Adrenalina: grazie a Fabio Benevelli, a capo della selezione rossocrociata, il movimento apneistico svizzero ha cominciato a crescere in modo significativo anche in Ticino
C’è chi l’adrenalina la cerca salendo in alta quota. Ma c’è anche chi, invece, va a cercarla… a quote negative. Ed è questo il caso degli apneisti. Vediamo dunque di conoscere più da vicino questo mondo sportivo. Perché l’apnea, infatti, è a tutti gli effetti uno sport, con tanto di competizioni e Campionati mondiali.
Quando si dice apnea, i primi fotogrammi che tappezzano la nostra mente sono quelli delle grandi profondità, dell’enorme distesa verticale di un mare che si perde in un blu sconfinato. Mentre tra la «folla» di nomi che popola il nostro cervello, ne riemergono alcuni tra i più noti, come i vari Umberto Pelizzari, Pipin Ferreras, Enzo Maiorca, Jacques Mayol e via elencando. Impossibile non citarli, essendo tra coloro che hanno contribuito a portare alla ribalta e a far conoscere al mondo intero una disciplina che solo da metà anni Novanta, e più precisamente dal 1996, è diventata uno sport a tutti gli effetti, spiccando il salto verso l’alto in fatto di popolarità e… tuffandosi verso il basso per stabilire sempre più record di metri raggiunti sotto il livello del mare.
«Va da sé che la suggestione principale dell’apnea sia da ricercare nella profondità» premette Fabio Benevelli, già allenatore della nazionale italiana di apnea e da tre anni coach di quella rossocrociata. «Ma accanto a quella in mari e laghi, c’è però anche l’apnea indoor, ossia praticata in piscina, che in Svizzera, e in Ticino, è anche quella che, per evidenti motivi, va per la maggiore. Forse un po’ meno affascinante, ma comunque spettacolare e altrettanto impegnativa. E, soprattutto, alla portata di chiunque lo desideri».
Ovviamente, tra praticarla in mare aperto e praticarla in una piscina, a cambiare, oltre allo sfondo, sono anche le «regole» e il genere di gare: «L’apnea indoor, nella sua specialità dinamica, consiste infatti nel percorrere il maggior numero di metri possibile con un solo respiro. Si può effettuare con una monopinna o due pinne con stile alternato, oppure senza attrezzi, nuotando a rana. Accanto a queste specialità, ci sono anche quelle di velocità, che consistono nel completare un numero predeterminato di vasche nel minor tempo possibile. Si parla invece di apnea statica per la sfida di restare fermi senza respirare per il maggior tempo possibile. Nell’apnea di profondità, praticata in acque aperte, accanto alle tre specialità con monopinna, due pinne alternate e nuoto a rana, abbiamo anche la free immersion che consiste nel discendere e risalire aiutandosi con una cima predisposta».
L’apnea è uno sport relativamente giovane e praticamente ai primi colpi di pinna a livello nazionale. Concomitante all’arrivo di Fabio Benevelli a capo della selezione rossocrociata, il movimento apneistico svizzero ha cominciato a crescere in modo significativo, pure in Ticino, con la nascita di una sezione in riva al Verbano, sotto il cappello della Flippers Team, che conta una dozzina di apneisti che praticano questo sport a livello agonistico, cifra che raddoppia però se il discorso si allarga a chi vi si cimenta senza l’assillo delle gare. «Il primo anno – spiega Benevelli – ho portato due atleti in nazionale, quest’anno siamo già a quota sei: un dato che testimonia l’interesse verso questo sport anche alle nostre latitudini, soprattutto per le specialità indoor. Alcuni li alleno direttamente io, altri lo fanno con i loro club, per poi partecipare alle competizioni mondiali sotto la mia guida».
Giovane sport che non è tuttavia da intendere come sport per giovani. O, almeno, non esclusivamente: «No, affatto: l’apnea la si può praticare anche oltre i quaranta e i cinquant’anni, pur nella consapevolezza che il picco delle prestazioni generalmente lo si ha tra i trenta e i quarant’anni». E qualche giovane promettente, il Ticino apneistico lo può vantare, pure in acque aperte. Come il 32enne momò allenato proprio da Fabio Benevelli: «Martino Valsangiacomo, l’atleta svizzero di punta (non a caso detentore di quasi tutti i primati svizzeri indoor e di profondità) che si allena a Tenero, e che si sta preparando per poi tentare nel Lago di Garda il record mondiale di profondità: l’obiettivo sono i 102 metri».
A Tenero, sempre sotto la guida di Benevelli, si allenano anche Cristina Francone, atleta di punta della nazionale italiana, che all’attivo vanta tre record mondiali indoor e un titolo mondiale, e Alessandro Cianfoni, italiano pure lui e primario di neuroradiologia, pluriprimatista mondiale di apnea paralimpica: «Il bello dell’apnea è che è uno sport che non conosce barriere, e Alessandro trovo sia un super atleta, l’emblema degli sportivi, per tempra e atteggiamento». Requisiti, tra i più utili: «Abbiamo diversi apneisti con alle spalle un trascorso in altre discipline adrenaliniche, praticate anche ad alti livelli, ma fondamentalmente non servono caratteristiche fisiche particolari. Prova ne è che molti atleti di rilievo internazionale non avevano praticato altri sport a livello agonistico e questo non gli ha impedito di eccellere. Ciò che davvero serve sono la curiosità e la capacità di gestire una situazione che viene percepita come al limite».
Limiti che vanno di fatto rispettati: «L’apnea è uno sport assolutamente sicuro se praticato rispettando determinate condizioni. Al contrario, se queste condizioni non sono garantite, può rivelarsi pericoloso, al pari di uno sport estremo». Un «rischio» che forse sta però anche alla base del suo fascino: «La caratteristica di questo sport è quella di essere una sorta di potentissimo amplificatore delle emozioni. L’atto di trattenere il fiato il più a lungo possibile ti dà una sensazione di controllo e di potere relativo sul tuo corpo che non ha eguali in altri sport. E questa, né più né meno, è l’adrenalina, la stessa che si prova praticando uno sport estremo. Una delle peculiarità dell’apnea è che questa è un’adrenalina che ti toglie letteralmente il fiato! L’apnea, in altre parole, è una sorta di paradosso sportivo: è una disciplina estremamente adrenalinica in cui devi però mantenere una calma olimpica».