Quanto è difficile liberarsi dagli oggetti accumulati

by Claudia

Gentile signora,
le scrivo in quanto recentemente ho riflettuto sulle cose che ho: armadi pieni di vestiti, cucina piena di utensili e cantina con molti oggetti e beni che non uso mai. Onestamente ho la cantina piena, ma non so cosa ci sia. Faccio fatica a fare ordine in casa e faccio fatica soprattutto a donare e a buttare vestiti e oggetti che non uso da molto tempo.
Il mio desiderio è quello di poter avere l’essenziale, il giusto per vivere e lasciarmi alle spalle il passato e liberarmi del superfluo. Mi piacerebbe avere solo cinque jeans, cinque mutande, cinque paia di calze, cinque paia di scarpe e una giacca. Il resto è inutile, non ne ho bisogno. Ma mi manca il coraggio di buttare e di liberarmi dell’inutile.
Secondo lei da dove posso iniziare per ricominciare?
Grazie mille per le sue parole e scritture molto profonde e sagge.
/ Alex

Caro lettore,
grazie per il suo apprezzamento e per la fiducia che esprime la sua domanda. Lei mi chiede: «Da dove posso iniziare per ricominciare?». Da se stesso, dalla sua storia, da vicende che hanno determinato le difese con le quali cerca di colmare il buco nero che lacera la sua anima. Un vuoto che non riconosce nonostante condizioni la sua esistenza.

Molti penseranno che viviamo nella società dei consumi e che mille incentivi ci inducono, sin da bambini, a desiderare cose, beni materiali, piuttosto che affrontare desideri impossibili, come sposare la mamma o il papà oppure annullare la sorellina o il fratellino che minacciano il nostro posto nella famiglia. Ma si tratta di fantasie infantili destinate a sparire verso i sei anni, quando inizia l’età di latenza, che non causano, come nel suo caso, sofferenza e consapevolezza e tanto meno, domande di comprensione e di aiuto.

Lei soffre, suppongo, di una «coazione a ripetere»: un comando inconscio che le impedisce di eliminare il superfluo. Vorrebbe farlo ma non ci riesce. Perché? Perché sarebbe come scoperchiare un buco nero che fa paura. Si rende conto che il superfluo si misura sul bisogno degli altri. Ma gli altri nella sua vita non ci sono.

Gli oggetti accumulati formano una barriera che la isola, persino da se stesso. Di conseguenza sta soffocando sotto un cumulo di oggetti che considera inutili e al tempo stesso necessari. Una bella contraddizione! Come disattivarla? Srotolando il filo del tempo sino a ripercorrere a ritroso la sua vita. Il passato può costituire una sorta di specchietto retrovisore che consente di guardare indietro per andare avanti.

Troverà una vita, come quella di tutti, punteggiata da perdite più o meno gravi. Ma non si soffermi sui lutti più importanti che probabilmente sono stati condivisi, elaborati e compresi. Consideri piuttosto le piccole frustrazioni come il tradimento di un amico, la fine di un amore adolescenziale, l’improvvisa partenza di un insegnante o di un allenatore particolarmente amato. Perdite che, ritenute irrilevanti, devono essere state subito accantonate e dimenticate. Ma ora, perché di quanto abbiamo vissuto nulla va perduto, tornano dall’inconscio profondo a bussare alle porte della mente sotto forma di sintomo: l’accumulazione forzata.

Non è facile lavorare su di sé senza farsi accompagnare da una guida attenta e competente. Ma vale la pena di provare quando, come nel suo caso, è tanto forte la voglia di ricominciare.