Tutto ruota attorno a un gruppo di handbiker. Persone che, malgrado la loro condizione di paraplegia, volevano continuare a coltivare la passione per le due-ruote, anche a un certo livello, ragion per cui necessitavano del relativo supporto. Così, una decina di anni fa è nata InSuperAbili, associazione il cui scopo era appunto quello di sostenere e garantire l’indispensabile sostegno. «Per chi pratica questa disciplina a livello competitivo si tratta di un’attività parecchio intensa, quasi come il ciclismo “tout court”, con un calendario internazionale di gare fitto di appuntamenti durante la stagione bella», sottolinea il presidente Walter Lisetto.
In sella all’associazione, Lisetto ci è salito fin dalla prima ora: «Quello della disabilità è un tema che mi sta molto a cuore, visto che avevo un fratello tetraplegico. In più nell’ambito dell’organizzazione della StraLugano avevo curato gli aspetti organizzativi e logistici per quel che concerne la prova riservata alle handbike. Per cui, quando si è trattato di rappresentare la figura del presidente per la neonata associazione, ben volentieri ho raccolto l’invito: in fondo per me è stato come chiudere il metaforico cerchio».
Una cosa, però, tira l’altra, e così a oltre dieci anni di distanza dalla sua nascita, l’associazione ha allargato il campo delle sue attività, estendendo il più possibile la gamma di discipline e sport proposti e supportati. Handbike, nuoto, vela, sci, curling, parapendio, sledge hockey, tennis, scherma e via elencando: la vera barriera, in un certo senso è solo psicologica, perché grazie alla dedizione dei responsabili dell’associazione, tutto, o quasi, diventa possibile. «Il motto che ci contraddistingue è “le barriere sono solo quelle della mente”, per cui è in questo senso che abbiamo voluto lavorare. Da qui l’idea di estendere il più possibile il ventaglio delle nostre proposte: la paraplegia è e dev’essere vissuta come una condizione, non come una limitazione. Ecco perché fra le nostre proposte figurano pure attività capaci di far scorrere adrenalina a fiotti nelle vene. Si pensi, ad esempio, al volo in mongolfiera, per non dire del parapendio, sport che spesso spaventa pure parecchi normodotati… Alcuni si sono confrontati persino con l’aero gravity, sorta di simulazione di volo in un’atmosfera priva di gravità – attività affatto evidente per persone che devono convivere con problemi motori – ma appunto parecchio suggestiva. Siamo come una grande famiglia, che si batte per rivendicare il diritto di praticare attività stimolanti, evitando così il rischio di essere ghettizzati in attività di serie B. In questi anni abbiamo voluto portare allo scoperto i nostri atleti di modo che quando si incrocia un handbiker per le nostre strade lo si veda come un InSuperAbile, e lo si guardi con ammirazione anziché con una sorta di compatimento. Esattamente come si farebbe con un ciclista o una persona intenta a fare jogging». Parlando di handbike, non si può non citare il drammatico evento che l’anno scorso ha visto coinvolti una moto e, appunto, un handbiker, purtroppo deceduto: «La scomparsa di Davide in un tragico incidente ha logicamente destato parecchio sconforto in tutto il Ticino e in seno a InSuperAbili».
L’atleta disabile che vuole cimentarsi in un’attività sportiva ha più di una barriera da superare, sia fisica sia psicologica: «Evidentemente c’è sempre un percorso da fare, a livello psicologico, se la disabilità è dovuta a un evento traumatico come può esserlo un indicente o una malattia. E stiamo parlando di due-trecento persone che ogni anno in Svizzera si ritrovano in questa situazione in seguito a incidenti di natura sportiva o per altre attività… Parliamo di un percorso individuale che può durare parecchi mesi come pure anni, al termine del quale si dovrebbe giungere all’accettazione del nuovo status, cosa non sempre scontata. A quel punto entrano in gioco le associazioni come la nostra, mostrando le nuove opportunità al servizio di questa nuova condizione, sportive ma anche nei campi della cultura e del tempo libero».
Tutto di guadagnato per i disabili, ma anche per Walter Lisetto, che a livello personale in dieci anni di presidenza di InSuperAbili ha vissuto esperienze indimenticabili: «Parecchie, a cominciare dalla possibilità di fare delle attività che, con tutta probabilità, mai avrei altrimenti praticato, come il parapendio, o l’aero gravity (vedi foto). Come dicevo, essendo quello della paraplegia un tema che mi sta particolarmente a cuore, ho vissuto questi anni come una grande opportunità, arricchente sotto ogni punto di vista. E mi ha portato tante ottime amicizie».
Altro tema che sta a cuore a Lisetto e alle persone che portano avanti l’attività di InSuperAbili è quello della collaborazione e della condivisione, proponendo una serie di appuntamenti che hanno come obiettivo l’abbattimento di quella sorta di barriera che ancora troppo spesso si riscontra tra le attività per paraplegici e quelle per normodotati. «La prova di handbike nell’ambito della StraLugano è un esempio, ma non l’unico che abbiamo proposto in questi anni. Penso ad esempio al volo in mongolfiera sopra Cornaredo, aperto a tutta la popolazione e che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di persone. Ecco, in momenti come quelli hai la conferma di stare pedalando nella direzione giusta, e trovi le forze per portare avanti con ancora più determinazione quella che è una sorta di missione».
Ecco infine qualche altro numero per rendere l’idea di come si muova e cosa rappresenti InSuperAbili. Fondata il 15 maggio 2012, l’associazione conta attualmente oltre 400 soci, di cui un centinaio con disabilità di vario tipo, seguiti da una ventina di monitori specificamente formati. Una ventina, infine, le prove di handbike a cui l’associazione è presente con qualche suo rappresentante. «Dopo la nostra costituzione abbiamo preso parte all’assemblea dell’Associazione svizzera dei paraplegici di Nottwil, dove abbiamo ottenuto il riconoscimento di sezione ufficiale per il Ticino (basato sin da subito a Lugano), unitamente al Gruppo paraplegici Ticino».