Allergia alle proteine del latte: come recuperare i nutrienti?

by Claudia

Buongiorno Laura, le scrivo anche io per mia figlia di tre anni, stava spesso male e dopo vari esami abbiamo scoperto che è allergica alle proteine del latte. Come mi devo comportare? Può avere delle carenze se non assume latticini? Posso darle latte di capra o mozzarella di bufala? Cibi vegani? La ringrazio. / Antonia

Buongiorno Antonia, mi dispiace per i brutti momenti che ha passato sua figlia; ora che c’è una diagnosi, vedrà che starà meglio.

L’allergia di cui mi parla consiste in una risposta atipica che il nostro sistema immunitario ha nei confronti del latte e dei suoi cosiddetti derivati oppure ancora, in rapporto a quei prodotti che ne contengono anche solo qualche traccia. Per essere più precisa, sono due, i gruppi di proteine principali che possono causare una reazione allergica: la caseina e le proteine del siero del latte.

La caseina è presente in tutto il latte animale, compreso quello di pecora e capra. Il latte di bufala ha una struttura proteica molto simile a quello della mucca quindi presenta il rischio di una reazione crociata (il sistema immunitario lo attacca per somiglianza). È una delle allergie alimentari più comuni nei bambini. La maggior parte di loro però questa allergia al latte riesce a superarla. Coloro che non la superano potrebbero dover continuare a evitare i prodotti lattiero-caseari.

Segni e sintomi si verificano normalmente subito dopo che il bambino ingerisce latte sotto qualsiasi forma e possono essere da lievi a gravi: dal respiro sibilante, all’orticaria e ai problemi digestivi (diarrea, crampi, vomito e via elencando). L’allergia al latte può anche causare anafilassi – una reazione grave e pericolosa per la vita.

Non ci sono molti comportamenti alternativi per far fronte a questo tipo di allergia: occorre evitare il latte, tutti i prodotti lattiero-caseari e tutti i prodotti che lo contengono come ingrediente. È l’unico trattamento. Per questa ragione è molto importante leggere bene le etichette alimentari: il latte può nascondersi in prodotti che non c’entrano nulla col latte come miscele di spezie, salsicce, prodotti da forno ma anche farmaci e creme per il viso.

Essendo piccola, sua figlia, è difficile spiegarle la situazione, magari sarebbe più facile dirle di accettare solo la frutta dagli altri. Se fossi in lei sensibilizzerei invece tutte le persone che le stanno intorno, dagli amici alla mensa scolastica e, se andate al ristorante, è bene parlarne subito con il cameriere così che possa poi aiutarla nella scelta, se c’è un dubbio su qualcosa lo si evita.

Per quel che concerne le possibili carenze, il latte è una fonte importante di calcio (salute ossa e denti), proteine, vitamine D (importante per la formazione di ossa e denti), e vitamina B12 (è necessaria al metabolismo degli aminoacidi, degli acidi nucleici e degli acidi grassi) tutti indispensabili per la crescita. In commercio esistono molti sostituti del latte come bevande di soia, riso, mandorle, avena, ma non tutti sono arricchiti con queste sostanze, quindi è bene anche qui leggere le etichette e cercare quelli che le contengono.

Per il calcio, le migliori fonti alternative sono soprattutto i cavolfiori e tutti i tipi di cavolo, le verdure a foglia, le mandorle, i semi di sesamo (soprattutto la salsa Tahina), i cereali integrali, i legumi e le spezie. Un’altra alternativa forse più facile per la bambina da assumere è l’acqua minerale in bottiglia; quella dei nostri rubinetti invece ne è povera.

Per la vitamina D è importante l’esposizione solare oppure nel cibo la si può trovare nei pesci grassi, nel tuorlo d’uovo, nei funghi prataioli e nei gallinacci. La vitamina B12 è presente nei prodotti di origine animale e in maggiore quantità nell’uovo, nella coscia di pollo, nelle vongole, nel filetto di trota e nel salmone.

In quanto ai cibi vegani è meglio non dar per scontato che ne siano privi, possono magari contenerne delle tracce che per una persona allergica bastano a scatenare una reazione.

Spero di esserle stata utile, per una maggior serenità, però, le consiglio di parlarne col pediatra e di rivolgersi a una dietista così che la possa aiutare più nello specifico nella gestione della nuova situazione.

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