Si riapre il dossier del potere femminile

First ladies, first gentlemen. È un momento in cui la scena politica si sta arricchendo di nuovi personaggi e soprattutto di un nuovo tipo di coppie. Se in America Melania Trump appare ormai disperatamente posticcia, con le sue mises impersonali e gli sguardi esasperati, l’arrivo di Kamala Harris non solo ha riaperto con ottimismo il dossier del potere femminile, ma si è anche portata dietro una figura nuova e insolita, ossia il marito-sostenitore Douglas Emhoff, che ha messo da parte il suo lavoro da un milione di dollari per seguire la carriera della moglie e che va dicendo cose normali e ancora straordinarie come questa: «Sostenere le donne in modo che possano portare avanti ruoli molto importanti è una cosa molto virile».

«Sostenere le donne in modo che possano portare avanti ruoli molto importanti è una cosa molto virile»

Nel frattempo a Londra è arrivata una nuova first lady bellissima e sorridente, che però si fa vedere poco in giro, non intende lasciare il suo lavoro e preferirebbe non dover traslocare a Downing Street, ma che al tempo stesso, in nome della sua famiglia, si infila vestiti perfetti e va a salutare le folle quando c’è bisogno, felice di essere accanto al marito Keir Starmer. E soprattutto consapevole di poter proteggere i suoi figli solo dando alla stampa, di tanto in tanto, un boccone più appetibile: se stessa.

Tutta questa armonia familiare, fatta di una grande complicità esibita, è sommamente presente anche in una coppia di tutt’altra matrice politica, uscita alla ribalta negli ultimi tempi, ossia quella composta da J. D. Vance e da sua moglie Usha. Con i fili argentati nella capigliatura folta e scurissima, i tacchi comodi sotto il tubino impeccabile, l’avvocatessa 38enne spiccava in modo insolito nella platea di sostenitrici trumpiane, tutte curate fino all’eccesso, tra capelli cotonati, unghie laccate, trucchi teatrali e un uso molto liberale della chirurgia estetica. La moglie del più conservatore, la più «emancipata» dai diktat estetici: come interpretare questo fatto? Usha Chilukuri Vance è laureata a Yale, con un curriculum torreggiante, figlia di un ingegnere meccanico e di una biologa di origine indiana, gente motivata che ha puntato tutto sullo studio e che all’università, come il marito, ha subito l’influenza di Amy Chua, la professoressa cinese autrice del famoso Il ruggito della mamma tigre, la guru di chi crede che ai figli vada insegnato a vincere e basta.

Coppia inseparabile, lui ha imparato a cucinare indiano, si mette l’abito tradizionale in certe occasioni, mentre lei, che era una democratica fino al 2014, sembra aver messo da parte le sue convinzioni. Ma com’è finita ad abbracciare una retorica anti-élite, misogina – suo marito ha definito Kamala Harris una «gattara senza figli» – e a lasciare il lavoro per concentrarsi sui figli e sulla carriera del marito? Che il potere sia un progetto di coppia? Lei sembra animata da una tale sicurezza di sé da rappresentare comunque un nuovo tipo di donna, vedremo cosa ci riserva il futuro.

Lo stesso si potrebbe dire di Victoria Alexander, Lady Starmer, che però sembra aver deciso di non mettercela tutta per aiutare la carriera del marito: in campagna elettorale si è esposta pochissimo ed è difficile immaginarla mentre spiega quanto suo marito sia un tenerone, che guarda serie tv e prepara le torte, come spesso le first ladies si ritrovano a fare per umanizzare i consorti. Nel suo caso, però, less is more. Serena come appare, e per di più rappresentativa di un certo tipo di donna britannica middle class, non ha da sforzarsi molto per suscitare attenzione, ammirazione e molta curiosità. E in un’epoca di sovraesposizione, la decisione un po’ all’antica di farsi desiderare potrebbe funzionare bene, tanto più se c’è da vedersela con una stampa scandalistica feroce come quella del Regno Unito, che in passato ha già dimostrato di poter fare grandi danni quando l’interesse nei confronti di una persona si fa eccessivo. E quindi Vic, come la chiamano tutti, resta legata al suo quartiere di Kentish Town, al suo lavoro nel servizio sanitario nazionale e alla difesa strenua del diritto dei due figli di avere un’adolescenza normale, al riparo dagli sguardi indiscreti. Della minore non si conosce neppure il nome, non esistono foto. In un mondo di oversharing non è poco.

Il Paese intanto ha trovato una sua nuova icona di stile in un momento in cui Kate Middleton sta portando avanti le sue cure. E il made in Britain ringrazia, visto che tutto quello che si mette la nuova first lady finisce sold out in poco tempo. Lei usa i vestiti senza farsi usare da loro, in modo da proiettare un’immagine colorata, giocosa e ottimista, meno ingessata di quella delle donne che l’hanno preceduta, decisamente borghese ma anche dinamica e alla mano. Il giorno dopo la vittoria del Labour ha assecondato la sua passione per le corse dei cavalli, nonostante il sapore elitario del passatempo, come a voler mettere le mani avanti: se volete criticarmi fatelo subito, io sono così e non cambierò.

La Gran Bretagna ha trovato una sua nuova icona di stile, Victoria Starmer, una first lady molto discreta

Conosce il gioco della politica da ben prima del marito, visto che era una leader del sindacato studentesco eletta con un programma moderato, convinta fin da giovane che la sinistra faccia male ad allontanarsi dalla politica mainstream, e ha fatto la volontaria per la campagna di Tony Blair negli anni Novanta, quando Keir Starmer era preso unicamente dalla sua carriera da avvocato. Sicuramente non agisce per leggerezza.

Tornando negli Usa, la scelta di Joe Biden di non ricandidarsi ha aperto bruscamente la strada a un rinnovo generazionale, rinfrescante e benvenuto. Kamala Harris sembra brillare sotto una nuova luce e suo marito, che sarebbe il primo di religione ebraica alla Casa Bianca (così come Victoria Starmer è la prima a Downing Street) sta suscitando molta simpatia. Ex avvocato nel settore dello spettacolo, dal primo matrimonio ha avuto due figli che sono molto devoti a Kamala, c’è un calore particolare che circonda la nuova candidata democratica alla presidenza e che ha poco a che fare con l’immagine della gattara evocata da Vance. Sembra più la fiducia che dà il fatto di poter esibire un vero trofeo, sempre meno raro, al proprio fianco: un compagno femminista.

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