Viale dei ciliegi

by Claudia

Cristina Bellemo-Danilo Fresta, Come un fantasma, Edizioni Pelledoca, collana Piccole Piume (Da 7 anni)

Gita di classe al parco dei divertimenti. Bambini urlanti, spintonanti, gioiosi. Non tutti, però. Ci sono anche bambini, come Milo, e come quei piccoli lettori, o lettrici, che con intimo ed empatico conforto leggeranno questo libro, a cui i luoghi chiassosi e affollati non piacciono, e men che meno le attrazioni horror («che assurdità: andarsela a cercare, la paura. Quella ti veniva già abbastanza da sola…»). Ma «il giorno della gita, come tutte le cose brutte, arrivò in un lampo», Milo non riesce a evitarlo («è molto importante che tu stia coi tuoi compagni») ed eccolo lì, in pullman, con accanto come compagno il solito sedile vuoto, tra i gridolini, le risate, i battimani degli altri. Naturalmente appena arrivati i bambini si riversano alla casa dei fantasmi, con Milo che, rassegnato, per non restare indietro, li deve seguire. Ma mentre cerca di percorrerla il più in fretta possibile per togliersi il pensiero, inciampa, perde tempo, e quando sarà fuori non vedrà più la sua classe, che nel frattempo è stata divisa in due gruppi dalle due maestre, ciascuna convinta che Milo sia nell’altro. E qui inizia l’avventura di Milo che deve arrangiarsi da solo, che cerca invano i compagni, che si imbatte in molte altre cose, anche nelle «zone d’ombra» del parco divertimenti, raccontate con acutezza, come quando, proprio sotto un cartellone pubblicitario con due pupazzi che sbandierano grande allegria dandosi il cinque, Milo vede passare quegli stessi due pupazzi che si trascinano stancamente sul vialetto, e sente i discorsi, non proprio entusiasti, delle due persone che stanno sotto quei costumi pelosi. Ma, oltre a questa avventura esteriore, c’è tutta l’avventura interiore di Milo, anch’essa raccontata con sensibilità, prendendo le mosse proprio dalla metafora del «fantasma». Perché è come un fantasma che si sente Milo. Come tutti i bambini più introversi, sognatori, timidi, Milo spesso si sente non visto. E se ciò a volte può anche tornargli comodo, perché in questa invisibilità si può adagiare sentendosi al sicuro, ecco che qui, in mezzo alla folla del Luna Park che non lo nota, dove all’altoparlante ogni tanto cercano bambini che si sono persi, ma non lui, dove nessuno lo cerca perché nessuno si è accorto che è sparito, Milo sente tutta la tristezza della solitudine. Ma la supererà, grazie alla gioia (vera, profonda, non artificiale) di trovare qualcosa che consuona con i suoi interessi e le sue passioni, facendolo sentire al sicuro, e stavolta non grazie all’invisibilità del fantasma, bensì grazie all’energia vitale dell’esploratore. Questa ritrovata energia lo porterà anche alla gioia di ritrovare i suoi compagni, reinserendosi nel gruppo con loro. Una storia breve e incisiva, che dà lustro alla collana con cui l’editore Pelledoca si rivolge ai lettori più piccoli, una storia in cui l’autrice, Cristina Bellemo, ha cura di ogni scena, vivida anche nei dettagli (come i due euro per il gelato dati a Milo dal nonno, «convinto che i gelati ancora costassero così poco») e di ogni parola, molto vicina alla sensibilità infantile, che più degli adulti si interroga sul linguaggio (ad esempio quando Milo si interroga sulla parola «chiosco», si dice così, o chiostro, casco, cresco?). Espressive anche le illustrazioni di Danilo Fresta.

Ryan T. Higgins, Non sono stato io! (Invece sì), Gribaudo (Da 4 anni)

Quello del terzo incomodo, nelle relazioni di amicizia dei bambini, è un tema di grande importanza, da non sottovalutare, perché non privo, a volte, di grande sofferenza. A sdrammatizzare la questione arriva tutto lo humour dell’autore-illustratore americano Ryan Higgins, con questa storia del porcospino Norman che ha un’amica del cuore, Mildred. Mildred è un albero. E già qui, nel contesto teneramente surreale con cui prende il via questa adorabile storia, si capisce che ne verremo conquistati. Le illustrazioni faranno la loro parte, anche perché permetteranno all’autore una narrazione sia in terza persona, con immagini tradizionali accompagnate da testo, sia in prima persona, con i fumetti, che esprimono parole e pensieri di Norman. Del resto Mildred non parla, è un albero «vero», non un albero umanizzato. Il terzo incomodo sarà un altro alberello, prima piccolo, poi più grandicello, con foglie che addirittura sfiorano quelle di Mildred. Questo contatto sarà insopportabile per il povero porcospino, che si ridurrà a fare qualcosa di insensato… ma per fortuna rimediabile, nella scanzonata ironia delle pagine finali.

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