Nel dicembre del 2023 il Consiglio federale ha presentato la sua bozza di mandato per la negoziazione dei Bilaterali III, il nuovo pacchetto di accordi della Svizzera con l’Europa. Le negoziazioni sono cominciate ufficialmente il 18 marzo di quest’anno. È ancora troppo presto per pronunciarsi su come stanno procedendo. Vi sono però segnali che fanno pensare che non stia andando tutto nel modo positivo che ci si attendeva. Uno di questi è l’articolo in favore dei Bilaterali III pubblicato dal consigliere federale Beat Jans sulla «Neue Zürcher Zeitung» del 23 luglio. La presa di posizione di Jans merita di essere letta perché cerca di spiegare quali sono gli argomenti che, soprattutto nella situazione di incertezza attuale, possono essere invocati a sostegno della rapida conclusione di accordi bilaterali con l’Ue. Si tratta essenzialmente di tre punti: rafforzamento della sovranità nazionale, sicurezza del diritto e possibilità di accedere, senza impacci, sia all’offerta di manodopera qualificata sia ai progetti dell’Ue, in particolare a quelli che vengono portati avanti nel campo della ricerca scientifica.
Concludere accordi con l’Ue non significa perdere una parte della sovranità nazionale, afferma Jans. Nel mondo di oggi, così complesso e collegato, chiarire le relazioni con uno dei nostri maggiori partner deve esser visto, non come un indebolimento, ma come un rafforzamento della sovranità. Importante poi è stabilire, con il consenso delle parti, regole vincolanti per le relazioni tra la piccola Svizzera e il colosso europeo. La sicurezza del diritto è soprattutto nell’interesse del partner più piccolo. La necessità di avere regole chiare nei rapporti con l’Ue è anche rilevante nel campo economico. Per Jans non c’è dubbio: la Svizzera trae molti vantaggi materiali dalle relazioni con l’Ue. A sostegno di questa opinione cita i risultati di uno studio della Fondazione di ricerca tedesca Bertelsmann, stando ai quali 7 delle 10 regioni europee che maggiormente profittano dell’Ue si trovano in Svizzera. Jans pensa ancora che la libera circolazione della manodopera vada mantenuta, nell’interesse della Svizzera che ha sempre più bisogno di lavoratori qualificati e non li può trovare, in seguito alla debolezza della sua demografia, se non nei Paesi dell’Ue. Dovesse la Svizzera bandire la libera circolazione della manodopera, dice Jans, i lavoratori di cui abbisogna la nostra economia verranno da altri Paesi e ci porranno problemi più grandi.
Nonostante questi punti forti, la conclusione dell’accordo non sarà facile. C’è la questione di quale Corte sarà chiamata a decidere in caso di conflitti tra la Svizzera e l’Ue. Jans precisa che, al contrario di quanto affermano i contrari agli accordi, in questi casi non sarà la Corte europea a decidere ma un tribunale arbitrale composto pariteticamente. Un altro scoglio difficile da superare è rappresentato dalla cosiddetta «assunzione dinamica» del diritto europeo da parte del nostro Paese. Jans spiega che assunzione dinamica non significa assunzione automatica e che questo meccanismo sarebbe applicato solo per quelle norme che concernono l’adesione al mercato interno europeo. E poi, aggiunge, la Svizzera, anche in questo caso, potrebbe sempre dire di no offrendo congrue misure di compensazione la cui portata sarebbe fissata, di nuovo, da un tribunale arbitrale. Le argomentazioni portate dal consigliere federale socialista a sostegno della necessità di accordi con l’Ue non sono nuove. Nuovo, per un consigliere federale, è forse il calore con il quale presenta le sue tesi a favore e cerca di smontare gli argomenti degli avversari degli accordi.
Ci si può chiedere perché Jans abbia deciso di intervenire pubblicamente nel dibattito sui Bilaterali III proprio in questo momento. È raro che i consiglieri federali si esprimano su argomenti che sono oggetto di trattative internazionali. Nell’articolo sulla «NZZ» egli non dà una spiegazione esplicita. Forse saranno le prossime settimane a chiarire il perché di questa fuga in avanti da parte del nostro magistrato. Intanto mercoledì scorso a Basilea si è tenuta, con la partecipazione di politici basilesi e delle regioni di frontiera francesi e tedesche, una manifestazione di sostegno alle trattative. Non dimentichiamo che sia Jans che un quarto delle esportazioni svizzere nell’Ue vengono da quella città.