tassare i grandi patrimoni. Parecchie volte si è parlato di introdurre un’imposta speciale sulla ricchezza, ma finora questi tentativi non sono riusciti. Oggi si torna però a discutere di una tassa sulle eredità, che sarebbero la fonte maggiore della ricchezza odierna.

Un’iniziativa dei giovani socialisti propone di introdurre una tassa del 50% sui patrimoni ereditati. In altri termini, lo Stato si approprierebbe della metà delle ricchezze prodotte in una vita da un singolo, ma anche dalla sua famiglia. Per un Paese che conta nella sua economia un gran numero di piccole imprese si vede subito quanto un simile provvedimento possa essere controverso.

Per questo l’iniziativa propone di iniziare la tassazione oltre i 50 milioni di eredità, qualificandosi come un ulteriore tentativo di colpire i grandi patrimoni soltanto. Si tratterebbe, in sostanza, di circa 2’000 persone. A ben guardare proprio questi limiti possono, da un canto, attirare molte simpatie, ma dall’altro stanno già provocando manovre per cercare di sottrarsi a questo nuovo potenziale balzello. Va infatti considerato il serio pericolo che la Svizzera perda molta della sua attrattività per gli alti redditi e i grandi patrimoni.

Da notare che, oggi, lo 0,4% delle persone più ricche, cioè con oltre 10 milioni di franchi, possiede circa un terzo di tutte le sostanze dichiarate al fisco. Tuttavia, a causa della progressività delle imposte, pagano molto di più di un terzo delle imposte sulla sostanza. Sul reddito, le classi più elevate pagano circa un quarto del gettito totale delle imposte. Un’applicazione – che qualcuno spera perfino retroattiva – dell’iniziativa non solo può provocare la fuga di buoni contribuenti, ma può escludere la Svizzera dai Paesi che offrono buone garanzie anche per i capitali. In altre parole, la ricerca di metodi e sistemi per colpire le grandi sostanze potrebbe essere all’origine di un calo delle imposte globali percepite e costringere ad aumentare le imposte per ceti medi e medio bassi.