La pianta fantasma dai petali di cuoio

È facile avere un debole per alcune piante, chi scrive ne ha diversi, e tra questi vi è senz’altro quello per il Graptopetalum weinbergii (sinonimo di Sedum weinbergii), nome complesso e arzigogolato, di certo difficile da ricordare, ma pianta facile da curare, date le sue esigenze minime che ne garantiscono la vita dopo la messa a dimora.

Si tratta di una succulenta (e non di una pianta grassa come direbbero in molti), originaria del Messico. Presenta foglie carnose, disposte a rosetta, dal colore grigio argento tendenti al rosso ametista, specie sui bordi, durante i mesi invernali. Alta non più di trenta centimetri, ha radici quasi inesistenti, fascicolate e molto fini, fusti corti, spessi, color grigio verde, che nelle piante adulte tendono a lignificare.

La particolarità di queste piante risiede nell’estrema facilità di radicazione: basta infatti procurarsi una talea data da una rosetta per avere in pochi mesi una considerevole stirpe di Graptopetalum weinbergii. Si può interrare lo stelo della rosetta o anche solo le singole foglie: tenute moderatamente bagnate produrranno una mini rosetta di foglioline nella zona del picciolo che in poche settimane andrà a ingrandirsi, ottenendo così nuove piante che si possono moltiplicare all’infinito.

Longeve, si allargano rapidamente, riempiendo in fretta vasi, ciotole o aiuole specie in giardini rocciosi, visto che amano appoggiarsi su sassi assolati.

Della famiglia delle Crassulaceae, sono decorative tutto l’anno, ma tra maggio e giugno diventano ancora più belle poiché fioriscono: dal centro delle foglie compaiono vistosi fiori stellati formati da cinque petali bianchi puntinati di rosso cupo. Amanti di zone in pieno sole e molto luminose, resistono anche alle basse temperature, intensificando maggiormente il color rossastro sulle foglie.

Parente stretto dei generi Sedum ed Echeveria, il Graptopetalum si ibrida facilmente con loro, creando nuove piantine che spesso sono difficili da classificare e danno origine a sinonimi o a errori di classificazione.

Ne è un esempio Graptopetalum paraguayense, estremamente simile, ma originario dello stato di Tamaulipas ed è più resistente al freddo (fino a -10°C): raggiunge i venti centimetri di altezza e i sessanta centimetri di ampiezza, ma se messe a confronto, le due varietà risultano identiche poiché sono frutto di incroci naturali.

Perenni, vengono chiamati anche piante fantasma o madreperla per via della patina opalescente che si crea sulle foglie, regalando loro un colore glauco, quasi etereo; in Inghilterra assumono il nome di Leatherpetal, petali di cuoio, per via della loro robustezza.

Prediligono terreni sciolti, formati da terra mescolata a sabbia con un buon drenaggio e concimato. Per un nuovo impianto, risulta essere ideale la messa a dimora in un terreno per cactacee, intervenendo ogni 15-20 giorni con del concime sempre per cactacee, da preferire liquido e miscibile all’acqua, da aprile a settembre, mentre in inverno non è necessaria, poiché sono in pausa vegetativa.

Oltre ai due Graptopetalum già descritti, ve ne sono altri, come il G. amethystinum o «pianta a foglia di gioiello» che è pure di origine messicana, con foglie grassocce dal colore rosa verde e fiori primaverili a forma di stella rosso giallo.

Oppure G. bellum che si coltiva all’interno degli appartamenti, lontano dal sole diretto e che produce rosette di foglie direttamente dal terreno (non ha fusti); questa varietà in primavera schiude i suoi fiori dalla tipica forma di stella, rosa acceso.

Infine vi è la G. macdougallii che si distingue dalla weinbergii per avere rosette fogliari molto più dense, date da foglie più piccole e tondeggianti.

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