Se il cuore si ferma

by Claudia

Medicina: l’arresto cardiaco è una situazione particolarmente grave che va subito affrontata

«In Ticino si verificano annualmente oltre 300 arresti cardiaci improvvisi e, a ogni minuto di ritardo, la probabilità di successo sopravvivenza si riduce del 7-10%». Sono i dati della Fondazione Ticino Cuore contestualizzati e suffragati dal suo presidente, il cardiologo Alessandro Del Bufalo: «Anche nel 2023 il numero complessivo degli arresti cardiaci nel canton Ticino si è mantenuto al di sotto delle 300 unità (292, per l’esattezza), rispetto a una media di 332 arresti cardiaci degli ultimi diciannove anni, e un massimo di 397 nel 2020, anno della pandemia».

Un risultato che lo specialista definisce «incoraggiante». Di fatto, il grande contributo di Ticino Cuore sul nostro territorio è votato a migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita del paziente colpito da arresto cardiaco extra ospedaliero e si focalizza «sulla possibilità di mettere in atto quanto prima le misure salvavita e la rianimazione cardiopolmonare, associate all’impiego di defibrillatori automatici esterni da parte di soccorritori laici adeguatamente formati». Ciò che pone il nostro Cantone tra i migliori a livello internazionale per quanto riguarda la sopravvivenza globale che va dal 15%, fino al 60%, in caso di fibrillazione ventricolare.

Il dottor Del Bufalo conferma la tendenza cantonale: «Un dato di cui essere orgogliosi mostra che in Ticino nell’80% dei casi testimoniati (ndr: quando qualcuno assiste all’evento) di arresto cardiaco le persone presenti hanno iniziato immediatamente le misure di rianimazione; questo, rispetto a una media del 60% nei 19 anni di attività della Fondazione». Una direzione le cui fondamenta scientifiche sono date pure dalle conclusioni di uno studio svedese sugli arresti cardiaci occorsi in ambito extra ospedaliero fra il 2011 e il 2017, che pone l’accento sulla diffusione dell’addestramento alla rianimazione cardiopolmonare come una priorità assoluta: «Effettuata prima dell’arrivo dei servizi medici di emergenza, è riconosciuta come in grado di assicurare un più alto tasso di sopravvivenza nei casi di arresto cardiaco extra ospedaliero».

A fronte di quanto sopra, è necessario comprendere cosa succede: «Il primo sintomo dell’arresto cardiaco è la perdita di conoscenza: la persona non respira, non c’è polso e non c’è coscienza, le pupille si dilatano e non reagiscono alla luce». Allora, va immediatamente allertato il 144 da dove l’operatore porrà domande alla persona presente, che le permetteranno di iniziare le prime misure di soccorso più appropriate: «In parallelo, viene inviata tempestivamente un’ambulanza e si attiva la rete di First Responder che, giungendo sul posto, permette di ridurre il tempo di soccorso, letteralmente di vitale importanza per preservare le funzioni cerebrali».

Anche per quanto attiene alla rete dei First Responder, si distingue il contributo della Fondazione Ticino Cuore, spiega Del Bufalo: «Si tratta di persone che hanno deciso di mettere a disposizione il proprio numero di telefono cellulare, sul quale ricevono gli allarmi per presunti arresti cardiaci direttamente da Ticino Soccorso 144». È una rete di persone che, spiega lo specialista, «ha una funzione sussidiaria a quella dei servizi di soccorso professionisti chiamati istituzionalmente a intervenire in caso di soccorso». Ma che sa fare la differenza e mostra il grande «buon cuore» (è il caso di dire così) dei cittadini che diventano Firs Responder: «Nel corso del 2023 la rete si è ulteriormente ampliata raggiungendo i 5697 iscritti». È dunque un dato di fatto: «Nel caso in cui la situazione confermi l’arresto cardiaco, le misure di rianimazione (massaggio cardiaco e, se disponibile, l’uso di un defibrillatore) sono ciò che fa la differenza se messe in atto quanto prima, o almeno fintanto che il First Responder e i professionisti giungano sul posto».

I fatti parlano chiaro: «In Ticino, grazie alla Fondazione Ticino Cuore attiva dal 2005, sono state formate quasi 134mila persone con un corso di rianimazione offerto alla popolazione, corrispondenti circa al 35% della popolazione globale cantonale, percentuale nettamente maggiore (fino oltre il 50%) se escludiamo i bambini e gli anziani». Tutti possono imparare le tecniche di rianimazione e chi è interessato può annunciarsi attraverso il sito della Fondazione www.ticinocuore.ch/it. La sopravvivenza dopo un infarto cardiocircolatorio extra ospedaliero costituisce l’obiettivo principale di tutti gli attori, sanitari, Ticino Cuore compreso, che intervengono durante l’intero percorso di presa a carico e di cura: «Dal momento dell’evento fino al recupero della qualità di vita della persona colpita, la tempestività e le competenze sono l’elemento essenziale per una buona prognosi e per la ripresa di una vita degna, che comporti un nullo o minore danno cerebrale. Questo, perché quando si rianima non sempre il cervello riesce a recuperare completamente le sue funzioni: a volte vi sono persone che, rispetto a prima dell’evento, mostrano tratti caratteriali diversi come la perdita della gioia di vivere, sintomi depressivi, perdita di freni inibitori».

Ancora una volta è la prevenzione a giocare un ruolo molto importante per preservare la salute del nostro cuore, e si sa che l’infarto si può prevenire in quattro casi su cinque. Lo rivela un ampio studio coordinato da Agneta Akesson del Karolinska Instituted di Stoccolma, i cui risultati sono stati pubblicati sul «Journal of the American College of Cardiology». Questa ricerca ha permesso di monitorare per circa undici anni quasi 21mila uomini di età compresa fra i 45 e i 79 anni. L’ampia popolazione e il lungo periodo di osservazione hanno consentito di stabilire alcuni punti salienti sulla possibilità di prevenire alcune patologie cardiovascolari, e in particolare l’infarto.

A questo proposito, il cardiologo ricorda il concetto principe della prevenzione: «È determinante l’assunzione di un corretto stile di vita: astensione dal fumo, attività fisica regolare e moderata (camminata rapida, corsa leggera, nuoto, bicicletta) per almeno mezz’ora al giorno, e una sana alimentazione». Di fatto, dallo studio svedese emerge la stessa conclusione: «Chi seguiva un regime alimentare adeguato, quindi sano, insieme a una regolare pratica fisica a favore del mantenimento del peso corporeo, aveva una probabilità ridotta fino a oltre 85% di incorrere in un infarto». Richiedendo altresì anche l’astensione da fumo e un consumo limitato di alcol.

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