Guida dilettevole per il passeggiatore digitale-1: Nella Rete esistono ancora isole di conoscenza e di memoria un po’ discoste dove riposare l’udito e la mente, in una serie di articoli vi invitiamo a scoprirne alcune
Ai margini dell’Internet rumoroso e spesso inutile nel quale poche aziende multinazionali decidono delle modalità in cui si svolge la conversazione globale, ne sopravvive uno che continua a usare la rete per progetti di reale conoscenza. Potremmo definirlo un Internet umanista, fedele agli ideali dell’inizio, quando si pensava che la Rete sarebbe diventata inventario di tutte le conoscenze umane e strumento per superare le divisioni attraverso il dialogo e il sapere condiviso. È di questo arcipelago di pace, costellato da isole di conoscenza e di memoria un po’ discoste, che vogliamo parlare in questa serie di articoli. Un po’ passeggiatori solitari e un po’ enciclopedisti dell’inessenziale (di cui però non si può fare a meno), raggiungeremo insieme luoghi esotici e poco esplorati.
Il rumore di fondo accompagna qualsiasi navigante che si inoltra nel mare agitato della Rete: notizie, polemiche, dibattiti, un profluvio di immagini e parole che rischia di sopraffarlo e infine sommergerlo. Dove risposare l’orecchio e la mente?
Tocchiamo finalmente le rive di una terra ospitale per il nostro udito e gettiamo l’ancora. Non siamo molto lontani da casa: la Fonoteca nazionale svizzera, che ha la sua sede a Lugano e che si occupa della salvaguardia del patrimonio sonoro del nostro Paese, ci offre sul suo sito moltissimo materiale in libero accesso. A farci da guida è Giuliano Castellani, responsabile della valorizzazione delle collezioni, che ci segnala un progetto in particolare: quello che ha portato alla digitalizzazione di 116 cilindri fonografici (il primo supporto di registrazione sonora diffuso a livello globale, inventato da Edison nel 1878) appartenenti alla collezione di Luigi Corti.
Un viaggiatore anche lui e un amante della musica: nato a Chiasso nel 1837, Corti emigra a Londra attorno al 1857. Con la moglie Mary Ann Ellis condivide la passione per la musica: lei è pianista e insieme cominciano a comprare cilindri fonografici con le registrazioni di bande musicali, canti d’operetta e pezzi d’orchestra. Ma nella collezione vi sono delle registrazioni particolarmente importanti: si tratta di quelle eseguite a Chiasso attorno al 1903 con cantate e pezzi interpretati da musicisti della regione. Per ascoltare questi suoni, tra i primi che gli esseri umani siano riusciti a registrare per poterli ascoltare successivamente, basta andare sul sito della Fonoteca (www.fonoteca.ch) e poi nella pagina dedicata a «Fondi e collezioni».
Ci sarebbe molto altro da scoprire qui, ma è arrivata l’ora di riprendere il viaggio: togliamo l’ancora e raggiungiamo – maneggiando con destrezza il mouse – le amene rive del sito www.freesound.org, un progetto di ricerca, che nasce nel 2005 grazie all’Università Pompeu Fabra di Barcellona. Vi scopriremo una tribù esotica e globale di indigeni che amano collezionare ciò che c’è di più effimero: il suono. Questo sito è infatti – oltre che un progetto collaborativo al quale potete contribuire – un enorme e ben ordinato magazzino che ne contiene 634’600 provenienti da tutto il mondo. Volete sapere come cigola una porta in Giappone? Che suono fa un’ambulanza in Spagna o in Germania? O il gorgogliare di una fontana a Brione Sopra Minusio (c’è anche quello)? È tutto a portata di orecchio grazie al motore di ricerca che trovate sulla home page. E naturalmente i suoni si possono scaricare e riutilizzare, se lo desiderate, grazie alle licenze Creative Commons, un modo intelligente e non commerciale di condividere il sapere.
Da Barcellona a Londra, navigando sulle onde del tempo approdiamo sul sito www.sound-effects.bbcrewind.co.uk, dove scopriamo una sorprendente raccolta di suoni, messa a disposizione di tutti (purché non per uso commerciale) dalla BBC, la cara vecchia «Auntie Beeb», che ha compiuto 100 anni nel 2022. Un secolo intero passato a trasmettere sulle onde radio e – dunque – a registrare suoni: sono 48’000 quelli che si possono ascoltare e scaricare dal sito, che vanno dalle campane del college di Oxford a una cascata della Patagonia, passando per il clacson di un sottomarino o il rumore della porta di una Ford Cortina del 1969 che si chiude. In questo archivio online c’è anche quella che è considerata la prima registrazione di storia naturale al mondo, raccolta su cilindro di cera nel 1889 da Ludwig Koch. Si tratta del canto dello shama groppabianca (Copsychus malabaricus), piccolo uccello passeriforme diffuso tra India settentrionale e Cina meridionale.
Lasciamoci dunque guidare dagli uccelli verso il nostro ultimo approdo virtuale e puntiamo il mouse su www.xeno-canto.org. Qui ad accoglierci sono 863’114 canti di volatili da tutto il mondo, messi a disposizione da un progetto nato nel 2005 e gestito oggi dalla Xeno-canto Foundation e dal Naturalis Biodiversity Center di Leida, in Olanda. Se sapete già cosa cercare, non esitate: usate il motore di ricerca in alto sulla pagina. Se invece avete voglia di farvi prendere per mano alla scoperta di questo mondo quasi infinito di suoni, andate sulla pagina «spotlight» del sito. Qui troverete per esempio il canto degli inseparabili dal collare nero, raccolto da un naturalista del Max Planck Institute of Animal Behavior nel corso di una ricerca sul campo in Repubblica Democratica del Congo. O la bella e commovente vicenda di un team di studiosi di Taiwan partiti per la tundra artica in Siberia a registrare il canto della rara gru siberiana. E da poco Xeno-canto ha integrato anche i canti di rane, rospi, pipistrelli, cavallette e grilli: tutto un mondo di rumori in via di sparizione. «Sembra che il paesaggio sonoro mondiale abbia raggiunto l’apice della volgarità nel nostro tempo e molti esperti hanno previsto la sordità universale come conseguenza finale», scriveva ironico R. Murray Schaefer, l’inventore del concetto di paesaggio sonoro. Erano gli anni 70 del secolo scorso e ancora le rondini cinguettavano sotto i nostri tetti.