Ariadne of Naxos e il teatro nel teatro

by Claudia

L’opera di Hugo von Hofmannsthal per la regia di Andreas Homoki entusiasma il pubblico dell’Opernhaus

All’Opernhaus nuovo allestimento di Ariadne auf Naxos, opera in un atto con prologo di Richard Strauss su libretto del grande poeta Hugo von Hofmannsthal, la cui versione oggi presente in ogni teatro del mondo (e andata in scena con successo alla Wiener Staatsoper nel 1916 con la divina Lotte Lehmann nel ruolo del Compositore) è il radicale rimaneggiamento della poco apprezzata prima versione da parte dei due grandi.

Ariadne auf Naxos è una perfetta simbiosi fra opera seria e opera buffa, tragedia antica e mondo più lieve della Commedia dell’Arte, in cui emergono anche elementi del Barocco. L’azione si svolge nella casa di un ricco viennese che desidera offrire ai suoi ospiti la rappresentazione di un’opera seria, Ariadne auf Naxos appunto. Nel prologo, vera e propria metafora del mondo teatrale, si muovono un Compositore e un Maestro di musica attorniati da artisti e maschere che, mostrando atteggiamenti, nevrosi, manie e compromessi tipici di quell’ambiente, interagiranno con la tragica storia della protagonista.

Teatro nel teatro, dunque, tanto amato da Hofmannsthal, in un’opera la cui azione drammatica si svolge tra realtà e finzione. Markus Poschner alla testa di una brillante Philarmonia Zürich affronta scrupolosamente questo Strauss che qui, come aveva fatto nel ’Rosenkavalier’ e sempre d’intesa con il suo sublime librettista, abbandona tutte le innovazioni presenti in Elektra. Maestro e orchestra si confrontano incisivamente anche con le diverse caratteristiche vocali dei personaggi interpretati da un ottimo cast. A partire da Daniela Köhler, soprano di notevole, equilibrata espressione vocale per timbro e intensità, ma anche per solidità tecnica. Al debutto nel ruolo, la Köhler è perfetta anche teatralmente già come Primadonna nel prologo, ma soprattutto nelle vesti dell’inconsolabile Arianna appena abbandonata da Teseo a Nasso, ed è davvero insuperabile nel lungo monologo con il quale invoca la morte. Che dire, poi, di Ziyi Dai nel ruolo di Zerbinetta (che anche a Zurigo fu spesso di Edita Gruberova, la Zerbinetta per antonomasia), che di Arianna è l’esatto opposto. Ovvero, passa da un amore all’altro e, almeno all’apparenza, vive felicemente infedele perché «c’è vita dopo ogni dolore» e «ogni nuovo amante è sempre un Dio».

Alla stratosferica aria di mozartiana matrice Grossmächtige Prinzessin, il soprano cinese suscita un vero e proprio boato di applausi, volteggiando con disinvoltura fra le virtuosistiche colorature che caratterizzano il suo ruolo. La parte del Tenore e del Dio Bacchus reduce dal pericoloso incontro con Circe, è affidata a John Matthew Myers che forse non ha ilphysique du rôle, ma che vanta una buona vocalità. Ottima, per fraseggio e sicurezza di intonazione, anche la prova di Lauren Fagan en travestie nel ruolo del compositore. E bravi anche Martin Gantner quale maestro di musica, Juliana Zara (Najade), Rebeca Olvera (Echo) e Siena Licht Miller (Dryade), in specie quando cercano invano, insieme alle maschere (pure egregiamente interpretate), di consolare Arianna.

La regia di questa nuova produzione zurighese è firmata da Andreas Homoki alla sua ultima stagione come padrone di casa. Homoki propone uno spettacolo in grado di evidenziare la non semplice articolazione drammaturgica e il raffinato dettato musicale straussiano tipici di quest’opera, nonché il perfetto equilibrio delle due parti, prologo e opera seria. Il regista guida con tatto e mano ferma protagonisti e comprimari, configurandoli a tutto tondo nei rispettivi ruoli. Avvalendosi della scenografia di Michael Levine (costumi di Hannah Clark, Light Design di Franck Evin), delinea un’ambientazione atemporale: nella seconda parte niente isola deserta ma una camera con letto matrimoniale che suggellerà la promettente rinascita di Ariadne e Bacchus, questi dapprima scambiato dalla donna per il messaggero della Morte.

Totale il gradimento del pubblico espresso con interminabili applausi all’indirizzo di tutti i partecipanti e soprattutto delle due protagoniste.