L’eclettico William Morris, un precursore negletto

by Claudia

Graphic novel biografiche: il suo incredibile lascito culturale rivive in un sentito omaggio fumettistico «tutto italiano»

Esistono, nell’immaginario popolare, figure che, pur essendo note agli addetti ai lavori, non hanno mai riscosso la medesima notorietà presso il grande pubblico; e ciò appare ancor più singolare quando si pensa che, spesso, è proprio la cosiddetta «gente comune» a essere circondata, nell’ambito della propria vita quotidiana, dai frutti del lavoro di tali misconosciuti eroi – magari sotto forma di innovazioni tecniche o estetiche. Si potrebbe quindi dire che sia soprattutto in casi come questi che la graphic novel diviene un mezzo eccellente per la diffusione e l’apprezzamento dell’operato di personaggi che rischierebbero altrimenti di scivolare nel dimenticatoio della cultura popolare, colpevoli soltanto di essere particolarmente difficili da classificare o banalizzare.

Un esempio lampante è quello dell’artista britannico William Morris (1834-1896), responsabile di grandissime innovazioni nell’ambito del design e della decorazione d’interni, e non solo: un uomo fortemente in anticipo sui tempi, destinato a esercitare grandissima influenza sulle arti visive e letterarie del XX secolo – ma che, nonostante ciò, al di fuori delle isole britanniche è sconosciuto ai più. Si tratta di una lacuna che, fortunatamente, il romanzo a fumetti William Morris. Alla ricerca della bellezza perduta, pubblicato pochi mesi fa da 24 Ore Cultura, tenta di colmare.

In effetti, il grande merito di questa graphic novel — la quale, nonostante l’argomento apparentemente «esterofilo», è tutta italiana, essendo nata dalla collaborazione tra i fumettisti Pia Valentinis e Giancarlo «Elfo» Ascari — risiede proprio nel fatto di analizzare l’impatto della figura di Morris non solo dal punto di vista strettamente artistico, ma anche in riferimento al contesto più ampio delle rivoluzioni sociali e politiche della sua epoca: dalle lotte delle suffragette e dal cambiamento epocale nella percezione del ruolo della donna, passando per l’ascesa del socialismo in Inghilterra (e non solo), fino ad arrivare alle lotte sindacali scatenate dalla seconda rivoluzione industriale. Per non parlare, naturalmente, del vero fulcro della vicenda, ovvero la compenetrazione pressoché totale tra le discipline artistiche del tempo, perfettamente esemplificata dalla storia di un artista che, tramite il movimento «Arts and Crafts» da lui stesso creato, ha rifiutato la pomposa distinzione tra arte e artigianato per restituire dignità al lavoro manuale – non trascurando di prodigarsi per la tutela dei lavoratori, nonché delle donne.

Un uomo, insomma, sempre rimasto fedele al grande scopo intorno al quale tutta la sua vita ha ruotato: ovvero, come il titolo del fumetto suggerisce, la ricerca della bellezza.

È chiaro che una graphic novel con una simile premessa deve riuscire nella difficile impresa di creare un equilibrio perfetto tra testo e immagine, vincendo la tentazione di indugiare in facili rimandi alle particolarità della cifra stilistica di Morris per trasmetterne piuttosto il fascino tramite i codici del puro e semplice tratto fumettistico; questione particolarmente spinosa nel caso di un personaggio che ha fatto della purezza e armonia estetiche il proprio credo, al punto da divenire cofondatore del movimento preraffaellita. E la scommessa è, in effetti, vinta, sebbene Alla ricerca della bellezza perduta sembri purtroppo soffrire di uno dei fraintendimenti più comuni che affliggono il mondo del fumetto da diversi anni a questa parte – vale a dire, la convinzione che una graphic novel debba reggersi soprattutto sulla qualità dei testi, e che l’aspetto grafico non rivesta per il lettore la medesima rilevanza. Avviene infatti che i disegni di Ascari e Valentinis ricordino a tratti dei ricalchi piuttosto schematici e non esattamente coinvolgenti, e fatichino a trasmettere il senso di fascinazione che l’opera di Morris ispira; una scelta stilistica che, tuttavia, rispecchia da vicino le ultime tendenze dell’universo fumettistico internazionale.

In tal senso, la direzione narrativa si rivela più azzeccata, in quanto il fumetto pullula di personaggi eccellenti (da Dante Gabriel Rossetti ed Edward Burne-Jones a Oscar Wilde e G. B. Shaw) il cui sentiero si è incrociato con quello di Morris, permettendo così a chi legge di immergersi nel contesto della vita dell’artista da un punto di vista privilegiato: dettaglio particolarmente importante nel caso di una narrazione quasi più affine alle regole del libro stampato che non a quelle del fumetto tradizionale. Viene qui infatti impiegata una voce narrante che si esprime soprattutto tramite didascalie narrative – il che agevola la lettura della graphic novel anche per un pubblico digiuno di questo mezzo espressivo, seppur lo scotto da pagare sia quello di un minore coinvolgimento emotivo da parte del lettore.

Alla ricerca della bellezza perduta si presenta così come un volume di stampo in parte didattico, anche in virtù dell’appendice illustrata dedicata alle maggiori opere grafiche e di design di Morris; tuttavia, Valentinis e Ascari non trascurano di sviluppare anche una narrazione «parallela», ben più affine alle atmosfere rarefatte predilette dal loro protagonista – si veda l’intrigante sintesi che, nell’arco di poche tavole, illustra il romanzo News from Nowhere, opera di fantapolitica a cavallo tra fantascienza e utopia che William pubblicò nel 1890 come manifesto della propria visione socialista, nonché delle sue speranze per il futuro di un’Inghilterra ancora profondamente classista.

Così, complice la caratura del personaggio a cui è intitolato, il valore divulgativo di questo volume permette di passare sopra a qualche ingenuità stilistico-narrativa; il che offre anche un’interessante considerazione sullo stato di salute del fumetto italico, il quale sembra aver finalmente assorbito la lezione impartita dalla scuola franco-belga – in modo da orientarsi infine verso una riscoperta della graphic novel come prodotto artistico a tutti gli effetti, con il quale raccontare storie anche di grande complessità e rilevanza storica e culturale: lo dimostra il fatto che Alla ricerca della bellezza perduta possa oggi vantare anche un’edizione per il mercato anglosassone. Un risultato non da poco per un prodotto in lingua italiana – e, del resto, del tutto meritato per una coppia come quella formata da Valentinis e Ascari, il cui maggior merito è quello di aver trovato un modo stimolante e godibile per riportare all’attenzione popolare una figura influente e, soprattutto, modernissima qual è William Morris.

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