I vialetti per i percorsi pedonali attraverso il quartiere Parco Casarico di Sorengo sono tutti in pavimentazione permeabile (Silvia Oppliger)

La città si fa spugna e diventa verde

by Claudia

La città spugna è un concetto pianificatorio di cui anche il pubblico sente sempre più sovente parlare. Permettere alle realtà urbane di assorbire e immagazzinare localmente l’acqua piovana è la strategia di fondo per prevenire le inondazioni in caso di forti piogge, favorendo nel contempo la diffusione del verde e la qualità di vita. Piccoli e grandi progetti tendono oggi a tenere maggiormente in considerazione questo principio che associa il sottosuolo all’immagine di una spugna. Il cambiamento climatico spinge d’altronde in questa direzione. Per favorire le buone pratiche, accompagnare Città e Comuni nella progettazione adattata al clima del futuro e riunire norme concrete, l’Associazione svizzera dei professionisti della protezione delle acque (VSA), con sede a Glattbrugg nel Canton Zurigo, ha lanciato all’inizio del 2022 il progetto strategico Città spugna rivolto agli specialisti dei settori interessati. Sullo sviluppo di questa iniziativa e i relativi esempi a livello cantonale e svizzero, abbiamo interpellato la capoprogetto Silvia Oppliger e Raffaele Domeniconi, coordinatore dell’Ufficio della Svizzera italiana della VSA.

Nato come progetto triennale, Città spugna proseguirà a partire dal 2025 sotto forma di Rete città spugna al fine di permettere alle buone pratiche avviate e raccolte in questi anni di diffondersi su scala più ampia. «Una delle sfide della città spugna – spiega Silvia Oppliger – è quella di necessitare di un approccio multidisciplinare. Abbiamo quindi cercato di lavorare con i diversi professionisti coinvolti: architetti, ingegneri, architetti paesaggisti, costruttori delle strade. Le sensibilità divergono, ma la consapevolezza di dover agire per adattare la pianificazione ai cambiamenti climatici sta aumentando. Con la piattaforma informativa www.sponge-city.info, lanciata all’inizio di quest’anno e che a breve sarà disponibile anche in italiano, desideriamo aumentare la visibilità delle buone pratiche e degli standard relativi alla gestione quasi naturale dell’acqua piovana».

Nella Svizzera italiana la VSA è presente dal 2012 con una sede a Bellinzona che, come il resto dell’associazione, si occupa dell’intero ciclo dell’acqua. Riguardo al progetto Città spugna, Raffaele Domeniconi spiega come anche in Ticino sia oggi necessario fare un passo indietro rispetto ai processi che hanno caratterizzato la crescente urbanizzazione con conseguente separazione della vita dell’uomo da quella della natura. «Per l’acqua – precisa il rappresentante della VSA – basti pensare alla costruzione degli argini dei fiumi o alla bonifica del Piano di Magadino. Oggi si vuole invece fare in modo che l’acqua meteorica rimanga nell’insediamento urbano dove si cerca di smaltirla in sintonia con quanto avviene in natura. Si hanno così meno problemi a livello di deflussi nelle tubature e più possibilità di assicurare aree verdi alla città. Il problema riguarda sempre più anche le zone agricole, tanto da parlare di campagna spugna, perché i terreni sfruttati intensamente e lavorati con le macchine hanno perso la capacità di assorbire e drenare l’acqua».

La città spugna promuove superfici permeabili che permettono l’infiltrazione dell’acqua (il terreno assorbe l’acqua come una spugna), bacini per favorire questo processo, vasche per la ritenzione temporanea e altre per immagazzinare l’acqua piovana da poi utilizzare ad esempio per l’irrigazione. L’inverdimento degli edifici (tetti in primis) e in generale un’importante presenza della vegetazione fanno pure parte dei principi della città spugna. Favoriscono, oltre all’ombra, l’evaporazione e di conseguenza un abbassamento della temperatura. Degli spazi verdi beneficiano sia la biodiversità, sia la popolazione.

La sfida principale nel realizzare questi interventi è legata al territorio già fortemente urbanizzato. Precisa Raffaele Domeniconi: «È necessario approfittare del rifacimento di grandi comparti, come lo sono al momento le ex Officine a Bellinzona e Cornaredo a Lugano, per promuovere questa visione da integrare a livello di progettazione. Da citare, inoltre, un esempio in cui la sensibilità del committente privato ha permesso di realizzare, con l’adesione del progettista e il sostegno del Comune, un complesso innovativo che si auspica possa fare da apripista per altre costruzioni o ristrutturazioni di edifici. Mi riferisco al Parco Casarico a Sorengo, dove la gestione dell’acqua meteorica e la vegetalizzazione del quartiere sono state considerate sin dalle prime tappe della progettazione. È essenziale avere sin dall’inizio una visione globale comprensiva pure dei costi di manutenzione. Quest’ultimo è un aspetto che richiede pianificazione e coordinazione degli interventi indispensabili per garantire l’effetto spugna a lungo termine». Infine, non vanno trascurate le possibili criticità, come il problema delle zanzare, ma Raffaele Domeniconi e Silvia Oppliger spiegano che questi problemi vanno affrontati e analizzati con gli esperti del caso per poi trovare le soluzioni adeguate.

Il progetto della VSA è rivolto agli specialisti in ambito pianificatorio, edificatorio e di gestione delle acque allo scopo di muovere i primi passi sul territorio. Sensibilizzare il pubblico è però un altro aspetto rilevante, perché la città spugna migliora la qualità di vita, cosa che può spingere la popolazione a sollecitare le autorità politiche cui spettano le decisioni strategiche. Iniziative puntuali ispirate al concetto verde-blu (vegetazione e acqua), come le rinaturazioni o il rifacimento della superficie di un parcheggio per renderla permeabile, sono contributi che vanno nella medesima direzione della città spugna.

La piattaforma spongy-city.info documenta oltre 30 diversi progetti realizzati nel nostro Paese attraverso i quali si mostra l’ampia gamma in cui questo principio può essere attuato. «Oltre alle buone pratiche – precisa la capoprogetto – è stata inserita una raccolta di strumenti (in continuo ampliamento) comprendente documenti sulla pianificazione territoriale e sugli incentivi finanziari. Gli strumenti riguardano la pianificazione, l’implementazione e la manutenzione dei diversi elementi della città spugna».

Gli esempi di riferimento sono molteplici, in Svizzera come all’estero. Silvia Oppliger: «Le maggiori città svizzere stanno tutte affrontando la questione. Un ruolo faro lo svolge sicuramente il Canton Ginevra che ha promosso il progetto Eau en ville già molti anni fa. Anche Sion e Zofingen sono già in una fase avanzata a seguito di eventi naturali con pesanti conseguenze sul territorio. È importante che la consapevolezza del problema evolva verso un’azione concreta soprattutto nei numerosi comuni di media grandezza. In genere si tratta infatti di realtà già urbanizzate e densamente popolate. Pensiamo in Ticino ad Agno, Sorengo, Biasca, solo per citarne alcuni. E se guardiamo all’estero? Risponde l’intervistata: «A livello mondiale spicca il caso di Singapore, ma pure quello di Filadelfia che si è attivata un ventennio fa quando la motivazione non riguardava ancora il cambiamento climatico. Dalla sua esperienza si possono trarre utili insegnamenti a livello di gestione e manutenzione. In Europa sono interessanti gli esempi delle città del Nord – da Copenhagen a Stoccolma, a Rotterdam – o ancora della regione di Lione in Francia».

Se la consapevolezza sulla necessità di adattare la pianificazione territoriale al cambiamento climatico è già piuttosto diffusa, soprattutto fra i professionisti, urge ora secondo i due rappresentanti della VSA passare all’azione. Il progetto Città spugna che l’associazione ha lanciato e che continuerà a sviluppare almeno per i prossimi quattro anni vuole essere un incentivo in questa direzione.

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