Alberto Manzi, Orzowei, illustrazioni di Nora, Rizzoli (Da 13 anni)
L’8 settembre si è celebrata, come ogni anno, la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione. Istituita dall’UNESCO nel 1967, la ricorrenza ne sottolinea l’importanza, in quanto la competenza nella lettura e nella scrittura è uno strumento potente per l’emancipazione di ogni essere umano. Purtroppo il tasso di analfabetismo è ancora elevato e quando immaginiamo le zone in cui esso è presente nel mondo, le immaginiamo molto lontane da noi. Ma solo qualche decennio fa non era così e ad esempio in Italia fu proprio la televisione, «buona maestra», ad avere un ruolo importante nel contrastarlo: chi è nato prima degli anni 60 ricorderà la celebre trasmissione Non è mai troppo tardi, varata nel 1960 dalla RAI, in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, e condotta dal mitico maestro Manzi. Con la sua grande capacità comunicativa, Alberto Manzi aiutò un gran numero di persone non scolarizzate a conseguire la licenza elementare e quindi a diventare protagoniste della propria vita, libere di esprimersi e di formarsi un’opinione. Perché questo stava a cuore ad Alberto Manzi, far sì che le persone non subissero per ignoranza, ma diventassero forze attive di cambiamento.
Tuttavia egli non fu solo il garbato maestro televisivo: fu anche un militante, che spendeva le sue vacanze estive partendo volontario per il Sud America, nell’altopiano andino, impegnandosi ad alfabetizzare i campesinos, così da metterli in grado di iscriversi ai sindacati e liberarsi dai soprusi dei padroni. Parlò poco di questa esperienza, ma la raccontò in tre suoi romanzi: La luna nelle baracche (1974), appena ripubblicato da Edizioni di Storia e Letteratura con un’interessante introduzione di Roberto Farné, El loco (1979), E venne il sabato (2005). E Alberto Manzi, di cui quest’anno si celebra il centenario dalla nascita, fu anche scrittore per ragazzi. Il suo romanzo più celebre fu Orzowei, del 1954, da cui venne tratta negli anni Settanta una serie televisiva, con una celebre sigla. Orzowei («il trovato») è un ragazzo bianco, trovato e allevato in Africa da una tribù di Swazi, ma emarginato dalla comunità, che lo scaccia, una volta adolescente, nonostante abbia superato il terribile rito di iniziazione. Orzowei nella sua fuga incontrerà altre comunità, per le quali sarà sempre un diverso, bianco tra i neri, «selvaggio» tra i bianchi. E la diversità, patita intensamente, è la drammatica cifra di questo romanzo, che a leggerlo oggi colpisce per la durezza – Manzi non edulcorava nulla – e per qualche aspetto della scrittura forse un po’ segnato dal tempo. Ma più che mai attuale è il suo messaggio: «Solo se ci comprenderemo a vicenda, solo se guarderemo al cuore, e non al colore della pelle che quel cuore ricopre, solo allora potremo vivere insieme, felici. Se no… se no sarà la fine di tutti».
Marie Madeleine Franc-Nohain, Alfabeto bambino, Pulce Edizioni (Da 3 anni)
Uno dei pregi delle Edizioni Pulce è che, oltre a pubblicare libri di autori contemporanei perfettamente in grado di innalzarsi all’altezza dei bambini, e di comunicare con loro, persino con i piccolissimi, ci offrono anche perle recuperate dal passato: capolavori, sconosciuti perché mai pubblicati in libri italiani, o fuori catalogo da anni, di illustratori che fecero i primordi dell’albo illustrato. È il caso dell’illustratrice francese Marie Madeleine Franc-Nohain, nome d’arte, preso da quello del marito scrittore, di Marie-Madeleine Dauphin (1878-1942): il tratto delicato e preciso, i colori tenui, la sensibilità con cui rappresenta l’infanzia, soprattutto nel rapporto che essa intrattiene con la natura e con l’immaginario, conferiscono alle sue tavole un carattere di candore tuttavia mai melenso, che sa ben cogliere la meraviglia dello sguardo bambino. Questo Alphabet en images uscì in originale nel 1933: si tratta di tavole che rappresentano, una per lettera dell’alfabeto, vivide scene di vita infantile, e a tutt’oggi non hanno perso nulla del loro incanto. Alfabeto bambino è un abbecedario perfetto per chi comincia a leggere, per chi ancora non sa farlo e per chi quell’età l’ha passata da un pezzo, perché la bellezza non ha tempo.