(NOAA Great Lakes Environmental Research Laboratory)

Quagga in acque elvetiche

by Claudia

Un’équipe di ricercatori dell’Università di Costanza, dell’Istituto Eawag di Dübendorf e dell’Università di Ginevra ha sondato per la prima volta la propagazione della cozza quagga (Dreissena rostriformis) nei laghi svizzeri, constatandone la presenza, oltre che nel Reno (a Basilea), nel lago di Bienne, Costanza e nel Lemano.

Lo studio, conclusosi verso la fine dello scorso anno, poggia sulle conoscenze acquisite in tre decenni di sforzi nella sorveglianza della popolazione della quagga, monitorata in quattro dei cinque grandi laghi dell’America del Nord (Huron, Ontario, Michigan ed Erie), che ha registrato anche tutta una serie di cambiamenti sostanziali nei suoi ecosistemi. I ricercatori prevedono che, per analogia, nel Lemano, nel lago di Bienne e Costanza questa specie potrebbe moltiplicarsi e crescere, da ora al 2025, di un fattore che va da 9 a 22. Si tratta di una specie invasiva e, in quanto tale, è una fra le cause principali dei cambiamenti indotti dall’essere umano negli ecosistemi, ivi compreso quello lacuale: «Come per l’America del Nord, il massiccio aumento della sua presenza potrebbe comportare un’evoluzione verso individui di cozze più grandi dell’originaria, che si installerebbero in un habitat che va verso la colonizzazione di profondità molto più importanti di ora, compatibilmente con la maturazione di questa popolazione».

Così avvertono gli studiosi (per voce del professore ordinario Bastiaan Iberlings dell’UniGe) che pure mettono in guardia su uno scenario oramai più che plausibile: «Se si realizzasse questa rapida espansione, comporterebbe il più grande cambiamento dell’ecosistema acquatico del lago Lemano dai tempi dell’eutrofizzazione sopraggiunta nel ventesimo secolo». E per eutrofizzazione si intende «quel processo per cui un ambiente acquatico modifica il suo equilibrio ecologico per arricchirsi delle sostanze nutritive di cui scarseggia; esso può essere determinato da mutazioni naturali dell’ambiente, ma, più frequentemente da inquinanti (detersivi, fertilizzanti) o da eventi di specie invasive come questa che lo accelerano».

La modifica dell’ecosistema del lago Lemano preso in considerazione potrebbe in un primo tempo apparire favorevole: «L’attività di filtrazione delle cozze quagga aumenta la limpidezza dell’acqua che, a sua volta, favorisce una penetrazione più profonda e forte della luce». Ma, chiosa lo studio: «Il fenomeno potrebbe condurre a una stratificazione termica dell’acqua più stabile e più lunga, per mezzo di meccanismi simili agli effetti del cambiamento climatico». E questo non ha conseguenze positive nemmeno nel caso del Lemano dove, ad esempio «potrebbe innescare una diminuzione della quantità di ossigeno nella parte più profonda del lago, e una liberazione di fosforo dei sedimenti, aumentando in tal modo il rischio di proliferazione delle alghe blu che sono tossiche».

Inoltre le cozze quagga assorbono altrettanta parte di energia e nutrimento necessari all’ecosistema alimentare pelagico (relativo al mare aperto o all’oceano): «Ciò impatterebbe negativamente sulla popolazione del coregone, una delle due specie principali pescate nel Lemano. Le quagga rischiano altresì di causare milioni di franchi di danni ai sistemi di approvvigionamento idrico, ostruendo le canalizzazioni». E vi sono altri effetti correlati a questa cozza che in soli sei anni si è riprodotta in modo massiccio nel Lemano: «Una diminuzione del fitoplancton e dello zooplancton, che esse filtrano in abbondanza, e una carenza delle pulci d’acqua (nutrimento dello zooplancton), che porterebbero inevitabilmente a un cambiamento della catena alimentare del lago».

A questo punto, abbiamo chiesto a Tiziano Putelli, dell’Ufficio caccia e pesca cantonale, come sono messi i nostri laghi Verbano e Ceresio: «A oggi, i campionamenti hanno permesso di dire che la quagga è presente a livello di DNA ambientale, senza essere fisicamente mai stata individuata». Ciò non significa però che possiamo dormire sonni tranquilli, a causa di una serie di condizioni poco governabili: «Tale riscontro ha purtroppo evidenziato l’insuccesso delle misure di contenimento messe in atto dal canton Ticino, volte a impedire l’arrivo nei laghi ticinesi della cozza quagga tramite imbarcazioni da diporto. Infatti, la difficoltà a controllare tutti i punti di accesso per le imbarcazioni, ha reso di fatto i controlli difficoltosi».

Putelli pone pure l’accento sul fatto che i nostri laghi sono parecchio turistici, con relativi spostamenti di barche tra i diversi cantoni e da una nazione all’altra: «Il Verbano è per quattro quinti italiano, rispettivamente il Ceresio lo è per circa un terzo della sua superficie e questo complica ulteriormente l’applicazione di protocolli di controllo atti a scongiurare l’immissione nelle nostre acque della quagga (attaccata allo scafo o nell’acque di sentina delle imbarcazioni provenienti da acque dove è purtroppo già presente)». Sul corto termine non resta che la via della sensibilizzazione, considerato che oggi non esistono dei protocolli rigidi di controllo dei natanti in arrivo: «Abbiamo impiegato risorse ed energie per sensibilizzare e informare, turisti compresi, ma non si può oggettivamente immaginare di farlo in modo capillare in ragione di quanto detto sopra».

Egli stigmatizza anche i «tempi stretti» che non giocano a favore di un’azione efficace e incisiva contro la colonizzazione futura della quagga, temendone l’eventuale futuro impatto generale: «Essa vive anche a profondità superiori ai duecento metri, generando tutta una serie di problemi nei punti di captazione del lago, solo per fare un esempio». Tiziano Putelli conclude con una riflessione: «I laghi sono grandi ecosistemi ed è praticamente impensabile immaginare un’eradicazione di qualsiasi forma di fauna non autoctona; non resta dunque che la sensibilizzazione, per quanto possibile, sperando che la quagga non trovi le condizioni per espandersi anche in Ticino».

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