Il 22 settembre si vota sull’iniziativa che mira ad rafforzare la protezione della natura e del paesaggio
Proteggere ulteriormente la natura, i siti caratteristici e il paesaggio attraverso disposizioni più estese ed esigenti, con importanti costi aggiuntivi: è quanto chiede l’iniziativa biodiversità, in votazione federale il 22 settembre prossimo (ci si dovrà esprimere anche sulla Riforma della cassa pensioni, vedi «Azione» del 12.8.2024). Ma sono giustificate queste richieste? Sì, per i promotori del progetto, secondo i quali occorre agire visto che la distruzione della natura ha ormai raggiunto livelli allarmanti e che le misure adottate non sono sufficienti. Per gli oppositori, tra cui il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento, l’iniziativa ha pretese eccessive, che limiterebbero settori importanti come l’approvvigionamento energetico e l’agricoltura. Essi ricordano che per la protezione di biotopi, paesaggi e siti caratteristici la Confederazione già spende annualmente 600 milioni di franchi. Secondo i sondaggi, pur godendo inizialmente di un lieve vantaggio, l’iniziativa ha poche possibilità di farcela, anche perché deve fare i conti con la maggioranza dei Cantoni.
L’iniziativa «Per il futuro della nostra natura e del nostro paesaggio», lanciata nel marzo del 2019 e depositata nel settembre dell’anno successivo con quasi 108’000 firme valide, propone di ancorare meglio nella Costituzione federale la salvaguardia delle risorse naturali del Paese. Occorre assolutamente fare di più per la natura e il paesaggio. L’iniziativa chiede dunque più risorse finanziarie, con una spesa supplementare stimata sui 400 milioni di franchi per Confederazione e Cantoni, più superfici protette e più mezzi e strumenti in favore della biodiversità. La proposta revisione costituzionale vuole tutelare la natura, il paesaggio e il patrimonio architettonico anche al di fuori delle zone protette. Il progetto evita di fornire cifre e non dà alcuna indicazione in merito all’entità delle superfici supplementari da proteggere.
Gli oppositori sottolineano che, per preservare e promuovere la biodiversità, l’iniziativa mira a proteggere tassativamente il 30% del territorio svizzero, rendendolo «intoccabile». Questo dato corrisponde all’impegno assunto anche dalla Svizzera nel dicembre del 2022, in occasione della conferenza sulla biodiversità di Montréal, per proteggere appunto il 30% delle terre e degli oceani del pianeta, entro il 2030.
Responsabile di questo dossier, il capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) Albert Rösti ha ricordato che Confederazione e Cantoni s’impegnano da tempo a favore della varietà delle specie con misure che stanno producendo i loro effetti. Secondo il ministro democentrista che, in occasione di questa sua terza votazione federale, è stavolta in linea con il suo partito, l’iniziativa prevede invece nuove prescrizioni che rendono molto più difficile «la ponderazione tra gli interessi di protezione e quelli di utilizzazione».
A sostegno della biodiversità nel 2012 la Confederazione ha adottato la «Strategia Biodiversità Svizzera» e nel 2017 il relativo piano d’azione. Negli ultimi decenni, Confederazione e Cantoni – ha aggiunto Albert Rösti – hanno inoltre investito nella cura e nel risanamento di paludi e altre zone protette, nonché promosso la biodiversità anche nell’agricoltura e nelle foreste. Zone naturali, paesaggi e siti caratteristici pregiati sono stati catalogati. Basti pensare all’inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali (IFP) o all’inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS). Circa un quarto del territorio svizzero figura in un inventario per la natura o il paesaggio, mentre l’ISOS contempla un quinto dei siti caratteristici. Ma tutto ciò – come detto – non basta. Per il comitato d’iniziativa, nel quale militano organizzazioni quali Pro Natura, Patrimonio Svizzero, Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio e BirdLife Svizzera, occorre agire urgentemente. Sostenuto dai Verdi, dal PS e dai Verdi liberali, il comitato sottolinea che «la biodiversità va male e la nostra fonte di vita è in pericolo». A suo modo di vedere, le conseguenze sono «disastrose» per la nostra salute, per l’economia e le generazioni future.
I fautori dell’iniziativa ricordano che nel nostro Paese «un terzo di tutte le specie animali e vegetali è in pericolo o già estinto e quasi la metà degli spazi vitali naturali è minacciata». Essi citano il rapporto Ambiente Svizzera del 2022 nel quale il Consiglio federale afferma, tra l’altro, che «per garantire le prestazioni fornite dalla biodiversità urge agire con determinazione». Perciò l’iniziativa vuole obbligare Confederazione e Cantoni a preservare l’ambiente in modo più sistematico, attraverso l’adozione di misure mirate, come la messa a disposizione di superfici e di risorse finanziarie necessarie alla biodiversità, nonché l’estensione della protezione della natura e del paesaggio anche al di fuori delle già citate zone protette.
Il Consiglio federale ammette che le nuove aree abitative, gli impianti energetici, le strade e le vie ferrate, come pure l’agricoltura, hanno un impatto sulla natura. Resta tuttavia convinto che la legislazione attuale sia sufficiente per preservare la diversità biologica in Svizzera. Le richieste dell’iniziativa vanno troppo lontano. Il Governo, sostenuto dall’UDC, dal Centro, dal PLR e dagli ambienti economici e contadini, pone l’accento sull’importanza di prendere in considerazione anche altri interessi quali il potenziamento delle energie rinnovabili, destinate a garantire una produzione sufficiente di elettricità per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, e la difesa dell’agricoltura.
Le pretese dell’iniziativa metterebbero inevitabilmente a disposizione del settore agricolo minori superfici. Secondo gli oppositori, la produzione agricola risulterebbe dunque menomata, con conseguenze per la sicurezza alimentare che si tradurrebbero in maggiori importazioni. Sempre secondo il consigliere federale Albert Rösti, attualmente il mondo agricolo svizzero s’impegna notevolmente sul fronte della biodiversità: il 19% degli spazi agricoli già servono a promuoverla. Subirebbero conseguenze anche i settori della costruzione e del turismo. Al di là dei citati costi supplementari, le prescrizioni più severe dell’iniziativa limiterebbero il margine di manovra delle autorità, indebolirebbero lo sviluppo delle regioni di montagna, degli insediamenti e, di riflesso, del turismo. Metterebbero a rischio infrastrutture (strade, linee elettriche), importanti per la popolazione e le imprese.
L’iniziativa sulla biodiversità è stata respinta dalle Camere con maggioranze chiare. Nel marzo del 2022, sempre nell’intento di tutelare meglio la diversità biologica, il Consiglio federale aveva proposto un controprogetto indiretto all’iniziativa. Intendeva fissare nella legge il 17% del territorio nazionale quale zona di protezione della biodiversità, contro il 13,4% attuale. Nella sessione estiva 2023 il Consiglio degli Stati ha però respinto due volte, ossia definitivamente, il disegno di legge governativo, giudicandolo inutile. Di conseguenza i cittadini dovranno pronunciarsi solo sull’iniziativa, più severa. Stando al primo sondaggio d’inizio agosto, il progetto in votazione raccoglieva ancora una maggioranza risicata del 51%. A inizio settembre i favorevoli si sono attestati al 42% soltanto. L’esperienza insegna che, con l’avvicinarsi della data di votazione, le iniziative sono destinate a perdere consensi. In questo caso, poi, l’elettore ha anche a che fare con un tormentone – quello ambientale – a molti indigesto, un fattore che potrebbe risultare controproducente.